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MotoGP, Test di Valencia: tutto quello che i piloti non dicono

Dalla bocciatura di Zarco ai commenti entusiasti di Morbidelli e Bagnaia. Alcuni piloti hanno parlato (Marquez), altri no (Lorenzo), ma di alcuni non si è capitato bene il pensiero

MotoGP: Test di Valencia: tutto quello che i piloti non dicono

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Il 2019 è iniziato con tante novità e una marea di piloti italiani (6) in MotoGP, come non accadeva dal 2008. La differenza da 10 anni fa, con il dovuto rispetto per i protagonisti dell’epoca, è che ora gli azzurri possono essere tutti potenziali protagonisti. Perciò ci piace iniziare dalle buone notizie per i nostri colori e la prima arriva da Franco Morbidelli.

MORBIDO, UN DURO SULLA M1 - Le Honda satellite non saranno le migliori moto del lotto, ma sicuramente sono un’ottima palestra se il brasiliano di Tavullia appena salito sulla M1 (con il bonus di Forcada al suo fianco) si è trasformato in un razzo. Al contrario della migliore concorrenza, adattarsi alla M1 sembra essere un gioco da ragazzi, portarla al limite è un’altra cosa ma per quello c’è ancora tempo. Così Franco, di Petronas vestito, ha avuto più attenzioni in due giorni che in un anno, mentre la Yamaha ha trovato un pilota che sulla carta potrebbe non far rimpiangere Zarco.

ZARCO LA TOCCA PIANO CON KTM - La storia di Johann, per certi versi, è all’opposto di quella di Morbidelli. Abituato all’amichevole M1, è salito sulla moto più “strana” del lotto, con il suo telaio in tubi e le sospensioni WP. Le prime impressioni non sono state per nulla positive (“molto peggio di quanto mi aspettassi” non l’ha mandata a dire il francese) e le cadute sono state la conseguenza dell’assenza di confidenza.

BAGNAIA, VELOCE, CON GARBO - Tutto il contrario di quanto provato da Bagnaia sulla Ducati (“è tutto meglio della Moto2” il commento). I poco più di 6 decimi pagati da Vinales dimostrano che la Rossa ha smussato gli angoli più acuti del suo caratteraccio e riesce a mettere a proprio agio anche un debuttante che aveva a che fare con i galloni ingombranti del campione del mondo. Pecco ci ha messo del suo, come ha fatto anche Mir sulla Suzuki, a cui è solo mancato l’acuto in classifica. Di fronte a loro, hanno fatto una magra figura Oliveira e Quartararo. Per il primo vale lo stesso discorso fatto per Zarco, con il minus di essere un rookie, mentre Fabio dà l’impressione di essere stato scagliato fra i pesi massimi un po’ presto e gli serve tempo.

HONDA SEMPRE ALL'ATTACCO - Valencia è però servita anche a chi conosceva bene la propria moto a provare le novità 2019. Come al solito, Honda ha intasato il box di evoluzioni più o meno eclatanti. Marquez, orfano di Pedrosa e con Crutchlow assente, si è sobbarcato tutto il lavoro di sviluppo senza fare un plissè e tantomeno errori. In scia ai giapponesi di Tokyo si è messa la Ducati, con il prototipo del prossimo anno già pronto per la pista (soprattutto il motore). Dovizioso è una sicurezza, Petrucci nel suo ruolo di pilota ufficiale deve solo sciogliersi un po’, ma può dare una mano, con Miller che non vedeva l’ora di mettere alla frusta la GP(quasi)19. Tutto tranquillo sul fronte di Borgo Panigale.

YAMAHA NEL GUADO - E La Yamaha? Per gli ottimisti è promossa a metà, per i pessimisti rimandata (almeno) a Jerez. C’erano due motori nuovi di pacca (sviluppati sulla base di quello 2016) ed è la dimostrazione che a Iwata hanno iniziato a darsi da fare, però erano troppo uguali fra loro. “Se non lo avessi saputo, non lo avrei mai detto” ha commentato Valentino nei box dopo avere provato il secondo propulsore, segno della sua somiglianza con il primo. Il problema principale, però, è che il 4 cilindri in versione 2019 non risolve il problema di quello 2018, cioè la sua golosità di gomme (leggi degrado). Sembra che gli ingegneri giapponesi avranno molto lavoro da fare in inverno, altro che vacanze di Natale.

DUE MANETTE ASSENTI - Mancano ancora due nomi: Lorenzo e Iannone. Il primo, in volontario silenzio stampa, è il mistero dei test di Valencia. Che la Honda non metta immediatamente a proprio agio i piloti è una certezza, ma c’è anche un polso non ancora perfettamente guarito. Da che parte pendano le colpe per le prestazioni non entusiasmanti di Jorge non è dato a sapere. Sicuramente nel secondo giorni il maiorchino ha fatto un passo in avanti, ma non si è mai messo in luce. Andrea invece ha parlato, ma con sentenze ermetiche. Dell’Aprilia gli piacciono l’agilità e il cambio, il suo giudizio sulla RS-GP all’interno del box è stato: “mi aspettavo peggio”. Per il resto, ci sono due scivolate e tempi non esaltanti.

Fra pochi giorni, a Jerez, ne sapremo di più. Una rondine non fa primavera, figurarsi due giorni di test.

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