Per un pilota non basta ritirarsi per togliersi di dosso il vizio delle corse. Andrea Dovizioso ha lasciato la MotoGP due anni fa, ma non ha mai smesso di correre. Lo ha fatto con il motocross, la sua vecchia passione, metaforicamente mettendo in piedi la sua pista (il Park 04 a Monte Coralli), poche settimane fa è anche tornato su una MotoGP, come collaudatore per Yamaha. Si è fatto anche male, quando ad aprile è stato protagonista di un bruttissimo incidente mentre si allenava in fuoristrada.
Andrea, ora come stai?
“Sto bene, mi sono rimesso in forma. Non sono ancora al 100%, ma riesco a fare tutto e in generale sto bene, sia che guidi una moto da cross che da velocità. Nell’ultimo mese e mezzo mi sono messo sotto in palestra, mi verrebbe da dire ‘purtroppo’ perché sono abituato a godere in moto (ride). Alla fine, questa è stata un'ulteriore conferma che quando devi recuperare devi prenderti tempo, essere preciso e fare palestra in un certo modo è la cosa migliore. Ha funzionato e questo mi ha permesso di fare i due test con la MotoGP senza problemi”.
È stato il più brutto infortunio che hai sofferto?
“A differenza di altri incidenti, cappottandomi in discesa ed essendo svenuto, ho sbattuto in tutte le parti del corpo e di conseguenza mi sono fatto male in più punti. Fortunatamente non ho avuto nulla di troppo grave, a parte le due operazioni che ho dovuto fare. Mi hanno dovuto mettere una placca nella clavicola e ricostruire i tre legamenti tranciati dell’acromio, quella è stata la cosa peggiore. Le altre sono state tutte fratturine, al bacino, al polso, alle costole, cose che ci mettono un po’ a guarire, ma per cui serve solo pazienza”.
"La mia mente non è cambiata, sono guarito presto per tornare a stare bene"
Mentalmente reagisci diversamente ora a un infortunio rispetto a quando eri pilota?
“Fortunatamente non è cambiato nulla ed è stato il motivo per cui sono riuscito a recuperare così velocemente da così tanti acciacchi. Sono tornato a fare motocross molto presto, anche se chi mi seguiva nella riabilitazione non era per nulla d’accordo (ride), lo stesso vale per il mio primo test in MotoGP con la Yamaha. Era stato anticipato e non c’erano proprio le tempistiche giuste, ma sono riuscito a farlo bene. Quindi, anche se mi sono ritirato la testa è sempre quella e il corpo ha reagito come in passato, mi hanno spiegato anche che è perché è abituato a recuperate in un certo moto, non si dimentica. La mente non è cambiata, quando sei abituato ad avere obbiettivi e sogni, la velocità di recupero rimane anche quando non sei più in attività. Non ho accusato mentalmente una botta, anche perché mi sono spento cadendo e questo ha aiutato. Non ho avuto paura e non è stato un trauma psicologico che mi ha condizionato, anzi non vedevo l’ora di tornare in moto”.
Perché?
“Non perché avessi degli obiettivi particolari. Per la prima volta sono voluto tornare in moto e fare una vita normale il prima possibile per rimettermi in forma. In passato lo facevo per i risultati, questa volta ho percepito invece quanto sia bello stare bene, di conseguenza avevo voglia di tornare a esserlo in fretta. Sembra un ragionamento banale, ma aiuta e funziona. Sono tornato in palestra e allenarmi in moto perché sapevo mi avrebbe fatto stare bene”.
Guarito e arruolato da Yamaha come collaudatore: come è nata questa opportunità?
“Il mio ultimo anno da pilota con loro a livello di prestazioni non era stato alla mia altezza e il rapporto in quella stagione non era stato così produttivo, ma era comunque rimasto un segno e questa è stata una cosa che mi ha fatto piacere, è stata una soddisfazione sia a livello professionale che personale. In quell’anno si stavano ancora giocando il campionato con Quartararo e non vedevano ancora la realtà di certi aspetti che, purtroppo per loro, dopo sono venuti fuori. Di conseguenza hanno capito quello che dicevo anch’io - perché non ero il solo - in quell’anno. Anche se non riuscivo a raggiungere certe prestazioni, riuscivo a sentire e vedere certe cose”.
È un riconoscimento nei tuoi confronti.
“È una grande soddisfazione perché io con Yamaha avevo fatto solo un 4° posto in campionato con Tech3 nel 2012, ma non abbiamo avuto una storia lunga insieme. Nonostante questo si è instaurato un buon rapporto, le cose non succedono mai per caso, nemmeno quelle non esaltati, e tutto ha un senso. Lavorare in un modo professionale paga sempre e per questo mi hanno contattato. Crutchlow ha un problema fisico e mi hanno prospettato questa possibilità”.
Tu cosa gli hai risposto?
“Le date dei test erano molto vicine, io stavo recuperando dall’infortunio, non sapevo se sarei stato pronto. Loro non si sono fatti problemi, mi hanno detto che se avessi avuto voglia loro sarebbero stati d’accordo, a prescindere da quello che avremmo potuto ottenere. Così sono andato a fare quel test al Mugello. Sicuramente ha aiutato tantissimo la relazione che ho con Max Bartolini perché mi conosce alla perfezione, siamo stati 8 anni insieme in Ducati. È stata un ulteriore spinta”.
"Con Yamaha potrei continuare a fare il tester, se il progetto sarà interessante"
Poi ci sono stati anche i test di Misano, ora quali sono i tuoi programmi?
