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Pol Espargaró: “La MotoGP è cambiata radicalmente, ammiro l’adattamento di Marc”

“È difficile adattarsi ai cambiamenti dell’ultimo decennio, per questo ammiro il modo in cui Marquez ci è riuscito. KTM è una delle tappe della mia carriera di cui vado più orgoglioso. Ho sofferto in Honda, ma non me ne sono mai pentito”

MotoGP: Pol Espargaró: “La MotoGP è cambiata radicalmente, ammiro l’adattamento di Marc”

Dopo 18 anni nel Motomondiale, di cui dieci in MotoGP, si è chiusa la carriera da pilota titolare di Pol Espargaró, che a Valencia ha disputato la sua ultima gara con i colori del team GasGas Factory Racing Tech3. L’ultimo fine settimana di gare di Polyccio prima di iniziare a vestire i panni del collaudatore per la KTM. Uno dei marchi più importanti della carriera del più giovane dei fratelli Espargaró, che sul finire del 2016 ha deciso di lasciare la Yamaha satellite del team Tech3 per sviluppare il progetto della Casa di Mattighofen, con cui ha corso fino al 2020, prima di firmare per il team Repsol Honda.

“Ho ricevuto un'offerta dalla Suzuki quando sono entrati nel campionato e l’ho rifiutata, perché pensavo di voler passare alla Yamaha. Poi ho iniziato a vedere i risultati della Suzuki e mi sono detto: ‘La prossima Casa che arriva, qualunque essa sia, me ne vado da qui e salgo su quella barca’. Ed è stata la KTM, ha raccontato Pol in un’intervista concessa alla testata spagnola Motosan, in cui ha ripercorso alcune delle tappe più importanti del suo impegno in MotoGP. 

Questo è stato forse uno dei punti di cui sono più orgoglioso nella mia carriera da pilota - ha rivelato il 32enne, spiegando le ragioni che lo hanno spinto a raccogliere la sfida del costruttore austriaco: “Nei tre anni in cui sono stato in un team satellite non ho imparato nulla. Mi davano una moto da guidare e io la guidavo. Non mi sentivo produttivo; e quello di cui ho bisogno, in ogni cosa che faccio, è di sentirmi utile e produttivo. Adesso viviamo in un’epoca in cui i team satellite hanno materiale ufficiale, ma allora era molto diverso. Non avevamo tutti i motori che avevano Jorge e Valentino. Come poteva un debuttante con poca esperienza essere più veloce di Lorenzo e Rossi con meno materiale? Era impossibile”. 

Espargaró: “L’ambiente in Honda era diverso da quello in KTM, con Marc è stata una guerra”

Nei suoi anni con la compagine austriaca, Pol ha contribuito a far crescere la RC16, portandola dal fondo dello schieramento al quinto posto in campionato, ottenuto nel suo ultimo anno da pilota ufficiale KTM. 

“Mi sono spaccato la schiena negli anni in KTM, abbiamo lavorato tutti molto duramente, ma c’è stato un momento in cui ho detto: 'Ok, ho firmato per portare questa moto tra le prime cinque del campionato. Sono arrivato quinto, a pari punti con il quarto, ho mantenuto la mia parte dell’accordo e ora voglio iniziare un nuovo capitolo' - ha raccontato il pilota iberico - Lì è arrivato il team Repsol Honda. Sapevo che la moto non andava bene, ma essere accanto a Marc Marquez in Honda è fantastico e non potevo dire di no. Ho sofferto molto, ma non mi sono mai pentito della decisione che ho preso. Se non avessi intrapreso quel cammino, forse avrei qualcosa dentro di me che mi direbbe ‘perché non l'hai fatto?’.

Il biennio con la Casa di Tokyo non ha portato i risultati sperati da Espargaró, che ha comunque tratto dei grossi insegnamenti da questa esperienza.

Stando accanto a Marc ho imparato a essere più competitivo, perché porta la competitività alla sua massima espressione all’interno del box. Nella prima gara in Qatar eravamo in lotta, sono riuscito a stargli davanti e lì mi sono reso conto che era una guerra. Abbiamo avuto un’incredibile lotta interna, ma mi è piaciuto - ha ammesso - Era un ambiente molto diverso da quello a cui ero abituato. In KTM era tutto trasparente, mentre in Honda era molto più opaco, nessuno lavorava insieme, tutti prendevano strade completamente diverse. Per me era il modo sbagliato di lavorare. Venivo da un metodo di lavoro differente, in cui si ottenevano risultati incredibili lavorando insieme come una squadra”.

Ripensando al suo esordio in MotoGP nel 2014, Polyccio non può che constatare quanto sia cambiata la classe regina nell’ultimo decennio.

“Da quando sono arrivato in MotoGP dieci anni fa, è cambiato tutto: l’elettronica, le gomme, aerodinamica, i motori, il modo di guidare. Il cambiamento è abissale ed è difficile adattarsi a tutti questi mutamenti - ha osservato - Credo che il fatto di adattarsi a tutte queste tappe sia una cosa ammirevole. Quello che sta facendo adesso Marc, o che ha fatto Valentino all’epoca, è questo che ammiro: il fatto di aver attraversato tutte quelle fasi e di essersi adattati per essere competitivi”.

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