Tu sei qui

MotoGP e CRT: i tempi di Sepang

L'evoluzione delle 4 tempi sul circuito malese dal 2002 a oggi

MotoGP: MotoGP e CRT: i tempi di Sepang

Meno tre giorni e si accenderanno per la prima volta nel 2012 i motori della classe regina sul circuito di Sepang. Da una parte ci saranno i 12 piloti dei team ufficiali, dall’altra le CRT presenti a ranghi ridotti, con Colin Edwards sulla Suter-BMW e Silva, Pietri e Torres sulla BQR-Kawasaki. Sarà la prima occasione, dopo la lunga interruzione invernale, per vedere i progressi fatti dalle tre Case presenti in forma ufficiale, Ducati, Honda e Yamaha, e soprattutto scoprire la reale competitività delle CRT.

Nei giorni scorsi Edwards ha dichiarato che si riterrebbe soddisfatto se riuscisse a concludere queste prime prove riuscendo a realizzare un tempo vicino ai 2’02”. Per capire cosa significherebbe un risultato come quello prospettato dal texano bisogna prendere in esame i risultati ottenuti dalle MotoGP negli ultimi anni.

Il circuito di Sepang è caratterizzato da due lunghi rettilinei, il maggiore dei quali misura poco più di 927 metri, e da una parte più guidata. Entrambi i due rettifili sono anticipati da curve abbastanza lente, per cui sono fondamentali non solo una grande potenza ma anche un’erogazione morbida per potere sfruttare al meglio la cavalleria nei due allunghi. I vantaggi del 4 tempi rispetto al 2 in questa pista furono visibili da subito, tanto che nel 2002, anno del debutto delle MotoGP, Alex Barros abbassò di quasi un secondo e mezzo il tempo della pole position fatto registrare l’anno precedente da Valentino Rossi sulla 500. Non solo, il brasiliano, e con lui tutti i piloti sulle 4 tempi, superò agevolmente la barriera dei 300 Km/h di velocità massima, mentre le 2 tempi, nel 2001, superarono a fatica il 280 Km/h.

Con i motori da 990 cc e l’evoluzione di elettronica e pneumatici i tempi scesero costantemente anno dopo anno fino ad arrivare nel 2006 al limite di 2'00.605, fatto segnare da Valentino Rossi sulla Yamaha. Nei primi anni le 800 devono fare i conti con i minori cavalli, le prestazioni sul giro aumentarono, ma dopo soli due anni, nel 2009, lo stesso Rossi riesce a scendere sotto i tempo fatti registrare con la cilindrata piena. L’evoluzione dell’elettronica, sia nella gestione del motore che nei controlli di trazione impennata, è il punto chiave nell’aumento delle prestazioni, quello che consente a Stoner dodici mesi fa di abbattere il muro dei 2 minuti nei test invernali.

E’ difficile sapere quanto influenzerà l’aumento di cilindrata i tempi sul giro, Shuei Nakamoto, il vice presidente di HRC, aveva dichiarato prudenzialmente nel corso del 2011 che non si aspettava grandi miglioramenti cronometrici rispetto alle 800. Stoner e Pedrosa hanno però dimostrato  Valencia, con una moto ancora in sviluppo, di riuscire a essere più veloci con la 1000. Se consideriamo che questo risultato è stato ottenuto su una pista lenta e tecnica, con una velocità media sul giro in gara intorno ai 149 Km/h per i migliori, il vantaggio dato dalla maggiore cubatura a Sepang, circuito in cui la velocità media sul giro supera abbondantemente i 160 Km/h, sarà più evidente. Non sembra quindi azzardato ipotizzare che le più veloci MotoGP riusciranno a scendere sotto i 2 minuti.

Se Edwards riuscisse a centrare l’obiettivo che si è prefissato il suo ritardo dai migliori prototipi sarebbe intorno a 3 secondi. si tratterebbe un grande passo avanti per la  Suter che a luglio, al Mugello, era stata con Kallio alla guida più lenta di quasi 6 secondi e mezzo rispetto a Stoner sull’Honda 800. Per riuscirci sarà ancora una volta fondamentale lo sviluppo dell'elettronica, visto che i cavalli non sembrano mancare al motore BMW, il resto lo faranno la manetta e l'esperienza del texano.

Articoli che potrebbero interessarti