“Mi hanno chiesto di fare queste prove perché Cal non stava bene, è tutto qui. Per il futuro dobbiamo vedere. Loro stanno facendo dei cambiamenti importanti, il prossimo anno avranno anche una squadra in più, quindi sono molto impegnati su tutti i fronti. Non hanno il tempo per seguire tutto, quindi piano piano si occuperanno di tutti gli altri aspetti. Sanno benissimo che il Test Team va migliorato e ci stanno lavorando”.
Avevi fatto un test anche con Aprilia, ma poi era finita lì. Con Yamaha pensi possa esserci un futuro per te?
“Ho sempre fatto le cose allo stesso modo e sono sempre stato trasparente: mi impegno quando c’è un progetto interessante. Quindi se abbiamo le stesse idee su certe cose e si può dare una determinata impostazione. In tutti i contratti che ho fatto nella mia vita, prima ho parlato sempre a livello tecnico poi, se ci sono i presupposti, discutiamo del resto. È quello che stiamo facendo ma, come ho detto, loro sono impegnati anche sotto molti altri aspetti per capire poi cosa potranno fare. A me potrebbe interessare se ci sarà un programma di un certo tipo, c’è ancora del tempo per discuterne”.
In questi test hai visto una Yamaha diversa da quella che conoscevi? Stanno facendo una rivoluzione.
“Più che cambiare tutto, stanno cercando di migliorare il più possibile. Si nota tanto la spinta da parte di Yamaha e, in questo momento, ho visto che sono ben consapevoli di dove vogliono arrivare. Questa è la partenza, dopodiché bisogna capire come fare, di chi ci è bisogno, come impostare il tutto. Stiamo parlando di squadre molto numerose e complicate da gestire, soprattutto perché ci sono nazionalità diverse e questo non è un dettaglio ma una cosa fondamentale. Non sono lavori che finiscono in un anno, ma lunghi perché stiamo parlando di struttura di base”.
"In due anni le MotoGP sono diventate più veloci, più stabili e più facili: per quello sono tutti così vicini"
La M1, invece, come l’hai ritrovata?
“Non posso fare troppi paragoni perché manco da due anni e non ho vissuto tutte le evoluzioni che sono state fatte in questo periodo. Posso dire che, rispetto a due anni fa, l’aerodinamica è molto più invadente, l’abbassatore va giù molto, molto di più di quello che usavo io e i motori vanno più forte. Questi tre aspetti cambiano già tantissimo la percezione che hai di una moto, anche se il DNA è quello”.
Quello che ti ricordavi?
“Le caratteristiche sono quelle del 2022. Dopo una pausa di due anni, mi ha fatto effetto tornare su una MotoGP e non me l’aspettavo. Quando sono tornato in sella è stata un botta di adrenalina che non pensavo. La stabilità di questo moto è impressionante, sono schiacciate a terra, vanno più forte e sono molto più facili. Se guardi i tempi, grazie anche a gomme diverse, sono molto più veloci ma sono anche stabili. Questo mi fa capire ancora di più il perché tutti siano vicini”.
Spiega.
“Il livello dei piloti in MotoGP è molto alto adesso, ma sono tutti così attaccati perché la moto ti permette di non fare errori particolari. Di conseguenza a un certo livello ci si arriva più facilmente perché la moto è stabile e ha grande prestazioni. Al solito, sono gli ultimi decimi quelli difficili da togliere e quelli che fanno tantissima differenza, ma sono tutti così vicini per l’evoluzione che c’è stata e di conseguenza il regolamento attuale”.
Come ti hanno accolto Quartararo e Rins?
“Bene, anche perché ho un buon rapporto con loro. Con Alex mi trovo benissimo perché è una persona squisita, razionale, tranquilla, è simili a me. Conosco un po’ meno Fabio perché è arrivato dopo in MotoGP, ma c’è una buona relazione e siamo allineati sotto certi aspetti, questo aiuta. Logicamente vorrebbero ottenere subito dei risultati, ma in questo momento non è possibile. C’è tutto un lavoro da fare”.
Tu ti eri trovato in quella situazione quando eri arrivato in Ducati, sei pronto a riviverla in Yamaha?
(ride) “Sarebbe molto più facile ora. Allora correvo e capisco benissimo Fabio e Alex quando sono arrabbiati a fine gara perché prendono tanti secondi. Se nei test si lavora in modo razionale, per il collaudatore è tutto più tranquillo, è una situazione completamente diversa”.
"Bagnaia e Marquez insieme? Sarà bello da vedere da appassionato"
Prima di salutarti, devo chiederti del tema del momento: Bagnaia e Marquez in squadra insieme il prossimo anno. Pecco è in una situazione simile alla tua quando arrivò Lorenzo nel box?
“È una situazione diversa, Jorge era stato preso perché si pensava che i piloti che c’erano in Ducati non fossero all’altezza per vincere. Invece, in questo caso Pecco sta vincendo ed è stato preso un altro pluricampione del mondo. Che cosa succederà? Sarà molto interessante, da fuori. Ci sarà del pepe, Marc lo conosciamo e farà di tutto per vincere, Pecco non potrà accettare di prendere paga e si innescherà quella competitività che dall’esterno diventa molto accesa e interessante. Da appassionato di moto, sarà bello da vedere”.
Avresti fatto una squadra così mettendoti nei panni di team manager?
“Se non faccio il team manager c’è un motivo! (ride)”.