Marc Marquez ci ha sempre abituato nella sua carriera a dei miracoli, piccoli e grandi, ma al Sachsenring si è superato. Era nella sua pista, con un disegno che è un manna per i suoi problemi fisici e con una Honda che aveva dimenticato parte dei suoi problemi, ma la vittoria che ha conquista rimane un capolavoro. Un successo ottenuto dopo 581 giorni di digiuno, un tremendo infortunio, un susseguirsi di operazioni e sofferenze. Fino a oggi.
“Non so ancora cosa sto provando - ha cercato di trovare le parole dopo le lacrime di gioia - Ho passato un momento duro e in tanti mi hanno aiutato: i dottori, la Honda, la mia famiglia, il mio team. Da soli non si riesce a uscire fuori da questa situazione. Questa è una vittoria importante per me, ma anche per Honda, perché eravamo arrivati qui con il serbatoio in riserva e abbiamo fatto rifornimento”.
Però in pista c’era lui, ed era da solo.
“Sapevo di essere in un circuito buono per me ma arrivato da una situazione difficile, da 3 cadute di fila - ha ricordato - Ho semplicemente guidato, provando a non pensare a cosa stavo facendo e da dove arrivassi. Ho preso qualche rischio quando ho visto qualche goccia di pioggia, quello mi ha fatto dire che sarebbe stato il mio giorno. È vero che alla fine quello che ho sofferto sono io, ma avere persone al tuo fianco aiuta tantissimo”.
"Sono stato mezz'ora al telefono con Doohan, ascoltarlo mi ha aiutato"
Marquez ha rivelato che un ruolo in questa sua rinascita l’ho avuto anche Mick Doohan.
“Ci siamo visti al Mugello e gli ho detto che avrei voluto parlare con lui, per sapere quello che aveva passato dopo il suo incidente - ha raccontato - Ho capito tante cose, sono stato mezz’ora al telefono con lui, Mick parlava e io ascoltavo, sembrava che stesse dicendo quello che stava succedendo a me. Anche lui non capiva più nulla sulla moto all’inizio, poi si era sentito meglio, poi faceva errori non normali per lui, delle cadute stupide. Parlare con lui mi ha aiutato molto”.
Anche Alberto Puig gli ha dato una spinta fondamentale.
“Martedì mi ha chiamato e mi ha detto: domenica devi vincere, lo sai. Io gli ho risposto che arrivavo da 3 cadute, e lui: è lo stesso, devi vincere. Questo mi ha fatto sentire più convinto. C’è stata anche la parte razionale, rappresentata da Emilio Alzamora, che mi diceva di fare attenzione. Alla fine ho seguito l’istinto”.
"La cosa più semplice sarebbe stata accontentarsi del podio, ma non è la mia mentalità""
Il che non significa che questa gara sia stata una passeggiata.
“Su questa pista perdevo solo in un punto, nel cambio di direzione seguito da una curva a destra, lì non mi sento a posto e sicuro - ha rivelato - È stata dura mentalmente, mi venivano in mente le tre cadute, a Le Mans, Mugello e Barcellona. Al braccio non pensavo, ho lavorato molto mentalmente per provare a dimenticarlo, anche se non è ancora a posto, quella è la soluzione”.
Il risultato è stato vincere.
“Questa è stata una vittoria importante per l’uomo, il pilota non è ancora quello che era, ma vedremo in futuro se potrò tornare a guidare come voglio io - ha spiegato Marc - Sicuramente è un successo diverso da tutti, anche se non so il perché, non sono più felice del solito. È stata una gara molto dura dal punto di vista mentale arrivando da 3 cadute, la cosa più facile sarebbe stato accontentarsi del podio, ma non è la mia mentalità. Se fossi caduto tutti mi sarebbero andati contro, ma ho seguito l’istinto”.
Che non lo ha tradito.
“È stato difficile rimanere concentrato senza mai mollare - ha continuato - In alcuni momenti mi sono accoro di essere troppo rigido, perché non volevo commettere errori. Poi me ne sono dimenticato, ho iniziato a pensare che Oliveira fosse mio fratello Alex, come quando in allenamento uno si mette alla caccia dell’altro. Ho creduto in me stesso”.
"Servirà ancora tempo per tornare il vecchio Marc, ad Assen tornerò a faticare"
Ha funzionato.
“Come avevo detto giovedì, questa è una pista in cui non avevo limitazioni fisiche e la Honda meno problemi, quindi sono andato all’attacco fin dal primo turno - ha affermato - Inoltre la giornata a Barcellona mi ha aiutato molto, è stata il mio test invernale, ho potuto capire in che modo guidare. Questa vittoria mi dà un ulteriore motivazione, ma non sono ancora lo stesso Marc del 2019, ci vorrà tempo e so già che ad Assen faticherò di nuovo. Poi ci sarà la pausa estiva, sarà importante per me, ma non credo di vincere in Austria, non l’ho mai fatto e non credo capiterà quest’anno” ha scherzato.
Ora però è sicuro di potere andare in ferie con un bel ricordo.
“Sono orgoglioso di quello che ho fatto oggi - ha chiarito Marc - Nello sport non bisogna mai guardare al passato, ma ora ho una motivazione in più, anche se io voglio essere ancora migliore”.
"Non mi interessa la mia posizione finale in campionato, per me conta solo il titolo"
La strada sarà lunga.
“Quando ero a casa, infortunato, pensavo che quando fossi tornato sarei stato forte, ma dopo la prima volta che guidai la MotoGP capii che ero lontano dal mio livello - ha detto - Da lì le cose sono state difficili, allora ho cercato di isolarmi dall’esterno e di concentrami solo su me stesso. Ho passato un periodo difficile, diverso da quando ebbi il problema all’occhio. In quel caso bastarono 3 mesi per risolvere tutto, invece questa volta è servito molto più tempo, il mio fisioterapista ha vissuto in casa con me per un anno. Dopo il GP di Barcellona ho deciso di tornare alla mia vita normale, allenarmi con mio fratello. E così ho fatto”.
C’è chi, spinto dall’entusiasmo, gli chiede delle sue aspettative per il campionato.
“So che non vincerò il titolo quest’anno, quindi non mi interessa la posizione in cui arriverò. Chi si ricorda chi è arrivato 2° nel 2005? Io no” ha sorriso.