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Rivola: "Arrivavo dalla F1 e la MotoGP mi ha accolto con scetticismo"

INTERVISTA 2ª PARTE - "Nel 2023 punto alla prima vittoria, il podio ci deve fare venire più fame. Moto Guzzi in MotoGP? Rispondo con una battuta: con un team satellite, perché no?"

MotoGP: Rivola:

Ieri avevamo pubblicato la prima parte dell’intervista con Massimo Rivola, ad di Aprlia Racing (la trovate QUI). Con lui abbiamo parlato dell’arrivo di Vinales e del rapporto con Dovizioso, una storia che va di pari passo con la crescita della RS-GP, arrivata a Silverstone sul podio. Il manager faentino, però, quando era arrivato in MotoGP dalla Formula1 e dalla Ferrari era stato visto con sospetto e anche le sue scelte di portare tecnici dalle quattro ruote erano state guardate con sospetto.

Rivola è il primo a saperlo: il nostro gruppo di lavoro si sta fortificando, le persone che erano state accolte, un po’ dalla stampa e magari anche internamente, con un po’ di scetticismo perché arrivavano dalle quattro ruote si sono integrate. Il fatto di avere una cultura più ampia all’interno è un vantaggio”.

"Il ricorso per il cucchiaio? Ora iniziano a capire perché l'ho fatto"

Tu stesso sei accolto con un po’ di scetticismo. Inoltre ti eri presentato con il ricorso contro il ‘cucchiaio’ di Ducati…
Un ricorso che ora tutti iniziano a capire. Sento dire che c’è troppa aerodinamica, l’ho vissuto per vent’anni e l’ho fatto notare subito: attenzione se non si scrivono le regole bene! Tutto questo mi fa piacere, avevo già vissuto questi problemi e ho alzato il braccio. È ovvio che abbia sentito questo scetticismo nei miei confronti sia nel paddock che all’interno dell’azienda, è normale, ma io sono abituato ad andare avanti per la mia strada perché credo in quello che faccio. Lavoro tanto e il lavoro paga, quindi avanti tutta! Ora stiamo migliorando e questo aiuta tutti, anche me”.

Questo è un momento bello per Aprilia, ma quando sei entrato in azienda però la situazione era complicata. Cosa avevi pensato?
Chi me lo ha fatto fare? (ride). Scherzi a parte, voleva dire che c’erano tante opportunità per crescere, io cerco sempre di vedere il lato positivo. Il problema è sempre il tempo, quanto ne hai per essere giudicato, quindi qualche jolly lo devi giocare se non ne hai tanto. Quando sei lontano in termini di prestazione e non hai tante risorse, ma senti di avere la possibilità di potere fare qualcosa, ogni passo va curato, come diceva Minardi bisogna contare fino a 10. Non nego che ci sia stata una componente di fortuna, ma alla base c’è il lavoro. Se prendi una persona dalle quattro ruote e la metti nel motociclismo, se sai che è un gran lavoratore e che ha fatto molto bene, allora arriva. È più un problema di integrazione, di fargli capire la cultura aziendale. Tutto questo rende la sfida ancora più bella ma, anche in passato, quando mi chiedevano di cosa avrei avuto bisogno rispondevo sempre il tempo”.

"Per migliorare ho dovuto trovare l'equilibrio per cambiare senza distruggere"

Non si cambia tutto dal giorno alla notte?
Quando arrivi in un’azienda di una certa dimensione non puoi raddoppiarla, altrimenti la sfasci. Vorrebbe dire che sei irrispettoso di quello che è stato fatto. L’equilibrio per riuscire a non distruggere, ma di dare più opportunità creando maggiori strumenti e portando conoscenze da mondi diversi, è iil più difficile da ottenere. Poi vedi che i risultati in pista arrivano e ho sempre detto che la nostra moto 2020 era nettamente migliore rispetto alla 2019, non si è visto perché gli altri avevano fatto un salto in avanti importante, soprattutto KTM. Noi misuravamo le nostre prestazioni su noi stessi e vedevamo che invece di prendere 40 secondi a gara ne prendeva 15, e quest’anno siamo passati a 5, 10. L’erba alta è più facile da tagliare della bassa, se il prossimo anno arriveremo a due e mezzo vorrà dire che ci staremo avvicinando sempre di più. Avere due piloti e un collaudatore forti, e che tra l’altro guidano moto abbastanza simili tra loro, aiuterà”.

"La prima vittoria? Ci punto nella prossima stagione"

Parlando di tempo: quando la prima vittoria?
Il prossimo anno punto a vincere una gara. Però stiamo calmi, il fatto di avere fatto un podio ti dice che puoi farcela ma ora bisogna alzare l’asticella. Va benissimo essere felici per un podio, ma la nostra esultanza a Silverstone è stata simile a quella per un Mondiale perché è stato emozionante, mancava da 21 anni. Dobbiamo fare in modo che questo non sia sufficiente, deve farti venire ancora più fame”.

L’ultima domanda è una curiosità. In questi giorni si festeggiano i 100 anni di Moto Guzzi, non c’è mai stata l’idea di riportare il marchio in MotoGP, un po’ come KTM fa in Moto3 con Husqvarna e Gas Gas?
“Sì, ma non è mai stata approfondita veramente perché oggi Aprilia ha un’identità un DNA molto ben specifico. La cosa molto bella è vedere il Gruppo Piagge fare un’investimento enorme sulla futura sede di Mandello, presentare la V100 e allo stesso tempo la serie 660 per Aprilia. In passato si vedeva che non c’era una spinta enorme sulle moto, forse la proprietà era più interessata agli scooter, ora è un momento storico con grandi investimenti su Aprilia e Moto Guzzi, è bellissimo. Se Aprilia non avesse fatto un passo in avanti in MotoGP, saremmo stati l’anello mancante, se continueremo a fare bene il nostro lavoro tutto il gruppo ne beneficerà. È una responsabilità che è giusto avere. Tutto questo fa sentire una spinta positiva”.

Quindi non vedremo Moto Guzzi in MotoGP?

Faccio una battuta: oggi le corse sono Aprlia, quindi con due moto no, con quattro chi lo sa. Se in futuro avremo un team satellite perché no? E si potesse fare una 8 cilindri ancora meglio (ride)”.

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