Il circuito di Jerez, intitolato proprio a quel Angel Nieto di cui Marc Marquez superava il record di 90 vittorie in Qatar, accoglie il puri-iridato spagnolo da leader del mondiale con 123 punti, con un tesoretto di 17 punti di vantaggio sul primo degli inseguitori Alex Marquez. Il Re (proclamato da Tardozzi) Marcziano torna quindi in terra natia e le aspettative riposte sulle sue spalle sono enormi, complice un inizio di stagione quasi perfetto che finora ha lasciato poco spazio di manovra ai suoi avversari. Nel grande 'castello' Ducati la convivenza col Principe Bagnaia (sempre secondo Tardozzi) sembra quindi proseguire apparentemente senza asti reciproci, ma se da un lato lo storico del torinese gioca a suo favore sul tracciato spagnolo, le dichiarazioni di Marc che sembra non vedere un limite al proprio mezzo fan tremare anche i detrattori più accaniti. L'unica certezza è che Jerez storicamente si presta bene agli scontri diretti, ai duelli decisivi, e nulla sarebbe più entusiasmante dell'assistere ad una Battle Royale per la corona Ducati, sempre che gli altri ducatisti siano d'accordo e non puntino al colpo di stato.
Jerez per gli spagnoli ha un significato speciale, ci arrivi dopo un inizio di stagione da dominatore, le aspettative su di te sono altissime.
"Ovviamente gareggiare su un circuito spagnolo ha un sapore speciale - esordisce Marc - ma alla fine è pur sempre un GP. So che ci sarà moltissimo pubblico ed ovviamente tiferanno anche per gli spagnoli. Ho l'esperienza per gestire un weekend come questo e per ottenere una buona prestazione in pista, perchè sarà un fine settimana pieno di impegni quindi mantenere la concentrazione non sarà facile. Arriviamo in un circuito radicalmente diverso da quelli in cui abbiamo corso nelle scorse settimane. Pecco ha vinto qui negli ultimi anni quindi so che sarà uno dei contendenti principali con cui dovrò confrontarmi".
Lo scorso anno sei arrivato qui sulla GP23. Quale è la grande differenza da allora rispetto alla tua moto attuale?
"La differenza è grande rispetto alla GP24.5, per il mio stile di guida che si basa molto sull'ingresso curva. Sotto quell'aspetto con la GP23 ero molto limitato, mentre con l'attuale le sensazioni sono ottime. Così buone che continuano a migliorare e faccio fatica a vedere il limite della moto. Con la 2023 cadevo spesso con le gomme nuove, ora anche da quel punto di vista le sensazioni sono migliori. Sono davvero curioso di vedere come si comporterà la moto in un circuito diverso dai precedenti, come qui a Jerez".
Pensi che il tuo stile di guida sia migliorato ancora, ti senti più forte rispetto al 2020?
"No, il mio livello sulla Honda era incredibile, come anche le mie sensazioni e le mie condizioni fisiche. Ora mi sento semplicemente diverso, non è questione di migliore o peggiore. Sono veloce ma è ancora difficile capire il limite. Sulla Honda ho corso per anni, ne conoscevo bene i limiti e i punti su cui poter migliorare, mentre con la Ducati continuo a scoprire nuove aree in cui posso migliorare, come è successo in Qatar per quanto riguarda le curve a destra".
In questo weekend Ducati può eguagliare il record di 22 vittorie consecutive della Honda in classe regina. Fin dove pensi che potrà spingersi Ducati, vincere tutte le gare della stagione è possibile?
"Perchè no? Ducati ha la miglior moto della griglia, ha dimostrato di essere competitiva in ogni tracciato ed in ogni condizione. Ma come abbiamo visto in Qatar, ci sono ancora degli avversari, come ha dimostrato Vinales con la KTM, quindi sarà importante per Ducati continuare a lavorare in questa direzione".
Parlando di Vinales, cosa pensi della regola delle pressioni?
"Credo che sia una decisione in capo a Michelin, perchè si tratta di una questione di sicurezza. Ciò su cui forse si potrebbe lavorare sarebbe ridurre la percentuale di giri coinvolti".
