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SBK, Pedercini: "il nostro segreto? La passione"

"Questo ambiente è sempre più ostico e professionale ma noi andiamo avanti con buoni risultati, la nostra moto è simile a quella ufficiale"

Pedercini: "il nostro segreto? La passione"

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È vero, nel mondo delle corse di oggi, specialmente nei campionati mondiali, occorrono parecchi soldi per far quadrare i conti: denaro per le moto, spese per i trasferimenti, costi di gestione con varie ed eventuali, oltre ai meritati guadagni, voce, quest’ultima, non così sottintesa come si potrebbe pensare.

Lucio Pedercini, classe 1972, queste cose le conosce benissimo, essendo nell’ambiente motoristico da una vita, avendo corso nel Motomondiale nella classe 500 dal 1992, anno in cui Lucio debuttò con la milanese Paton e, dal 1993 al 1997 con la ROC-Yamaha nel team famigliare allestito insieme al fratello ed al papà Donato, una persona che, oltre ai conti, ha sempre alimentato il proprio lavoro con un ingrediente raro da trovarsi ma dal valore assoluto: la passione.

Passione che Lucio ha ereditato dal suo papà e che ha portato poi, dal 1998 ad oggi, nel mondiale SBK, in primis come pilota Ducati, moto con la quale detiene due titoli italiani conquistati nel 2001 e nel 2002 e, come tiene a precisare lui stesso con orgoglio: “in sella alla Ducati ho il record di gare disputate in SBK, con 176 presenze al mio attivo”.

A Lucio piace ricordare l’ambiente di qualche anno fa, mettendo, ancora una volta, in primo piano l’ingrediente fondamentale: “sia nel Motomondiale che in SBK, si respirava molta più passione; certo, si lavorava e girava comunque tanto denaro però, le differenze con l’ambiente di oggi sono evidenti”.

Puoi citare un esempio?

“Potrei citarne molti, ma il più evidente è proprio nel modo di fare dei piloti: prima potevamo dire, più o meno, qualsiasi cosa, con qualsiasi atteggiamento, senza che qualcuno creasse drammi nazionali o che cercasse il pelo nell’uovo in ogni singola parola. Allora, poteva anche scappare qualche parolaccia (e pure qualche dito medio), ma poi la faccenda moriva lì. Ecco perché esistevano più 'personaggi'. Oggi, i piloti sono tenuti a bada ed imbrigliati dal sistema, dagli sponsor e dai contratti, quindi non è facile intravedere la loro personalità”.

Pensi che alla SBK di oggi manchino personaggi con personalità?

Più che personalità, oggi la SBK ha bisogno di gente con carisma. Come Max Biaggi sino a pochi anni fa quando correva in questo campionato. Che Max potesse piacere o meno, faceva parlare di sé, perché, oltre al talento in pista, Biaggi portava in questo ambiente il suo carisma fatto anche di parole che oggi non tutti hanno il coraggio di dire”.

Pensi che Melandri potrebbe essere un buon mezzo di traino?

Eh, Melandri non è male… certo, non è al livello di Biaggi e Valentino Rossi, però Marco ha già vinto un mondiale in 250 e sia in MotoGP che in SBK è andato fortissimo. Quindi, certo, Melandri è un bel personaggio e farà sì che la gente parli della SBK”.

Vero. Ma serve solo questo alla SBK per crescere ancora?

Io ho notato che la SBK andrebbe pubblicizzata maggiormente; non tanto dalla tv, ma anche dall’organizzatore stesso. Per esempio, si va negli Stati Uniti a correre, facciamo un giro al centro commerciale e la gente crede che noi siamo componenti di alcuni team del campionato nazionale (il MotoAmerica), senza che nessuno sappia delle gare del mondiale nella pista vicino a casa. Oppure, mancano le pubblicità in giro per le strade, non solo nei pressi del circuito, ma anche nelle cittadine nelle vicinanze. Se nessuno sa che sta per correre la SBK, come può andare a vederla? La MotoGP è il contrario: del GP a Misano la promozione è iniziata già da un anno…”

Forse a chi “tira i fili”, va bene così…

“Sì, esattamente. Per ora, a loro, va bene così”.

