Il quinto e penultimo episodio di Behind the Dream - la webserie realizzata da Mauro Talamonti per Honda - è dedicato ad Alberto Puig. Nato a Barcellona 55 anni fa, la sua vita ha ruotato intorno alle moto. Suo padre, appassionato di due ruote, gli comprò una Honda Monkey 50. "Mi piaceva andare in moto e sono stato fortunato perché ero bravo", poi ha iniziato a gareggiare all'età di sette anni e nel 1995 è diventato il primo pilota spagnolo a vincere un GP di 500 in Spagna. Lo hanno seguito piloti del calibro di Crivillé, Pedrosa, Lorenzo, Márquez e molti altri, ma quella domenica del 1995 a Jerez rimarrà nella storia del motociclismo spagnolo.
Un grave incidente a Le Mans, appena quattro gare dopo, seguito da numerose complicazioni e operazioni, lo costrinse a seguire un'altra strada nella vita e mise fine al sogno che aveva inizialmente. "Ero troppo veloce in quella curva, ma non so davvero come sono caduto", riflette sul suo incidente. Da lì è iniziata la seconda parte della sua vita nel motociclismo, una fase in cui il dolore e la sofferenza sono stati compagni permanenti, ma non sono riusciti a sconfiggerlo; invece di odiare questo sport, ha deciso di voltare pagina e iniziare un nuovo capitolo.
"Non posso correre, ma posso aiutare le persone a correre, cercare di aiutare i giovani a praticare questa attività". E così questo nuovo capitolo è iniziato con il progetto Movistar Activa Cup, che avrebbe gettato le basi per una nuova generazione di Talent Cup organizzate da Dorna, come l'Asia Talent Cup e la British Talent Cup. Il progetto ha prodotto molti piloti che sarebbero arrivati al Campionato del Mondo e sarebbero stati protagonisti, ma in questo periodo spiccano due grandi campioni come Dani Pedrosa e Casey Stoner. Puig non è uno che condivide spesso le sue emozioni, ma ammette che con questi piloti si è commosso molte volte. "A volte ci si emoziona, soprattutto quando si lavora con ragazzi giovani". Pedrosa e Puig si sono legati strettamente, scrivendo una lunga storia di successo come suo manager, vincendo tre titoli mondiali 125cc e 250cc e 31 vittorie in MotoGP.
"La gente può parlare male di Alberto, ma per me è fondamentale. Cruciale perché è onesto. Quando qualcuno è onesto e ti parla chiaro, normalmente una persona così non ha molti amici". Così Marc Marquez descrive la figura del suo controverso capo, che gli è stato di grande aiuto in ogni momento da quando si è rotto l'omero a Jerez nel 2020. "Sono legato al suo problema", si immedesima Puig.
Alberto non limita i suoi sforzi motivazionali solo al "suo" pilota, ma anche a tutta la sua squadra. In un periodo difficile per la squadra di maggior successo nei Gran Premi, molti hanno espresso dubbi sul fatto che il Repsol Honda Team possa tornare ai livelli storici. La filosofia di Alberto sulla situazione è pragmatica e semplice: "Se pretendete che sia un paradiso non capite questo campo di gara. Abbiamo avuto anni molto buoni e stiamo soffrendo. Come lo gestisco? Lo gestisco e basta. Non pretendo di essere il ragazzo che tutti amano. Non recito. Il modo in cui la gente ti vede è qualcosa che non puoi controllare. E francamente non mi interessa".
Potete vedere l'intero episodio qui sopra.