Livio Suppo conosce la MotoGP come le sue tasche. Da team manager ha guidato le squadre ufficiali di Ducati, Honda e Suzuki e ha osservato con attenzione il primo Gran Premio della stagione, in cui ha debuttato il nuovo format della sprint race. Il manager torinese era stato critico su questo cambiamento e averlo visto all’opera non lo ha entusiasmato.
Livio, i tuoi dubbi sulla sprint race sono rimasti?
“Avevo detto subito che non mi piaceva e ho rafforzato la mia convinzione. Quando si passa dalla teoria alla pratica le cose possono cambiare e ho cercato di vedere la cosa in modo non prevenuto. Era ovvio che la sprint race sarebbe stata spettacolare e da quel punto di vista non ha tradito le aspettative, il problema è che l’attuale format secondo me è eccessivo perché mette i piloti fin dal venerdì nelle condizioni di dovere pensare poco alla gara e molto alle qualifiche, il che significa rischiare molto. In pratica hanno 3 sessioni di qualifiche, 4 per chi passa dalla Q1, il che significa fare 8 giri a vita persa”.
Altre criticità?
“Il sabato, è una giornata con un format eccessivo dal punto di vista psico-fisico. Ci sono le prove libere che non servono a niente, perché è l’unico turno i cui i tempi non contano ma è in un orario diverso a quelle della gara. Poi ci sono le qualifiche, la gara sprint, a cui si aggiungono tutti gli impegni extra: mi sembra veramente troppo. Soprattutto considerando che la domenica c’è l’evento più importante del fine settimana, quello che da più punti. Secondo me è eccessivo, per di più in un campionato con 21 appuntamenti, molti dei quali uno attaccato all’altro. Provate a pensare dal punto di vista psico-fisico cosa saranno gli ultimi due mesi”.
"I piloti e il nuovo format? Come bambini a cui dai un gioco pericoloso"
Dopo un solo Gran Premio abbiamo già 4 piloti in ospedale…
“Era il primo appuntamento ed erano tutti caldi, mi auguro che da ora in poi i piloti si siano una regolata, anche se quello è il loro mestiere. É come dare a dei bambini un gioco pericoloso, è difficile che lo capiscano. Anche senza altri infortuni, arriveranno sfiniti al termine della stagione. Secondo me è troppo, si potrebbe e dovrebbe inventare qualcosa per rendere la gara della domenica un evento più importante, per fare tornare la MotoGP una cosa che la gente vuole vedere”.
È quello il vero problema?
“Se hanno fatto la sprint race per aumentare l’interesse nei confronti della MotoGP, non sta funzionando. Stanno facendo contenti i soliti appassionati che la seguivano anche prima e che ora hanno l’opportunità di vedere due gare. Mario Rossi, che non sapeva cosa fosse la MotoGP, inizia a seguirla perché ora c’è la sprint race”.
"La gara deve diventare un evento: come il Super Bowl e Wimbledon"
Da spettatore che impressione ti ha fatto?
“Nonostante sia molto appassionato, non sono riuscito a vedere le qualifiche perché non si può stare tutto il giorno davanti alla TV, c’è troppo. Da spettatore ti rendi conto che fai fatica a seguire anche la Moto3 e la Moto2, a meno che uno si chiuda in casa il sabato e la domenica ed è difficile, soprattutto nella bella stagione”.
Deve valerne la pena.
“Il Super Bowl non è diverso da un’altra partita di football americano, ma è il Super Bowl e lo guardano milioni di persone, non solo in America ma anche in Italia. Lo stesso succede finale di Wimbledon o con il Gran Premio di Monaco di Formula 1, sono qualcosa che la gente vuole guardare. Non è facendo una gara dimezzata, che dà metà punti e che non decide nemmeno lo schieramento della domenica, che si rende figa la MotoGP”.
Sembra che la MotoGP stia copiando la Formula 1 ma dimenticandosi che sono sport diversi, a partire dal fatto che per i motociclisti è molto più facile farsi male.
“Senza contare che le auto sono più grandi, è più difficile superare e quindi anche fare grossi errori. In moto ci provano, abbiamo visto quello che è successo con Marini e Bastianini o con Mir e Quartararo. Questo porta a un altro problema”.
Quale?
