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MotoGP, Pecco Bagnaia: "Non volevo correre, non è stato corretto farlo"

"Non penso alla mia gara ma solo a Dupasquier e alla sua famiglia. Qualcuno ha deciso per noi e non riesco ad accettarlo, è stato irrispettoso"

MotoGP: Pecco Bagnaia: "Non volevo correre, non è stato corretto farlo"

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Oggi non voglio parlare della gara, il risultato non è importante per me. Arrivare primo o ultimo non avrebbe cambiato nulla”. Pecco Bagnaia è visibilmente provato dopo la notizia della morte di Jason Dupasquier e, anzi, non avrebbe neppure voluto iniziare il Gran Premio del Mugello.

Per me gestire una situazione del genere è difficile, quasi impossibile - confessa - Quello che non riesco ad accettare è che abbiamo corso, penso che non dovevamo farlo”.

Il pilota di Ducati lo aveva detto a chiare lettere ai suoi uomini.

Nessuno ci ha chiesto nulla - continua - Nel box, al mio team e a Davide (Tardozzi ndr) ho detto che avrei preferito non correre, ma è il nostro lavoro e dobbiamo farlo. Già nel 2016 a Barcellona, dopo la scomparsa di Luis Salom, mi ero trovato nella stessa situazione. Quando ho partecipato al minuto di silenzio, prima della partenza, è stato difficile trattenere le lacrime”.

Per quanto si sia sforzato, Pecco non è riuscito a dimenticare quello che è successo.

Ho cercato di concentrami, ma dopo il minuto di silenzio è stato impossibile - spiega - Oggi è il giorno peggiore della mia vita, non c’è nulla che mi sia piaciuto. Ho chiesto di non correre perché per me non è stato corretto farlo, se fosse capitata la stessa cosa a un pilota della MotoGP non avremmo corso. Non sono contento della decisione che qualcuno ha preso di farci correre dopo una notizia del genere”.

Come sia andata a finire la sua gara non importa a Bagnaia.

Non mi interessa se sono caduto - sottolinea - Penso solo a Jason, alla sua famiglia, a un pilota di 19 anni che non c’è più. È per questo che non riesco ad accettare la decisione di farci correre”.

Il piemontese sa anche che in questi casi non esistono solo il bianco o il nero.

Ci sono due vie di pensiero: chi come me crede che per rispetto ci si debba fermare e chi il contrario - dice - Secondo me ha poco senso correre, siamo umani ognuno è fatto a suo modo. So di essere forse troppo sensibile e alla fine nessuno sa cosa sia meglio. Sono partito per la gara, ma non ero per nulla concentrato”.

Nessuno però ha chiesto l’opinione ai piloti, anzi quelli della Moto2 hanno iniziato la loro gara senza sapere cosa fosse successo.

Sicuramente sarebbe stato meglio parlarci, ma forse sarei stato l’unico a dire di non correre - ammette Pecco - Mi dispiace perché penso che certe cose vengano prese troppo alla leggera, non è bello e poco rispettoso”.

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