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SBK, Rinaldi: “Strapotere Ducati? Non sfidiamo delle 600 con una MotoGP”

“Dire che la Ducati è la moto più forte porta click, ma non siamo Davide contro Golia: è una lotta ad armi pari, solo che noi stiamo lavorando meglio degli altri. Il merito non è solo della moto. Io ho fatto grandi sacrifici per ottenere questi risultati”

SBK: Rinaldi: “Strapotere Ducati? Non sfidiamo delle 600 con una MotoGP”

Nella domenica di Phillip Island è arrivato il riscatto di Michael Ruben Rinaldi, che ha messo a segno due secondi posti, dopo essere naufragato sul bagnato di Gara 1. Una prestazione in linea con le aspettative del riminese, ma che non basta a mitigare quel retrogusto amaro lasciatogli dalla prima gara dell’anno.

Nel complesso non sono soddisfatto di questo fine settimana, perché dopo le prove pensavo che ieri avrei potuto chiudere in seconda posizione, come ho fatto oggi. Poi è arrivata la pioggia e sapevo sarebbe stata una gara diversa, ma di solito non vado male con il bagnato: sono salito sul podio in Catalunya e sono stato diverse volte primo in prova sotto l’acqua, ma ieri il feeling con la pioggia era davvero scarso - ha spiegato l’alfiere Aruba.it Racing - Ho provato diverse cose cambiando l’assetto e l’elettronica, ma non avevo feeling con la moto. Durante la gara ho provato a fare tutto ciò che potevo, ma essendo la prima non volevo infortunarmi, visto che ho rischiato di cadere almeno una decina di volte. È brutto cominciare così la stagione, ma non posso controllare il meteo e in quel momento non c’era nulla che potessi fare per migliorare la mia posizione, se non riportare la moto ai box”. 

Sei soddisfatto del risultato di oggi?
“Il mio potenziale qui a Phillip Island era da secondo posto, come ho dimostrato oggi. È un buon risultato perché Alvaro è davvero forte qui e oggi è stata una buona giornata per me, perché ho confermato la velocità dei test e sono felice per come abbiamo lavorato, ma la mia delusione per la gara di ieri di ieri è superiore alla felicità di oggi, poiché credo di aver perso gratuitamente troppi punti. Va bene così perché è la prima gara e non ho mai cominciato così forte, ma dobbiamo capire cosa non ha funzionato e migliorare sul bagnato, perché in campionato non c’è sempre il sole”.

In che condizioni erano i tuoi pneumatici al termine di Gara 2?
“Finiti, perché ho spinto tanto all’inizio per stare con Alvaro. Sapevo fin dai test che Alvaro consuma meno gomma di me, quindi le ha salvaguardate e io no, ma ho comunque aperto un buon gap con i pioti alle mie spalle. La mia strategia è stata quella di guadagnarmi un margine che mi avrebbe permesso di arrivare secondo. Ho guadagnato fino al 15°-16° giro, poi nelle ultime quattro tornate controllato la moto, che si muoveva tanto, senza preoccuparmi dei decimi che avrebbero guadagnato nei miei confronti. È andata bene”.

In termini di guida, che differenze ci sono tra te e Alvaro?
“La differenza non è così grande, il fatto è che risparmiare di più le gomme gli dà più margine. Anche quando otteniamo gli stessi tempi, io sto dando il 100% e lui il 95%, quindi stargli dietro implica che tu finisca le gomme”.

Cosa significa per te avere quattro Ducati tra i primi cinque?
“Sono contento del lavoro che sta facendo la Ducati in MotoGP e in SBK, ma penso che non sia un risultato reale, visto l’incidente di Lowes e Toprak. Abbiamo visto che la Ducati non se la cava male con la gestione delle gomme, ma fatichiamo un po’ quando c’è troppo grip. Ognuno ha i propri assi, ma questa pista forse ci ha un po’ aiutati a lavorare meglio con le gomme”.

Qual è il segreto di questa Ducati, che qui ha dimostrato di fare una grossa differenza rispetto a Kawasaki e Yamaha?
“Non direi proprio. Penso che in questo momento porti un sacco di click dire che la Ducati è la miglior moto. Sicuramente è forte, ma perché non si parla del fatto che la pole era di una Yamaha, o che nei test a Jerez non eravamo davanti? So che Alvaro è il più veloce sul passo gara, ma è perché abbiamo lavorato in maniera diversa e non ci si può lamentare perché la Ducati ha lavorato meglio degli altri. Non stiamo parlando di una MotoGP contro una 600, ma di una sfida tra SBK. Non c’è questa grande differenza che si vede, semplicemente a Borgo Panigale stanno lavorando meglio e gli altri si devono adeguare. Quella di Phillip Island è una pista particolare e in Indonesia non sarà altrettanto facile. Quando Rea ha vinto per sei anni di fila nessuno diceva che la Kawasaki era imbattibile rispetto alle altre molto, mentre adesso lo si dice della Ducati perché siamo forti, ma non credo sia corretto chiedere cosa facciamo di diverso, o dire che sia solo merito della moto, perché ci sono anche dei piloti in sella. Qui non è Davide contro Golia. Lottiamo tutti con le stesse armi”.

Credi che li tuoi risultati attuali siano già frutto della tua nuova preparazione fisica?
“Ho parlato con il mio preparatore, che è lo stesso di Alvaro, e mi ha detto che siano migliorati molto, ma ci manca ancora. Questo significa la miglior versione di Michael. Sicuramente ho fatto molti sacrifici in questi mesi: niente più feste, niente più serate ad andare a dormire tardi. Sono sempre andato a letto alle 22, anche durante le feste. Questa è la mia vita adesso e ho fatto questi sacrifici in virtù dei risultati. Ero deluso per essere arrivato 14°, a 55”, dopo tutti questi cambiamenti alla mia routine. Ma ho continuato ad allenarmi secondo il programma e oggi è stata una buona giornata. Comunque, ho ancora margine di miglioramento”.

Cosa ti aspetti dall’Indonesia, considerando che lì piove molto di più?
“Credo che disputeremo delle prove sul bagnato, ma sarà un’altra storia perché un tracciato diverso, con una superficie diversa e mi aspetto che ci sarà più grip. Ho chiesto al mio Team Manager, Serafino Foti, di prendermi un motard per farmi allenare di più con la pioggia. Mi allenerò di più, ma il fatto è che non sono lento sul bagnato, dobbiamo solo capire come mai mi sono sentito così qui, per evitare che accada ancora”.

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