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Non è più tempo di supereroi: questa MotoGP-Triathlon si vince con la pazienza

La proiezione dei dati di Bagnaia di questo campionato lo porta a 377 punti totali: si tratta di 43 punti in meno rispetto a quelli che Marquez ha accumulato nel suo percorso verso il sesto titolo della MotoGP nel 2019. In una stagione che contava 19 e non 20 gare, e quando c'erano solo 25 punti in palio per ogni weekend

Non è più tempo di supereroi: questa MotoGP-Triathlon si vince con la pazienza

La quinta prova del mondiale MotoGP è negli archivi con la bella vittoria di Marco Bezzecchi, il fantastico duello fra Martin e Marquez, conclusosi con la caduta di quest’ultimo a meno di due giri dalla fine mentre si giocava il secondo posto, la collisione subito dopo il via fra Bagnaia e Vinales e tanti altri incidenti, come quello di cui è rimasto vittima, dopo un bel salvataggio, Luca Marini. Ma il punto non è questo.

Stiamo assistendo infatti ad un aumento degli incidenti, e ciò è quasi scontato visto che raddoppiando le partenze è inevitabile, statisticamente, raddoppiare le cadute. Lo sapevamo dall’inizio, e dall’inizio abbiamo detto che non ci piaceva.

Non basta l’emozione della Sprint Race del sabato con la vittoria dell’esplosivo Jorge Martin a farci dimenticare i tanti contro della nuova formula, il più importante dei quali è sicuramente la minore sicurezza, ma anche un certo depotenziamento del Gran Premio, che nel passato è sempre stato vissuto sull’attesa del Grande Evento.

Il fine settimana del motomondiale si brucia in un affastellarsi di eventi minori, con il venerdì che è di fatto una qualifica per la Q2, mentre il sabato la stessa lotta per la pole viene annacquata dalla Sprint subito dopo. Ma dopo tutto queste sono impressioni personali, e ammettiamo che possono essere fuorviate dalla nostra lunghissima militanza nel campionato che è sempre vissuto su questa liturgia.

Viviamo in una realtà fatta di micro-emozioni, ed i social ci dimostrano che l’attenzione degli spettatori è minima, ma va conquistata, anche se per pochi minuti. Storie, reel sono la quintessenza della futilità e di un certo approcciarsi bulimico alla vita.

Sembra che non ci sia più tempo per l’attesa, né voglia di andare a fondo ad una storia. Del resto oggi più che sobbarcarci la fatica di vedere un film nella sua interezza  preferiamo seguire le serie facendo binge watching, per interrompere la visione a nostro piacimento, passare ad altro, per poi magari riprendere il tessuto del già visto.

Ma ancora una volta, non è questo il punto.

Il punto è che stiamo assistendo ad un campionato del mondo di motociclismo profondamente diverso da tutti quelli che lo hanno preceduto, ed è probabile che alla fine avremo un campione del mondo affermatosi grazie a strategie diverse. Quanto, perlomeno, lo è stato Joan Mir, vincitore del mondiale dell’era Covid con gare andata-ritorno sullo stesso circuito.

Del resto l’atletica, mia grande passione, ci dimostra con il Decathlon che il campione di questa specialità a punti che include gare classiche come il 100 metri, i 400 piani e i 1500 è lontano dai record delle categorie singole. Esempio: i 100 metri sono percorsi in 10”12…

In quella specialità, dunque, conta più la media delle prestazioni che la prestazione assoluta. Ed ora il motomondiale è una specie di…Triathlon. Perché tre specialità? Beh perché oggi la pole è più importante che mai, visto che da l’accesso a due gare, la Sprint ed il GP vero e proprio, poi c’è appunto la Sprint Race e quindi il Gran Premio.

Nella MotoGP, chiamiamola classica, la pole era ovviamente sempre importante, ma mitigata dalla lunghezza della prova che poteva permettere un recupero anche con una partenza dal centro dello schieramento o peggio. Cosa che oggi è impossibile. Sbagli la qualifica? Sei penalizzato due volte.

E arriviamo al dunque: con cinque Gran Premi alle spalle la MotoGP ha distribuito la bellezza di 185 punti, ma come è andata?

Invece di sprecare tempo a raccontarvelo vi faccio leggere questa breve notai dell’amico David Emmet di Motomatters, che è un genio assoluto nelle analisi.

Se si confronta questo campionato con quelli degli anni precedenti, ci si rende conto di quanto sia bassa la media dei punti. Dopo le prime cinque gare del 2015, Valentino Rossi aveva 102 punti su un massimo di 125. Nel 2016, Jorge Lorenzo aveva 90 punti su 125, nel 2018 e nel 2019 Marc Marquez aveva 95 punti su 125. Nel 2016, Jorge Lorenzo aveva 90 punti su 125, nel 2018 e nel 2019, Marc Marquez aveva 95 punti su 125. Nel 2017 Maverick Viñales ha totalizzato 85 punti su 125. Nel 2021 Fabio Quartararo ha totalizzato 80 punti su 125. Il punteggio di Quartararo nel 2021 era ancora pari al 64% dei punti disponibili.

L'equivalente più vicino è il campionato 2022. L'anno scorso, dopo cinque gare, Fabio Quartararo era in testa alla corsa al titolo con 69 punti su un massimo di 125. Si tratta comunque di un bottino di punti del 55%, il 5% in più rispetto alla prestazione di Bagnaia nel 2023.

Per dirla in altro modo, ci sono ancora 555 punti in palio, se non verranno annullate altre gare (e dall'India arriva la notizia che la gara al Buddh International Circuit si svolgerà come previsto). Se Bagnaia dovesse continuare a questo ritmo, conquistando tra il 50 e il 51% dei punti in palio ogni fine settimana, allora otterrebbe altri 283 punti, per un totale di 377 punti alla fine dell'anno.

Si tratta di 43 punti in meno rispetto a quelli che Marc Marquez ha accumulato nel suo percorso verso il sesto titolo della MotoGP nel 2019. E Marquez lo ha fatto in una stagione che contava 19 e non 20 gare, e quando c'erano solo 25 punti in palio per ogni weekend.

Oggi invece i punti a disposizione per Gran Premio sono ben 37, per un totale di 185 in questi primi cinque appuntamenti del campionato.

I numeri si commentano da soli. Come il fatto che in testa al campionato ci sia Francesco Bagnaia nonostante ben tre Gran Premi a zero punti. Marco Bezzecchi, sotto questo punto di vista, è stato molto più costante con due vittorie in Gran Premio, un terzo ed un sesto posto.

Non avendo la palla di vetro non possiamo dire chi vincerà il motomondiale 2023, quel che è certo è che con così tanti punti (ed errori) a disposizione sarà un Campione diverso da quelli precedenti. Ma per cortesia smettiamo di parlare di livello stellare. C’è un ottimo livello, ovviamente, ma non è stellare. Del resto in quale sport un atleta torna dopo un infortunio di un mese e mezzo, fallisce per un soffio la pole e poi si gioca il podio in condizioni tecniche non ottimali?

Il bello dello sport è che si può non essere d’accordo, ma stiamo comunque parlando di sport. Una attività ludica. Si accettano diverse interpretazioni dei fatti. Purché esposte con la chiarezza del nostro amico David.

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