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MotoGP, Marquez, il ritorno del funambolo: "non puoi essere il migliore senza rischiare"

L'otto volte iridato ha creato un nuovo modo di guidare una MotoGP, inserendo le cadute non come errori di guida bensì come parte del risultato: nel 2022 vedremo un pilota più prudente o no?

MotoGP: Marquez, il ritorno del funambolo:

Ora che Marc Marquez ci ha sorpreso, dopo un inverno di silenzio, con il suo ritorno in pista e la conferma che sarà a Sepang per i primi test dell’anno, la domanda è una sola: continuerà a guidare come ha sempre fatto o correrà in modo più conservativo?

La domanda è lecita perché l’otto volte campione del mondo ha creato un nuovo stile di guida ma adesso, a 28 anni e con le spalle martoriate, e due episodi di diplopia legatio a incidenti forse dovrà essere più conservativo per tornare il numero uno.

In realtà, recentemente, una risposta a questo interrogativo la ha data lui stesso: “il rischio c’è sempre, sei stai sul divano non lo corri, puoi gareggiare ogni domenica ma non puoi essere il migliore del mondo senza prenderli”.

Indubbiamente questa è la verità. Ma non sempre. Kevin Schwantz seguiva questa regola, ha vinto 25 Gran Premi, ma un solo mondiale ed ha dovuto smettere per i postumi dei ripetuti infortuni. Eddie Lawson ha vinto 31 Gran Premi e 4 mondiali facendo esattamente il contrario, tanto da meritarsi il soprannome di ‘Steady’.
 

©TinoMartino ©PhotoMilagro

Marquez: correre con la filosofia del judoka: cadere è il gioco

E’ indubbio, però, che ogni pilota faccia storia a sé e Marc Marquez le sue 59 vittorie (in MotoGP) le ha costruite guidando sempre ‘over the top’, deliziandoci con i suoi salvataggi frutto di una filosofia da judoka: la caduta fa parte del gioco. Anzi, forse, è il gioco.

La stagione scorsa in effetti, dopo un anno orribile, non è parso cambiato:  ha disputato 14 gare su 18, ne ha vinte 3 ma le cadute nei fine settimana di gara sono state 22. Lo ha superato solo Lecuona (26) che però ha disputato tutte le prove del Motomondiale.

I rivali Quartararo e Bagnaia nell’ultimo mondiale sono caduti solo 7 volte a testa.

Il 93 nel secondo e terzo dei Gran Premi disputati nel 2021, cioè Jerez e Le Mans, ha collezionato subito cadute piuttosto pericolose. Qualcuno ha detto: “Bene, segno che non ha paura di rischiare”. Vero, ma potrebbe anche essere il segnale che non ha imparato molto dalle cadute precedenti e che potrebbe farsi nuovamente male in modo serio. Quando la maggior parte degli addetti ai lavori è oggi pronta a scommettere che se Marc guidasse con maggiore prudenza, pensando ai piazzamenti e non solo alle vittorie, vincerebbe egualmente il mondiale attualmente in palio.

Dal 2015 al 2021 le sue cadute annuali sono state 13, 17, 27, 23, 14, 2 e 22. Cioè in proporzione nell’ultimo anno (1,57 cadute a weekend) è caduto di più che in passato (il massimo era stato 1,5 cadute a weekend nel 2017).

Una storia di successi e di infortuni

La prima lussazione a una spalla, la destra, risale al Maggio 2010 quando, durante la gara di Jerez venne disarcionato dalla moto dopo essere partito in pole. Ad Agosto dello stesso anno una caduta in prova a Brno gli provocò la lussazione della spalla sinistra, corse lo stesso e finì settimo.

Quell’anno vinse il mondiale di 125, il suo primo titolo.
Nel 2011 passò in Moto2 e nella penultima gara del mondiale, a Sepang, cadde violentemente disarcionato dalla moto. Si presentano per la prima volta i problemi alla vista, rimase ricoverato per due giorni e a Gennaio 2012 e fu operato all’occhio destro per risolvere i problemi di vista, come riporta quest’articolo di Motogp.com.

Nel 2013, a Settembre, a Silverstone si lussò nuovamente la spalla sinistra dopo una caduta in prova. Nel 2016 durante la FP3, in Austria, si lussò nuovamente la spalla sinistra. A febbraio 2017 in un test prima della stagione cadde e si lussò ancora la spalla destra.