“Si dice che le sprint race sono più belle perché ci sono più sorpassi, ma anche più incidenti. Non ho sentito nessuno chiedersi se per rendere le gare più spettacolari si potrebbe invece diminuire l’aerodinamica sulle moto, sono gli stessi piloti a dire che questo è un limite per superare. In Formula 1 sono stati fatti continui cambiamenti ai regolamenti dell’aerodinamica anche solo per aumentare la spettacolarità. In MotoGP ora ci sono motivi tecnici per cui è più difficile sorpassare e nessuno ne parla. In una gara di 12 giri sono molto carichi, poi hanno moto con cui fatichi a superare… uno più uno fa due”.
"L'aerodinamica conta troppo. Un tecnico Suzuki mi ha detto: con quella Aprilia avremmo vinto tutte le gare"
I regolamenti tecnici però saranno in teoria congelati fino al 2027.
“Il rischio è che nei prossimi 3 anni le cose potrebbero ancora peggiorare. Se l’interesse nei confronti del motomondiale non subirà un’inversione di tendenza, alcune Case, soprattutto quelle giapponesi, potrebbero decidere di andarsene. Dal 2035 si parla solo di motori elettrici, lo sviluppo dell’aerodinamica non serve a nulla per il prodotto di serie, perché dovrebbero spendere soldi e fare anche la figura dei fessi?”.
È un doppio problema.
“Suzuki lo ha già fatto. Perché in Formula 1 ci sono costruttori che vogliono entrare? Perché i reparti marketing e commerciali ritengono che sia un grosso valore aggiunto, è un evento planetario. La MotoGP non lo è e non lo è mai stata, ha vissuto 20 anni di gloria grazie a Valentino e all’interesse delle Case. Io iniziai con Ducati nel 2003 e le Case arrivarono in massa, ma poi alcune sono andate via, e poi tornate. Ci sono state delle mosse giuste: tenere i motori uguali tecnicamente dal 2012, introdurre centralina e soprattutto software. Purtroppo negli ultimi anni l’aerodinamica ha fatto la differenza: Ducati e Aprilia, che ci hanno creduto di più, hanno preso un netto vantaggio, KTM hanno cercato di combatterla e poi si è adeguata, mentre Honda e Yamaha sono rimaste indietro, di almeno 3 anni. Dei tecnici Suzuki mi hanno detto: se avessimo avuto l’aerodinamica di Aprilia, avremmo vinto tutte le gare”.
La soluzione è quindi squisitamente tecnica o si può cambiare altro?
“Vent’anni fa, il venerdì i piloti non provavano praticamente mai a fare il tempo, perché mettevano a posto la moto e sceglievano le gomme. Solo negli ultimi minuto delle FP3 iniziavano a provare il time attack, ma i tempi erano comunque distanti da quelli che avrebbero fatto in qualifica. Adesso, fin dalla prima sessione sono costretti a prendersi dei rischi folli senza avere la moto ancora a posto: c’è una serie di cose che non sta in piedi. Almeno avrebbero potuto introdurre, come la Formula 1, la sprint race solo in qualche gara e magari poi modificare qualcosa. È momento problematico, aggiungiamo anche la crisi internazionale: se l’obiettivo era quello di avere di nuovo 100.000 persone al Mugello, non mi sembra che stiamo prendendo la strada giusta”.
Pensi che Dorna potrà rimangiarsi la parola e eliminare la sprint race in alcuni GP?
“Dopo una gara abbiamo 4 piloti in meno, se succedesse la stessa cosa in Argentina, allora scoppierebbe un casino. Se si evidenziasse il fatto che non è stato un caso, che in questo format si cade di più, allora dovrebbero ragionarci su”.
"Se i piloti si infortunano non è colpa loro, difficile che siano loro a mettersi un freno"
I piloti si coalizzeranno contro questo format?
“In tutti questi anni non li ho mai visti prendere una posizione comune. È difficile che dicano di no all’unanimità. È l’esempio che facevo prima: se fai giocare dei bambini con dei giochi pericolosi e si fanno male, la colpa è tua e non loro. Io dubito che una levata di scudi arriverà dai piloti”.
E dai manager delle Case?
“Lo scorso anno ho scoperto dell’introduzione della sprint race solo qualche ora prima di voi. La Suzuki aveva già annunciato il ritiro e non è stata coinvolta, ma più che un processo decisionale mi è sembrato che le Case siano semplicemente state informate a cose fatte. Nessuno ha detto di no in quel momento, adesso mi sembra tardi per farlo. Mi auguro che, con il passare delle gare, i piloti si rendano contro di dovere risparmiarsi e non essere coinvolti in incidenti e che quindi si diano tutti una regolata. Sperare però che siano i piloti si mettano un freno da soli mi sembra difficile. Forse capiranno che andando a tutta, non potranno arrivare alla fine della stagione”.