La sua partecipazione è stata ufficializzata a febbraio. Non voleva proprio mancare Anthony West al round di apertura del Mondiale SuperSport. Per lui, nato a Maryborough, meno di duemila chilometri da Phillip Island, il tracciato australiano non nasconde segreti.
Si presenta in circuito con una Yamaha R6 di quelle “fatte in casa”. Al suo fianco non ci sono ingegneri laureati con 110 e lode, bensì tre amici ad assisterlo, con un denominatore comune, la passione per le due ruote.
Per uno come West, girare a Phillip Island è possibile farlo anche con una benda sugli occhi, ma lui non è ancora al corrente di quali siano le difficoltà che incontrerà sul proprio cammino. Giusto il tempo di mettere casco e tuta, scendere in pista per il primo turno di libere del venerdì ed ecco saltare il primo motore. Il suo weekend deve ancora iniziare ed è già fermo ai box sconsolato.
Nella seconda sessione le cose vanno addirittura peggio, perche il motore si rompe ancora prima di scendere in pista. Roba da non crederci per l’australiano. Sembra essere un segno del destino, tanto che in occasione della Superpole 1, il pilota Yamaha è costretto ad alzare bandiera bianca per una terza rottura. Riesce a realizzare soli cinque giri, il migliore in 1’34”899. Il weekend è praticamente segnato, ma non per l’australiano, che anziché abbattersi si mette al lavoro sulla moto nella speranza di essere al via della corsa la domenica.
Attraverso l’aiuto di un meccanico, rimedia da un team partecipante all’Australian Supersport un motore per la gara. Anthony e i suoi amici lo montano, ma in modo sbagliato. Avete capito bene, roba da non crederci! Tutto da rifare, ma alla fine ogni pezzo val proprio posto.
Domenica scatta dalla settima fila. Questa volta il podio sembra davvero essere un miraggio, invece eccolo farsi strada dalle retrovie. Anthony ne infila uno dopo l’altro e grazie al contatto tra Caricasulo e Cluzel, arriva ad affrontare l’ultimo curvone che porta sul traguardo in terza posizione. È volata a tre con Ryde e Tuuli, ma lui riesce a tenerli alle proprie spalle.
Com’è andata la gara? È lui stesso a dirlo: “Se mi avessero detto che salivo sul podio prima del via non ci avrei mai creduto – ha svelato - in ogni momento c’era un problema da risolvere. Ho dovuto addirittura rimediare un motore all’ultimo, perché rischiavo di non partire nemmeno”. Ma non è finita qua: “Dalla Siberia fino ad arrivare alla Lukey Heights la facevo tutta a limitatore, ve lo giuro. Comunque è andata bene, il podio non è male come risultato (sorride sornione)”.
Archiviato l’appuntamento australiano lo attende ora la Thailandia, ma West avverte: “Non so ancora se riuscirò ad esserci o meno a Buri Ram – ha sottolineato – fosse per me sarei già là domani. Purtroppo il problema è dettato dal budget”. Secondo voci di corridoio, la trasferta thailandese si aggirerebbe sui 50-60 mila dollari. D’altronde lo sappiamo, il Motorsport è anche o soprattutto business.