La debolezza della spalla più volte infortunata fu evidente nel 2018, quando a Motegi dopo aver vinto il settimo Mondiale cercando di abbracciare Redding gli uscì la spalla sinistra. Un evento doloroso ma abituale, come riferito da lui stesso ai microfoni nel dopo gara, tanto che per rimetterla a posto ci pensò in un attimo suo fratello Alex.

Nell’intervista post gara spiegò che di lussazioni simili ne aveva avute diverse durante l’anno.

Un’altra lussazione alla spalla sinistra avvenne un mese dopo, nel novembre del 2018 a Valencia, durante la Q2. Cade anche il giorno dopo in gara e il 4 dicembre si operò alla spalla sinistra per risolvere il problema delle lussazioni. Seguì la riabilitazione e tornò in pista all’inizio del 2019 quando disputò il suo miglior mondiale chiuso con la cifra record di 420 punti.

La guida di Marquez è troppo pericolosa?

Un pilota va valutato nella sua totalità, quindi dalla velocità in gara, in prova, nella costanza di rendimento, nel reggere la pressione dei media, degli avversari, nel saper guidare “sopra ai problemi”, nel sapersi adattare al cambiamento dei tempi.

Marquez eccelle in tutti i campi ed è un pilota che ai tempi non si è adattato ma li ha plasmati a sua immagine e somiglianza: Marc ha creato uno stile di guida e un modo di stare in pista. Ancora si discute su chi sia stato il primo a guidare con il ginocchio in fuori, mentre è attribuito a Pedrosa lo stile di rialzare la moto il più velocemente possibile, anche se poi questa era una tecnica adottata anche da Spencer, ma non c’è dubbio che le funamboliche cadute ‘recuperate’ da Marc siano il suo marchio di fabbrica.

Marquez è sempre caduto tantissimo, specialmente in prova, rispetto ad altri campioni dell’epoca fra la precedente e la contemporanea, come Rossi e Lorenzo. Un parallelo lo si può fare con il primo Stoner, quello che ancora non era in MotoGP. Ma l’australiano in Ducati e in Honda ha sempre avuto uno stile innovativo senza infortuni gravissimi.

Il due volte campione del mondo, semmai, ha avuto problemi di altro tipo e questo ci fa rimpiangere ancora oggi il fatto di non averlo visto in pista contro il 93.

Un pioniere di un nuovo modo di guidare una motocicletta

Marquez è un pioniere e un innovatore assoluto, uno dei campioni che hanno segnato il motorsport e questo è noto a tutti, non diciamo nulla di nuovo.

Però Marquez, a 28 anni, è un pilota che, come abbiamo visto, è caduto violentemente moltissime volte. Dopo l’annus horribilis 2020 lo spagnolo, lentamente, si è rimesso in piedi tornando competitivo, ma non dominatore assoluto nel 2021, fino alla una nuova battuta d’arresto con l’infortunio mentre si allenava facendo motocross, cosa che gli ha provocato nuovamente un episodio di diplopia, fatto saltare gli ultimi due GP e ha gettato nuove ombre sul suo futuro.

In questi giorni Marquez però come abbiamo detto è tornato in pista e i problemi alla vista sembrano superati. La stagione 2022 potrebbe iniziare in modo abbastanza lineare dai test fino alla prima gara.

Che Marquez vedremo in questo inizio di campionato, o addirittura dai test di Sepang?

Il rientro nel 2021 è stato difficile, ma la classe di MM non è in discussione: ha vinto più gare di tutti a parte Quartararo e Bagnaia e c’è chi scommette che senza l’ennesimo stop avrebbe quantomeno pareggiato i conti.

La notizia dell’infortunio durante l’allenamento con la moto da cross è stato l’ennesimo segnale di due possibili situazioni. E se vogliamo eliminare il fattore rischio, che lo stesso Marquez identifica come ineludibile, si potrebbe pensare che ill suo fisico non regge più l’ avanguardia stilistica della sua guida.

Nel 2022 che Marquez vedremo? Un pilota fortissimo ma più maturo e meno incline alla caduta? Oppure un atleta completamente recuperato e che può di nuovo sperimentare con il suo corpo nuove frontiere alla guida di una MotoGP? O un pilota forte ma ridimensionato da un fisico che non regge più tutte le cadute che si permetteva negli anni scorsi? Lo capiremo presto.

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