Sta facendo molto scalpore la notizia dell’inserimento in Gazzetta Ufficiale del decreto riguardante la regolamentazione delle norme in materia di tutela delle risorse forestali e silvo-pastorali. Il decreto, firmato dal Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, da quello della Cultura Dario Franceschini e dal titolare della Transizione Ecologica, Roberto Cingolari, detta i criteri minimi per la salvaguardia delle aree boschive e di fatto bandisce le attività ludiche in fuoristrada a tutti: moto, quad, 4X4 e bici non possono più transitare lungo sentieri e mulattiere. Gli unici preposti a farlo sono mezzi agricoli, macchine operatrici, autocarri e trattori per fini di manutenzione, controllo e ripristino. In pratica le strade di montagna non sono soggette più al codice della strada, il transito ai privati è vietato e l’enduro diventa illegale. Ma è davvero così?
Legge vecchia
La battaglia contro i motociclisti e automobilisti appassionati di off-road non è certo materia d’attualità: già nel 2017 alla Camera dei Deputati venne presentato un emendamento di modifica al Codice della Strada che vietava di fatto il passaggio delle moto in fuoristrada. A sancire l’illegalità però ci ha pensato il decreto legislativo n°34 del 3 aprile 2018, che ha inibito la viabilità forestale al traffico ordinario. In soldoni le strade di montagna sono riservate a trattori, TIR e macchine operatrici che ogni anno si prodigano nel disboscamento intensivo (che fa non pochi danni), ma non a moto, quad, bici e 4X4. Insomma: il fuoristrada è diventato illegale, ma già parecchio tempo fa.
La beffa del “Criterio minimo”
Con il DL 34/2018 formalmente il divieto diventava effettivo “previa autorizzazione comunale”: quindi si lasciava agli enti territoriali la scelta di preservare le aree forestali e agro-silvo-pastorali. Non siamo giuristi, e come migliaia di appassionati attendiamo che FMI (e non solo visto che la legge vieterebbe il transito anche a ciclisti, cacciatori, cercatori di funghi e altre categorie per come viene presentata) chiarisca i dettagli e faccia sentire la propria voce, ma al momento l’unico distinguo rispetto al decreto del 2018 sia nell’aver fissato i “criteri minimi” di preservazione di queste aree.
Al primo comma dell'articolo 1 del nuovo decreto legge si legge infatti: "Il presente decreto definisce i criteri minimi nazio-nali inerenti agli scopi, le tipologie e le caratteristiche tecnico-costruttive della viabilità forestale e silvo-pasto-rale, delle opere connesse alla gestione dei boschi e alla sistemazione idraulico-forestale secondo quanto disposto all’art. 9 del decreto legislativo 3 aprile 2018, n. 34." e il secondo comma chiarische che "Le regioni, per quanto di loro competenza e in re-lazione alle proprie esigenze e caratteristiche territoriali, ecologiche e socio-economiche, nell’adozione delle di-sposizioni minime di cui all’art. 9, comma 2, del decreto legislativo 3 aprile 2018, n. 34, possono integrare le di-sposizioni del presente provvedimento, purché non venga diminuito il livello di tutela e conservazione delle foreste come presidio fondamentale della qualità della vita".
Dopo 15 giorni “silenti” le pubblicazioni della Gazzetta Ufficiale diventano legge, quindi, a calcoli fatti, il fuoristrada diventerebbe "nuovamente" illegale il 16 dicembre. Ma sarà veramente così?