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MotoGP, Agostini e Bagnaia: due mondi, un risultato

Dalla visione dell’elettronica alla presenza della fidanzata nel box, il bergamasco e il piemontese svelano alcune curiosità che mostrano il diverso approccio dei due italiani campioni della Top Class su moto italiana

MotoGP: Agostini e Bagnaia: due mondi, un risultato

Con la vittoria del campionato 2022, Francesco Bagnaia ha rotto il digiuno dei piloti italiani, che non vincevano un titolo in MotoGP dall’ultimo Mondiale conquistato da Valentino Rossi 13 anni fa. Ma l’impresa di Pecco, come tutti ormai sanno, ha preso una piega ancor più speciale, perché il piemontese è stato il primo azzurro a centrare l’iride in MotoGP in sella a una moto italiana e il secondo a farlo in Top Class dopo Giacomo Agostini, che portò al successo la MV Agusta nel 1972. Due moto diverse, due epoche differenti e due piloti che non si somigliano nemmeno poi tanto, ma che hanno portato a compimento la stessa impresa. Cosa si prova a portare al titolo una moto italiana? La risposta l’hanno data a Federico Aliverti gli stessi Agostini e Bagnaia, nel corso di una doppia intervista realizzata da Motociclismo. 

“Rappresenti in tutto il mondo la tecnologia italiana. L’ho fatto io 50 anni fa e l’ha fatto Pecco oggi. È una cosa di cui dobbiamo essere orgogliosi tutti noi italiani - ha spiegato Ago, confessando anche di aver gioito per il successo del ducatista - Era un pilota italiano che vinceva con una moto italiana, quindi è stata una giornata meravigliosa”. Un momento fantastico anche per Pecco: “il più importante di tutti. Mi rende molto orgoglioso di ciò che è stato fatto: ho scelto Ducati, come Ducati ha scelto me e insieme siamo arrivati a questo traguardo che mancava da tempo ed è stato bellissimo”

In 50 anni ne sono cambiate di cose, incluso il DNA delle moto, ben diverso da quello a cui era abituato il 15 volte iridato“Io non sono nato con l’elettronica, quindi per me è difficile pensare di aver tanta fiducia nella moto, come ne hanno loro oggi. Io, vecchio stampo, sono per la moto tradizionale” ha ammesso Agostini parlando dell’elettronica. “Ne usiamo meno di quanto uno possa pensare, però è sicuramente fondamentale con le potenze di oggi” ha chiosato in risposta Bagnaia, avvezzo a domare ben più cavalli di quelli gestiti all’epoca dal 10 volte vincitore al TT.

E proprio il Tourist Trophy è un altro degli aspetti che allontanano i due campioni, così come il supporto ai box. Se per il bergamasco lo Snaefell Mountain Course “è una pista meravigliosa. Ti dà delle gioie che altre piste non te le danno, però purtroppo non devi pensare al pericolo”, per Bagnaia correre al TT è: “qualcosa che non so se sono mentalmente capace di affrontare”. Un approccio diverso, come quello che riguarda la presenza dei familiari in circuito. “Io non ho mai voluto nessuno ai box, né fidanzate, né parenti, perché vederli con la faccia triste prima della partenza non mi rendeva cattivo, quindi preferivo essere solo” ha ammesso Agostini. Per Pecco, invece, è “fondamentale” la partecipazione della futura moglie Domizia, ormai presenza fissa nel garage Ducati accanto a Carola, sorella del piemontese. Due modi completamente diversi di vivere il motociclismo, ma con il gas sempre in mano.

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