Con la Ducati fino ad ora hai affrontato un inizio di stagione quasi perfetto, ma hai vinto già molto in passato. Ti soddisfa di più vincere con l'attuale miglior moto o quando eri sulla Honda?
"La soddisfazione è la stessa. Quando ero in Honda negli ultimi anni lottavo contro le altre Case, ora lotto contro piloti della stessa Casa, compagni di squadra sulla stessa moto. Possono vedere i miei dati ed io i loro e questo rende il tutto diverso. Ricordo che in Honda lottavo costantemente con la moto eppure ero là. Ora con la Ducati, nonostante sia fisicamente impegnativa, tutto fila liscio. Guido in modo confortevole e questo mi rilassa".
Tardozzi parlando di te e Pecco recentemente vi ha paragonati al re ed al principe della Ducati.
"Siamo nel castello Ducati, è un onore farne parte", scherza lo spagnolo.
Già in passato ti sei ritrovato a lottare col tuo compagno di squadra, all'epoca si trattava di Pedrosa.
"Quando arrivai in MotoGP ebbi la fortuna di incontrare il miglior maestro, grazie a Dani Pedrosa imparai come si guida una MotoGP. Il mio stile di guida all'inizio era molto simile al suo, perchè cercavo di copiarlo, anche se in alcuni aspetti era impossibile perchè era davvero preciso. Ora alla soglia dei 32 anni il mio stile di guida è soltanto mio, ma Pecco fa alcune cose diverse, quindi cerco ancora di sforzarmi per copiare da lui e migliorare così il mio stile di guida. Quanto alla lotta, quando siamo in pista per me si tratta di un'altra moto, coi miei stessi colori certo, lotto con Pecco come lotto con mio fratello Alex. E' chiaro che come team l'obiettivo è quello di portare il team factory al vertice".
Lunedì ci saranno i test, con quale moto pensi di approdare a Le Mans, passerai ad una nuova versione?
"Fa parte della competizione. Lo abbiamo visto in Qatar, io e Pecco avevamo piccole differenze nell'aerodinamica, nel codone. Come team Ducati dobbiamo continuare a lavorare, perchè siamo lì in testa ma non possiamo permetterci passi falsi, i nostri avversari non aspettano altro ed anche loro stanno migliorando".
Questa gara verrà anche trasmessa in chiaro da DAZN in Spagna.
“Per me è fondamentale, se la MotoGP vuole crescere e creare supereroi e grandi nomi del motociclismo, bisogna raggiungere più persone. Più persone si raggiungono, meglio è, e una gara in chiaro raggiunge un pubblico molto più vasto, un pubblico che magari si è distaccato dalla MotoGP o non la segue molto. È anche un modo per farli tornare a bordo".
Al termine della conferenza, le ultime parole Marquez le spende per i tanti bambini che sognano un giorno di diventare piloti. Il tutto nasce dalle parole di un undicenne spagnolo, Manuel Reche, che ha lanciato il guanto di sfida al campione Ducati. Al pilota di Cervera la libertà di scelta sulle 'armi', siano moto o circuito, per una lotta alla pari.
"Non lasciate la scuola", il monito dello spagnolo a ragazzi e genitori, “Mi metto nei panni di ogni ragazzo che inizia. Quando guardavo Valentino (Rossi), Pedrosa o Lorenzo in TV, avevo un punto di riferimento e degli idoli, ma ai giovani dico sempre la stessa cosa: godetevi la passione, senza esserne ossessionati. È il bambino che deve godersi la moto, è lui che deve chiederla. Deve piacergli e, da lì, si spera che salga. Se ha 11 anni, non penso che gareggeremo mai insieme (ride). Lasciamolo tranquillo, e quando mi ritirer, se arriverà, avremo l'occasione. Ora ho più da perdere. Quando vado in circuito e incontro i ragazzi, vedo che vanno molto forte ma soprattutto, e questo è un consiglio alle famiglie, è importante che un bambino a 11 anni non può lasci la scuola per dedicarsi alle moto. Non puoi sapere se a quell'età si dedicheranno alle moto e la scuola è un allenamento per la vita, e per le moto, perché ti dà disciplina. Dico sempre loro di non lasciare la scuola, di non pensare che si dedicheranno a questo e di godersi la loro passione perché, se arriverà il momento, arriverà”.