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MotoGP, Rossi: "Io pilota del mio team VR46? Difficile, ma non impossibile"

"La priorità è restare con Petronas, ma saranno i risultati a decidere se continuerò. Avere una squadra è un bel modo per restare in questo mondo anche dopo il ritiro"

MotoGP: Rossi:

Per una volta, il Valentino pilota è passato in secondo piano e al suo posto è apparso quello manager. Del resto sarebbe stato impossibile ignorare la notizia arrivata ieri dell’ingressi del team VR46 in MotoGP, e Rossi è il primo a esserne orgoglioso.

È un cerchio che si chiude - commenta il Dottore - Eravamo partiti una decina di anni fa aiutando mio fratello, Migno, Morbidelli, che correvano nel CIV ed essere arrivati in MotoGP è una grande soddisfazione, una bella cosa per noi e l’abbiamo fatto anche per la MotoGP e il motorsport in generale. Penso che il nostro sia un buon progetto, in questi anni abbiamo aiutato tanti piloti e lo stiamo facendo ancora ancora insieme alla Federazione Italiana”.

La domanda è se un team nato per i giovani potrebbe avere come pilota un veterano come lui. La prima risposta è scherzosa: “se avrò ancora voglia di correre potrei tenere una moto per me, essendo il capo” ride. Poi torna serio: “in verità questo team non cambia molto per la mia decisione se continuare o meno perché, come ho sempre detto, dipenderà dai risultai e la mia priorità rimane Petronas. Quindi, al momento, direi che è molto difficile che io possa correre per il mio team, però non è detto al 100%, le cose possono cambiare da un giorno all’altro. Diciamo che è è difficile ma non impossibile, ma prima bisognerà vedere se sarò competitivo, quello farà la differenza”.

Per adesso, Valentino si accontenta, se così si può dire, di avere portato la squadra nella classe regina. Anche se nei social ci sono stati commenti negativi per essersi legati alla famiglia reale dell’Arabia Saudita, un Paese in cui i diritti umani non sempre vengono rispettati.

Aramco negli ultimi anni dato il suo supporto in diversi sport, dal calcio alla Formula1, per noi è un partner importante - spiega - Magari si potrò fare qualcosa per migliorare le cose, ma il nostro è un rapporto sportivo, basato sulla squadra. Io non ho parlato direttamente con loro, ci sono molte persone nella VR46 che si occupano di queste cose, io sono soprattutto un pilota e sono stato coinvolto come capo - sorride - Sono contento di questo accordo perché  negli anni siamo riusciti a crescere passo dopo passo e ci siamo molto divertiti, perché siamo prima di tutto dei tifosi, dei drogati di questo sport. All’inizio non pensavamo neanche alla MotoGP, ma poi è arrivata questa possibilità e ci siamo detti: perché no? Sarà sicuramente divertente e anche un bel modo per rimanere in questo mondo quando non sarò più un pilota”.

Una cosa però non è ancora chiara, che moto avrà il team.

Abbiamo parlato con tutti, Aprilia, Ducati, Yamaha e Suzuki, non sono aggiornatissimo ma non credo che la decisione sia stata presa” dice.

C’è un solo dubbio: se sia vera la voce che Valentino avesse firmato con Yamaha una clausola, al suo ritorno nel 2013, per cui non avrebbe più potuto guidare un’altra MotoGP che non fosse una M1.

Come ho detto, la priorità sarebbe quella di continuare con Petronas, ma sinceramente non ricordo di questa clausola. A prescindere dalla moto, sarà comunque difficile che corra nella mia squadra” conclude.

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