Appena un anno fa, dopo tre GP completi e una Sprint, la KTM si era candidata come l’avversario più vicino a Ducati. Nella classifica costruttori aveva 85 punti, seconda dietro alla Rossa, e in quella piloti brillava grazie al 2° posto del debuttante Acosta e al 6° Binder. Non solo, Pedro era già salito due volte sul podio nei GP e una nelle Sprint, anche Brad aveva metto in bacheca un podio il sabato e un altro la domenica. E oggi? Si è passati dal giorno alla notte: KTM è penultima nella classifica costruttori davanti alla sola Yamaha, mentre in quella piloti quello meglio piazzato (si fa per dire) è Brad Binder con il 12° posto e 19 punti raccolti in tre GP e una Sprint. Bastianini e Acosta sono dietro di lui, con 16 punti a testa.
Il direttore del motorsport di KTM Pir Beirer si arrabbia quando si sostiene che le difficoltà economiche dell’azienda siano la causa dell’involuzione nelle prestazione. Si può anche credergli, ma qualcosa è successo negli ultimi mesi. In verità sono successe tante cose, a partire dalla defenestrazione del direttore tecnico Fabiano Sterlacchini e del team manager Francesco Guidotti. Gli austriaci hanno preferito puntare sulle risorse interne e per ora la scommessa non ha pagato.
Dal punto di vista dei piloti, hanno la formazione più forte di sempre: Pedro Acosta, Brad Binder, Enea Bastianini e Maverick Vinales sono tutti campioni del mondo. Inoltre gli ultimi due hanno esperienze (di successo) con marchi diversi. Insomma, gli ingredienti c’erano tutti, ma il risultato non è all’altezza delle aspettative.
“Sicuramente ci aspettavamo di più” rimuginava ieri sera Acosta dopo la Sprint in cui KTM non è riuscita a mettere neppure un pilota in zona punti. Il migliore è stato Vinales, 10°, poi Acosta 11°, Bastianini 13° e Binder 14°. “Soffro tanto di vibrazioni e poi non ho più quella fiducia in frenata su cui potevo contare lo scorso anno” l’elenco dei problemi dello spagnolo del team ufficiale. Tutte cose che ripete da inizio anno.
La RC16 2025, per il momento, sembra essere un passo indietro rispetto al modello dell’anno passato. Anzi, sembra non ancora esistere. Basta dare un’occhiata alle moto dei 4 piloti (quelli del team ufficiale e quelli di Tech3) per capire che manca stabilità, le fondamenta su cui costruire. In un turno un pilota usa un codone, poi lo cambia nel successivo, lo stesso succede per gli scarichi e per chissà quante altre parti che l’occhio non vede.
“Una base? Io non ce l’ho” ha ammesso Bastianini. Enea è molto ‘politicamente corretto’ nei commenti ma, come per gli altri suoi colleghi di marca, la frustrazione è evidente. Binder ha spiegato che i tecnici stanno ancora cercando di capire quali siano le parti migliori da tenere e quali quelle da scartare.
È come se gli ingegneri austriaci continuassero a fare esperimenti, sperando nella combinazione azzeccata. La RC16 sembra un grande Cubo di Rubik e per risolverlo si va per tentativi. La scelta di partire con la gomma morbida nella Sprint di ieri (tutti, a parte Bastianini) più che una scommessa sembra essere stata dettata dalla disperazione. Nel giro secco la moto a volte riesce a dice la sua, ma sulla distanza la situazione peggiora.
Logico che c’è già chi pensa alla fuga. Come Acosta, che avrebbe un contratto per il prossimo anno, ma anche una via di uscita. C’è chi lo vorrebbe in Ducati nel team di Valentino, che però ha Di Giannantonio già confermato e un Morbidelli che si sta meritando il rinnovo. L’alternativa, quindi, sarebbe Honda, che ha una moto in crescita e anche il giusto appeal economico.
Si vedrà, intanto il presente parla di una crisi tecnica difficile da risolvere. Fra un paio di settimane ci saranno i primi test dell’anno a Jerez, sperare nei miracoli non costa nulla.