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SBK, Toprak Razgatlioglu e BMW, un Mondiale più che Superconcesso

Dopo due anni a rincorrere Bautista con la Yamaha, il turco ha fatto saltare il banco puntando tutto sulla M 1000 RR. Toprak ha scritto una nuova pagina di storia su cui mai nessuno avrebbe scommesso 

SBK: Toprak Razgatlioglu e BMW, un Mondiale più che Superconcesso

Ogni vittoria, ogni traguardo, che si raggiunge nella vita ha un proprio valore intrinseco, diverso da qualunque altro. Vuoi per le circostanze in cui l’hai ottenuto, vuoi per il percorso che hai compiuto per arrivarci, e il titolo conquistato da Toprak Razgatlioglu in sella alla BMW non fa eccezione. 

A 28 anni da poco compiuti, il funambolo turco è tornato a godersi la vista dal tetto del Mondo. Ammirando un panorama che aveva già avuto modo di apprezzare nel 2021. Quando l’allora pilota Yamaha aveva coronato il sogno di diventare Campione del Mondo della Superbike, interrompendo i sei anni di dominio dell’ex compagno di marca, Jonathan Rea, in una domenica di fine novembre.

Una giornata indimenticabile per Toprak, che dopo aver gioito sotto al sole cocente dell’Indonesia, avvolto in una scintillante tuta dorata, aveva voluto dedicare quel traguardo alla memoria del padre Arif. L’uomo che lo aveva incoraggiato a muovere i primi passi nel motocross all’età di cinque anni. Continuando poi a lavorare duramente, per permettere al figlio di inseguire quel sogno condiviso di mettere in bacheca il trofeo più importante di tutti. Fino a quel tragico incidente in moto, che ha posto fine alla sua vita nel novembre del 2017.

Se quello del 2021 era stato il titolo dell’affermazione, che era andato a chiudere un cerchio consacrando il talento cristallino del pilota turco. E ripagandolo, almeno in parte, dell’impegno, della fatica e dei sacrifici che ci erano voluti per arrivare a toccare la vetta del Mondiale Superbike e per rendere realtà il sogno suo e di suo padre. Quello messo in bacheca quest’oggi è un titolo dal sapore diverso. Una conferma, non soltanto della bravura e delle abilità di Razgatlioglu. Ma ancor di più della forza, della determinazione, e del carattere, che il 28enne ha saputo tirare fuori stagione dopo stagione. 

Perché “alla fine il titolo è solo un trofeo, quello per cui si viene ricordati è il proprio carattere”. Ha sottolineato alla vigilia del Round a Estoril proprio il diretto interessato, che una volta prese le misure al campionato, e aver messo da parte la timidezza, di personalità ha dimostrato di averne da vendere.

Dopo aver speso due anni tentando di giocarsela con Alvaro Bautista. Provando a sopperire con la sua guida al limite alle carenze della R1, per tenere testa alla Ducati del rivale, Toprak ha deciso di cambiare strategia e di far saltare il banco puntando tutto sulla BMW, con l’aiuto del suo inseparabile manager Kenan Sofuolgu.

Una sfida per ritrovare stimoli e per dimostrare una volta per tutte di che pasta è fatto, perché il funambolo nato ad Alanya non si è limitato a mostrare il vero potenziale della M 1000 RR, ma ha bruciato le tappe. Ottenendo la sua prima vittoria con la Casa bavarese in sole quattro gare e portando al titolo, nel giro di una stagione, una moto su cui forse nessuno avrebbe avuto il coraggio di scommettere fino a neanche un anno fa.

Traguardo raggiunto con un’annata incredibile, in cui Razgatlioglu è stato in grado di infilare un filotto da record di 13 vittorie consecutive, che soltanto il muretto posto all’interno di Curva 15 a Magny-Cours ha saputo arrestare. Senza però riuscire a scalfire, nemmeno in minima parte, la fiducia e la forza di volontà dell’asso BMW.

Sì, perché El Turco non è uno che si arrende o che si accontenta. È un pilota con la mentalità e la fame del campione, il cui unico pensiero è vincere le gare, una dopo l’altra, a ripetizione. Proprio come ha fatto in questo 2024, in cui ha dimostrato, come forse mai prima d’ora, di non fermarsi davanti a niente e a nessuno

Facile dire che il merito sia tutto delle Superconcessioni. Ma la verità, che piaccia o no, è che sono stati il talento e le doti di Toprak a far fruttare il lavoro della BMW. Esaltando il potenziale e i punti di forza di una moto che, mano alla classifica, con i suoi compagni di marca, non sarebbe mai arrivata quest’anno a vincere il Mondiale.

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