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MotoGP, Petrucci: “questa Ducati GP23 è docile, meglio di quella che guidavo io"

“Come la Dakar, questo è stato un altro grande regalo che mi ha fatto lo sport e oggi per me è stata come una vittoria. Spero che ci sarà utile anche per capire le mie difficoltà in Superbike”

MotoGP: Petrucci: “questa Ducati GP23 è docile, meglio di quella che guidavo io

Sorride Danilo Petrucci al termine del GP di Francia, l’ultimo tassello del suo weekend da sostituto di Enea Bastianini, in sella alla Desmosedici GP del team ufficiale Ducati. Un tuffo nei ricordi che ha ridato slancio e morale al pilota di Terni, 11° al traguardo del Gran Premio a Le Mans. 

“È stata una gara molto difficile rispetto a ieri, però ho migliorato un po’ il passo e il giro veloce. Alla fine, tolto il primo giro che ero dietro, non ho mai preso più di un secondo dal primo. 7-8 decimi al giro non è male, essendo salito venerdì sulla moto. Sono contento. Ho spinto per tutta la gara e man mano ho capito un po’ di più la moto - ha raccontato Petrux tracciando il bilancio della trasferta francese - Ringrazio la Ducati che mi ha fatto questo regalo. È stato bellissimo correre di nuovo qui, con tutta questa gente e una Ducati. È una cosa che non avrei mai pensato di fare nella vita e sono contentissimo. Ho anche preso punti, quindi rimango sull’albo d’oro anche quest’anno. Mi dispiace per l’altra parte del box, quella di Pecco, che non ha preso punti, però ci sono state tre Ducati sul podio e sono contento anch’io. Penso fosse molto difficile fare di più con due giorni d’esperienza sulla moto”.

È un’altra Ducati rispetto a quella che guidavi tu?
“Sì, sono andati a risolvere quei punti difficili, che erano l’erogazione del motore e la guidabilità della moto. Dalla prima curva che ho fatto, ho sentito una moto molto più docile a centro curva. Il passaggio tra gas chiuso e gas aperto è praticamente inesistente e questo è ciò che fa girare la moto quando non c’è grip o hai la moto piegata, però è rimasta la potenza impressionante della Ducati. Penso sia la miglior moto che abbia mai guidato in vita mia, peccato che sia già domenica. Temo che non la guiderò più, però sono stato contentissimo. Mi sono emozionato nel giro d’onore. Sono stato tre volte sul podio qui a Le Mans, il pubblico francese mi vuole molto bene e sono stato contentissimo di essere qui per un weekend”.

Come è stato lavorare di nuovo con Gigi e gli altri?
“Mi sono trovato benissimo con la squadra. Con il capotecnico Marco Rigamonti, con l’ingegnere elettronico Dario Massarin e tutti i ragazzi. Mano a mano, con l’esperienze con la Ioda, la Pramac, la Ducati, la KTM, la Suzuki e di nuovo con la Ducati, penso di aver lavorato con tutte le persone del paddock e devo dire di aver ottimi rapporti con tutti. Non abbiamo fatto errori, mi dispiace solo per la caduta di venerdì pomeriggio, però erano condizioni difficili e Le Mans è una pista abbastanza traditrice. Oggi ci sono state tante cadute ed era difficile rimanere in piedi, però penso di aver fatto il mio. Portare la moto alla fine e prendere un po’ di punti era il massimo che potessimo fare. Sono stato un po’ attaccato con il gruppetto davanti, con Morbidelli, ma ero sempre un po’ in ritardo con l’apertura del gas, come mi succede in Superbike, quindi cercavo di recuperare in frenata”. 

Fra 20anni, cosa racconterai ai tuoi figli di questa gara?
“È stata un’emozione incredibile. Mi ha fatto impressione la prima volta che ho messo questa felpa e uno si è avvicinato per un selfie, perché quell’immagine l’ho vista per tanto tempo e rivederla è stato come fare una passerella. Era stata una cosa molto diversa l’anno scorso in Thailandia, invece qui, con questo pubblico, con la squadra con cui ho vinto, su una pista dove ho vinto, è stato un grandissimo regalo che mi ha fatto la vita. Oggi è stata come una vittoria”.

Ne hai fatta di strada dalla Ioda alla moto Campione del Mondo.
“Sì, le ho messe quattro marce nella mia vita. È stato tutto un cerchio. Quando sei un fenomeno al CIV o in Superstock arrivi in MotoGP pensando di essere un fenomeno, invece quando arrivi alla seconda gara della tua vita e ti doppiano, dici: ‘Non è proprio come me l’aspettavo la MotoGP’. Mano a mano però, lottando, sono arrivato da ultimo a primo e poi con KTM ho rifatto anche ultimo: ho fatto proprio tutto il cerchio! Bene o male, sono stato vicino in qualifica e in gara. Sono molto felice di aver guidato una moto che ha vinto il Campionato del Mondo”.

Un weekend così è il carburante che ti serviva per arrivare a fine stagione e, magari, per i prossi anni?
“Sì. Questo è un altro grande regalo che mi ha fatto lo sport e che mi ha dato la forza di andare avanti, come ha fatto la Dakar. Pensavo di fare come gli elefanti e di andare a morire lontano dal branco, invece mi ha dato la forza di correre ancora, di andare in America e di tornare nel Mondiale Superbike. Spero che potremo usare qualcosa per capire le mie difficoltà in SBK, perché qua sono andato più forte che nelle gare in Superbike, quindi c’è qualcosa che non stiamo capendo dall’altra parte. Adesso ho un’altra riunione con la Ducati per capire cosa si può fare per la SBK”.

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