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MotoGP, Spencer vs Quartararo: la storia dietro gli 'incidenti di gara'

Fast Freddie, come sempre, si è preso la responsabilità della decisione che ha assegnato un long lap penalty al leader del mondiale per la collisione con Aleix Espargarò ad Assen. Vi diciamo dov'è l'errore con rimandi storici

MotoGP: Spencer vs Quartararo: la storia dietro gli 'incidenti di gara'

Recentemente la Dorna, assieme a Motorsport Network, ha pubblicato un sondaggio per conoscere il parere dei tifosi sull’attuale MotoGP.

Cosa gli piace, cosa non gli piace, cosa gli piace di meno. Un sondaggio, però, che manca di porre all’attenzione degli appassionati, fra i molti, uno dei punti focali della MotoGP: l’arbitraggio e la gestione delle regole.

E’ comprensibile che l’argomento non sia stato inserito: è sempre brutto ed anche un po’ scorretto puntare il dito sui giudici, la legge è legge!

E’ vero però che quando è applicata male, il risultato è: massimo della legge, massimo dell’ingiustizia, “summum ius summa iniuria”, come recitavano i nostri padri latini.

E’ passato abbastanza tempo dal Gran Premio di Assen e dall’incidente fra Quartararo e Aleix Espargarò, ora, perché se ne possa parlare con (relativa) tranquillità. Aleix alla fine è arrivato quarto al traguardo e Fabio, penalizzato di un long lap penalty al prossimo GP di Silverstone ha ironizzato dicendo che nel futuro si guarderà bene dal sorpassare. E questo perché il suo sfortunato sorpasso è stato giudicato irregolare da Freddie Spencer e dal suo panel di giudici.

Ma come è andata, ve lo ricordate? Quartararo in quel momento si trovava in terza posizione, mentre Bagnaia cercava la fuga. A quel punto al lento tornante della curva 5, al quinto giro, il pilota francese è entrato troppo ‘caldo’ all’interno scontrandosi con lo spagnolo dell’Aprilia che fortunatamente è rimasto in piedi, perdendo però terreno. Recuperando poi dal 15° posto sino al quarto.

Al contrario anche Quartararo è riuscito a ripartire, per poi fermarsi ai box per un rapido check perché la sua M1 aveva problemi. Ai box gli hanno dato il via libera, a ciò non è bastato ad evitare una caduta causata (sembra) dal traction control fuori uso. Ci sarebbe da indagare sul fatto, perché questo incidente ci è parso più pericoloso del primo, ma teniamo la rotta sul clash Quartararo-Aleix Espargaro.

Dunque, conosciamo Spencer come pilota corretto e, soprattutto, intelligente. Conta più questa seconda cosa rispetto alla prima, perché si possono conoscere le regole ed essere un ottimo pilota, ma quel che conta in casi come questi è la capacità di discernere su cosa è permesso e cosa no.

Il momento in cui Freddie 'accompagna' Kenny fuoripista ad Anderstorp. Il risultato gli valse il mondiale (foto da web)

Allora, riandiamo con la memoria al 1983, Gran Premio di Svezia: Spencer e Roberts battagliano all’ultimo giro, ultima staccatona in fondo al rettilineo. Kenny prova ad ingannare il giovane Freddie, ma quest’ultimo lo affianca all’interno, non c’è spazio per due moto sull’asfalto così il californiano cercando di non perdere troppo terreno allarga all’esterno, finisce sull’erba - a quel tempo il ‘verde’ era reale e ci si poteva mettere le ruote, a proprio rischio e pericolo.

Il risultato fu ovvio: vinse Freddie. Grazie a quel successo, era la penultima gara, Spencer vinse il suo primo titolo iridato con soli due punti di vantaggio sul connazionale.

Fu una manovra al limite quella di ‘Fast’ Freddie? Senza alcun dubbio. Fu regolare? Kenny all’epoca, sbollita la rabbia, disse presso a poco “in quell’occasione capii che a Spencer importava più vincere che rischiare di farci male entrambi”.

Queste sono le corse, comunque. E al di là degli occhi di Roberts che mandavano fulmini non successe nulla. Per dare un’idea del livello di quella sfida il terzo, Takazumi Katayama, finì a 34 secondi.

Freddie dunque conosce bene l’agonismo ed ha il senso del limite. Sbagliò, fu eccessivamente aggressivo in quella occasione? Non crediamo, si giocava un mondiale che poi vinse per due punti. Egualmente Quartararo stava facendo la sua gara e provarci in una curvetta, ci sta. Ci è sempre stato.

Se esaminiamo questo incidente e proviamo a sovrapporlo a quello causato da Takaaki Nakagami a Barcellona, quando al via partendo dalla 12esima posizione nello schieramento si è ritrovato quarto, prima di frenare bruscamente ed in ritardo perdendo anch’egli l’anteriore rovinando sulla ruota posteriore di Bagnaia e facendo successivamente cadere anche Rins, non c’è storia. Taka ha commesso un grosso errore di valutazione. Il risultato è stato anche peggiore: pecco fuori gara, polso rotto per Alex. Però in questo caso è stato giudicato un incidente di gara. Perché?

Ce lo siamo chiesti tutti e se lo è chiesto, sicuramente, anche il giapponese del team LCR, la cui manovra è stata derubricata in un normale incidente di gara. Ma se non viene punito un pilota che blocca l’anteriore alla prima staccata venendo dalle retrovie, quando ci sarà una punizione in casi come questo?

Ricordiamo anche che un incidente simile, al Mugello nel 1999, comportò l’esclusione dal GP successivo a Loris Capirossi reo di aver tamponato Marcellino Lucchi.

Cosa accadde: pronti, via: il gruppo si mette in movimento e si allarga sulla pista, Lucchi è in testa, dietro di lui avanza Capirossi, che passa sulla destra e poi, improvvisamente, piega a sinistra e centra in pieno Lucchi, ribaltandolo, lasciandolo a terra in mezzo al gruppone di moto che, in seconda marcia e a 140 km l' ora, si lancia verso la prima curva.

Beh, poi, ‘grazie’ a quella squalifica Capirex incontrò Ingrid e la sposò, ma questa è un’altra storia. Quella attuale, purtroppo, influirà in ben altra maniera sulla vita e sulla stagione di Quartararo che nel GP d’Inghilterra sarà costretto ad allungare il giro e ad effettuare una gara di rimonta, probabilmente.

Il bello di questa sanzione è che non da possibilità di appello. Un’altra stranezza che ha fatto pensare a Lin Jarvis addirittura di ricorrere al TAS (Tribunale Arbitrale dello Sport) di Ginevra, ma questa strada è stata bloccata dalla stessa regola che rende inappellabile questo tipo di decisione.

Vogliamo essere salomonici anche noi: non è tutta colpa di Fast Freddie, con lui ci sono altri a dare la propria opinione, ma ribadiamo che anche se è un lavoro difficile e qualcuno deve pur farlo, sarebbe meglio che invece che grandi campioni nel ruolo di giudici fossero messe persone con idee chiare di diritto sportivo. E soprattutto senza un passato da investigare (e rivangare).

Ancora meglio: qualcuno con una ottima memoria storica su incidenti del passato e del presente, anche se è vero che cose che non venivano censurata sino a pochi anni fa sono oggi motivo di grandi polemiche.

Il diritto si evolve, anche se più lentamente, ahimé, di molte altre espressioni dell'intelletto umano.

 


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