Parliamo ora del tuo team… anzi, del vostro team...

Con mio papà abbiamo iniziato in SBK con le Ducati, lui e mio fratello si prendevano cura della parte tecnica ed io, oltre a guidare, mi occupavo della sezione relativa ai piloti ed agli sponsor. Sino al 2007 siamo rimasti con Ducati con ottimi risultati, poi, dal 2008 siamo passati alla Kawasaki che ci aveva fatto una proposta molto interessante. Infatti, anche oggi Kawasaki ci assiste bene e siamo contenti”.

Puoi fornirci qualche dettaglio tecnico?
 

Certo: i nostri motori sono curati da Akira, così come lo sono quelli ufficiali di Rea e Sykes; sicchè, i nostri propulsori non sono lontani da quelli del team KRT. A livello di sospensioni, noi abbiamo il supporto della Showa che fornisce anche il team ufficiale campione del mondo”.

E la parte elettronica?

Noi abbiamo una persona che viene nel box e ci inserisce le mappature nella centralina, però…”

Però?

Il team ufficiale ha i due elettronici che sviluppano il software con la Marelli, quindi Rea e Sykes partono in vantaggio; se, per esempio, loro hanno un problema durante un turno, lo risolvono subito, noi, invece, dobbiamo attendere la sera, perdendo tempo. Inoltre, il team ufficiale può permettersi di effettuare test a ripetizione, pensa che hanno già girato con la ZX10R in versione 2017! Queste sono le differenze, ma, ripeto: le nostre moto sono ottime e non così lontane da quelle del team KRT”.

Pensi che i piloti facciano ancora la differenza?

“Sì: sempre Rea e Sykes a Laguna Seca avevano dei problemi che non si potevano risolvere meccanicamente o elettronicamente, ma hanno saputo sopperire con la propria guida e con la esperienza maturata in molte ore in sella alle loro ZX10”.

Anche i tuoi piloti sono andati forte, Anthony West in particolare…

Davvero, Saeed Al Sulaiti è un assoluto debuttante e, senza conoscere moto, gomme e circuiti, si sta difendendo benissimo, oltre alle aspettative. West, bè, non è uno sprovveduto né un ragazzino: Anthony ha corso in 125, in 250, in MotoGP… sa andare forte ed il suo unico limite in questa stagione, essendosi presentato da noi come sostituto, è che salta da una moto all’altra, perdendo abitudine in quella che guida. Se West facesse tutta una stagione con noi, sono sicuro che potrebbe andare ancora meglio. Io ed il pilota australiano stiamo già parlando per il prossimo anno, perché siamo contenti dei nostri risultati”.

Stai cercando altri piloti?

Sì e sto parlando con piloti interessanti… ma ancora non posso farti nomi”.

Le voci che danno l’arrivo di altre Kawasaki SBK in griglia, ti spaventano?

No, il team Pedercini ha un rapporto diretto e consolidato con Kawasaki ormai da anni e nella Stock1000 noi siamo il team ufficiale; come detto, le nostre moto sono molto vicine alle ufficiali di Rea e Sykes, inoltre il nostro staff è composto da 24 persone in Europa e più di 15 in giro per il mondo, siamo un team famigliare ma molto professionale”.

Il tuo lavoro ti impegna per tutto l’anno, mi pare…

Più o meno sì, ma nessun problema. In questa attività ci sono poche pause per riposarsi ma quello che mi spinge è l’addittivo che mi ha donato mio papà, che oggi compie 63 anni. Con lui ho iniziato la carriera di pilota e di team manager e, nonostante i tempi nel mondo delle corse siano cambiati, la sua passione resta per me e per mio fratello il regalo più grande”.

 

 

 

 

 

 

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