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SBK, Davies: "non ce l'ho con Rinaldi, Ducati avrebbe potuto gestire diversamente"

“All’inizio è un colpo non essere più nel team ufficiale: non sei il primo ad essere ascoltato, ma ci sono anche vantaggi: l’ambiente è più rilassato. C’è una pressione diversa, ma rendere le persone felici è motivante”

SBK: Davies: "non ce l'ho con Rinaldi, Ducati avrebbe potuto gestire diversamente"

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Chaz Davies è ancora, ma sarebbe meglio dire ‘è sempre’, nel cuore dei ducatisti. In realtà Chaz ha sempre il cuore rosso, ma quest’anno non sarà più nel team ufficiale Aruba bensì in sella alla Panigale del team Go Eleven. Il suo posto nella squadra ufficiale è stato preso da Michael Ruben Rinaldi.

Ce ne sarebbe abbastanza per iniziare la stagione con qualche risentimento, ma Chaz non è fatto così.

"Siamo tutti ragazzi che cercano di fare il nostro lavoro alla fine della giornata - ha detto Davies a bbc.com - Se ti capita di essere il ragazzo che è abbastanza fortunato da essere preso dal team ufficiale, allora buon per te".

Davies, 34 anni, è in Superbike dal  2012. Dopo aver vinto il mondiale Supersport per sette stagioni ha corso per il team ufficiale Ducati, vincendo 25 gare e salendo sul podio 44 volte.

"È difficile essere quello che perde la sella, ma allo stesso tempo non si può rimproverare un giovane pilota per aver fatto il suo lavoro ed essere riconosciuto. Vorrei solo che avessero gestito la cosa un po' diversamente”, ha sottolineato Chaz.

"Se lavori per un'azienda per sette anni e fai il lavoro al meglio delle tue capacità, alla fine speri che qualcuno sia alla porta per dire 'grazie per quello che hai fatto' ".

E’ la vita e lo sport, verrebbe da dire. Chaz Davies avrebbe, forse, voluto un po’ più di tatto o riconoscenza, chiamatela come volete. Comunque ora alla vigilia della prima gara della stagione, ad Aragon, Chaz sembra partire con il piede giusto.

“All’inizio è un colpo non essere più nel team ufficiale: non sei il primo ad essere ascoltato, ma ci sono anche vantaggi: l’ambiente è più rilassato. Non sei qui per far felice una azienda, bensì una squadra. C’è una pressione diversa, ma rendere le persone felici è molto motivante”.

 

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