Non avrei mai pensato di seguire una speciale della Dakar con Carlos Checa. E invece eccomi a bordo di una macchina stampa lungo il percorso della tappa numero 7 delle auto Uyuni - Iquique. E' la prima volta che Carlos è sulla Dakar. Ieri ha seguito la gara dall'elicottero, oggi invece stiamo aspettando l’arrivo delle prime macchine partite dalla tappa marathon in Bolivia.
Nell’attesa, due turisti cileni riconoscono Carlos e gli chiedono una foto.
"E' da tanto che volevo seguire la Dakar e devo ringraziare gli Organizzatori perché mi hanno permesso di conoscerla da vicino - racconta Carlos - ero in ferie, così ne ho approfittato per fare una piccola vacanza. Oggi è anche un'occasione speciale perché è il 40esimo compleanno del mio amico Oscar Lanza".
Volato a Santiago del Cile, ha seguito le tappe di Copiapo ed Antofagasta. Adesso ci troviamo alle spalle della gran duna di Iquique, 3 chilometri di discesa, che nelle passate edizioni Robby Gordon ha percorso a 219 km/h.
"La Dakar è considerata una gara estrema - commenta Carlos - credo che la difficoltà più grande sia il ritmo elevatissimo che stanno tenendo i piloti di punta. Certo, il calore, le lunghe ore in moto, le poche ore di sonno, la tipologia del terreno sono tutti fattori che influiscono, ma la velocità è impressionante”. Mentre parliamo passa la Mini di Nasser Al Attiyah.
Hai mai pensato di correre la Dakar?
"Mi piace tantissimo l'idea dell'avventura e del fuoristrada, ma non della competizione. Il mio ritiro dalle corse è ancora troppo recente. Non solo, la Dakar richiede un livello tale di preparazione fisica e del mezzo che in questo momento non mi sentirei di intraprendere".
Carlos si guarda intorno e la natura è imponente.
"Non so se i piloti riescono a godersi questi paesaggi mozzafiato mentre sono in speciale".
L'idea di correre un rally però non dispiacerebbe allo spagnolo.
"Ho fatto un raid con Marc (Coma). L’ho accompagnato in Marocco durante un suo allenamento. E' stata l'occasione per conoscere la navigazione e il deserto. Mi piacerebbe fare dei rally in moto, ma non la Dakar. Sto pensando a correre il Merzouga Rally in Marocco o l 'Abu Dhabi Desert Challenge, che richiedono una preparazione minore. Per quanto riguarda la Dakar, invece, dovresti togliermi 15 anni per poter soltanto ipotizzare di farla in moto. L’auto, invece, potrebbe essere una bella alternativa”.
Tornando alle moto, tra Barreda e Coma, chi vedi favorito?
“Sono due piloti spagnoli e entrambi molto forti. Tra i due conosco meglio Marc. E’ un pilota con una grande esperienza, non a caso ha vinto 4 Dakar. Il suo punto di forza è la costanza, non solo, sa come gestire la gara. Barreda, invece, è velocissimo, ma in passato ha fatto tanti errori che gli sono costati cari. Ha tutto il potenziale per vincere, se non sarà quest’anno, sono sicuro che ce la farà”.
Intanto ci spostiamo più avanti. Al nostro gruppo si è unito anche Heinz Kinigadner con il figlio Hannes. Su un’altra macchina ci sono invece i piloti kazaki Dennis Berezovstky e Ignat Falkov.
Dal nostro punto di osservazione passano le macchine in trasferimento. Vediamo un buggy che perde una ruota. Il copilota scende di corsa e comincia ad armeggiare sulla macchina. Passano i minuti. Il pilota non scende. Adesso i minuti sono diventati cinque. Un’intuizione. E’ il buggy di Albert Llovera, lo sciatore rimasto paralizzato in un incidente di Coppa Europa. Accorriamo. Noi verso la macchina, per vedere se Albert sta bene, mentre Carlos e Oscar si lanciano alla ricerca della ruota.
“Il mondo è piccolo - dice Checa emozionato - conosco molto bene Albert, ogni tanto ci vediamo ad Andorra e a Barcellona, ma ancora non l’avevo incontrato sulla Dakar. Ed eccomi che lo trovo fermo in mezzo al deserto. Con l’aiuto di alcuni poliziotti, che si trovavano sul posto, ho recuperato la ruota. Sarà pesata 50 chili!! È stata una fortuna ritrovarla, perché la ruota di scorta era bucata. Dopo poco è arrivato anche il compagno di squadra che si è messo subito al lavoro per riparare la macchina. Tutto è andato a buon fine e che soddisfazione vederlo ripartire! Per me è stata una giornata indimenticabile: paesaggi incredibili, l’incontro con Llovera, la foto con i due fans cileni che sono sbucati dal nulla e mi hanno riconosciuto..”.
E’ proprio vero che il mondo è piccolo.