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Chronicles of Motegi, Day #3, Pedrosa cade, ma in scooter, e Nakasuga non gradisce visite nel box


motegi4_3Stamattina siamo arrivati comodi in macchina da quello che chiamiamo lo 'Shining Hotel'. E' un vecchio Golf Club apparentemente in disuso a 18 chilometri da Motegi. Non c'è personale, solo un vecchio custode che parla solo giapponese e che Gigi Soldano ha soprannominato 'Igor'. Come tutti gli anni Gigi ieri sera ha provato a chiedergli la password del wi-fi individuata dai nostri smartphone ottenendo la stessa identica risposta di sempre, accompagnata dal gesto delle braccia incrociate con cui i giapponesi esprimono diniego: "no passport!". Ed infatti per prendere la camera non ce n'è bisogno. Non ti chiedono documenti. Scrivi il tuo nome su un foglio e Igor ti consegna la chiave. Qui quasi nessuno parla inglese, siamo a 200 chilometri circa da Tokyo ma è una zona rurale, lungo la strada si scorgono piccole abitazioni col tetto di ardesia circondate da campi coltivati che ogni volta ci spingono a pensare a quanto accaduto alla centrale di Fukushima, che è ad appena 100 Km. motegi3_6L' albergo dove alloggiamo è vicino al circuito ed incredibilmente economico per gli standard giapponesi: un segreto svelatoci da Nori, uno dei nostri amici dell'HRC. Non vi diremo in nome per questo, solo che ha rimembranze...hawayane! L'alternativa è il costosissimo 'Twin Ring', dove sono tutti i piloti o una sistemazione nella città di Mito. Ma andarci significa sobbarcarsi ogni mattina una cinquantina di chilometri di stradine dove i limiti di velocità sono rigorosamente rispettati e ricordati - pensate - da cartonati di finte macchine della polizia con tanto di lampeggiante! Qui basta il monito. Noi invece abbiamo appostamenti con l'autovelox e tutor… Arrivare presto in circuito e fiondarsi subito in uno dei gabbiotti delle squadre comporta un sacco di vantaggi accessori per chi fa il giornalista, oltre al caffè a scrocco naturalmente. motegi3_8 Per esempio questa mattina mentre, uniti come un sol uomo, penetravamo nelle difese di quello della Ducati siamo stati bloccati da Davide Tardozzi che ci inibiva l'accesso farfugliando di una qualche riunione. Siamo rimasti sorpresi perché, sempre con educazione, abbiamo libero accesso quasi ovunque. Quasi contemporaneamente, roba di un minuto,però la porta si è aperta e hanno cominciato ad uscire una fila di giapponesi. La Ducati, come fece la Ferrari a suo tempo, si stava accordando con la Honda per uno scambio di tecnologie? Beh, in un certo senso perché dal prossimo anno il team Aspar, che ha deciso di usare le GP14.2 monterà forcelle Showa. Chi ce lo ha detto? Nessuno ma poiché tutti i giapponesi vestivano la divisa della casa di sospensioni è stata una deduzione ovvia. Delle volte le notizie non le cerchi, ti cascano in mano. Del resto come in natura la diversità della specie è una cosa da proteggere, specie ora che praticamente quasi tutti i team usano Ohlins e Brembo. Poi però in MotoGP c'è il monogomma…è di fronte a fatti come questo che rimpiangiamo i tempi di Cadalora che, insoddisfatto della sua gomma anteriore ne montò una di marca diversa da quella posteriore. Mi sembra che scelse una Dunlop, lasciando la Michelin dietro ma mi potrei sbagliare, è passato un sacco di tempo. motegi3_2 Sorrideva di questo ricordo, Dani Pedrosa mercoledì scorso quando parlavamo appunto degli attuali problemi che comporta per i piloti il ritorno alla casa di Clermont, ma non è stato per mancanza di grip all'anteriore che Dani questa mattina ha fatto un piccolo incidente mentre entrava nel paddock in scooter. Semplicemente qualcuno gli ha aperto lo sportello di una macchina davanti mentre transitava e lo spagnolo è finito in terra con il suo passeggero, suo fratello Eric. Nessun danno, fortunatamente per entrambi. Prima scrivevo che in linea di massima abbiamo accesso quasi ovunque, cioè ci è permesso non solo stare nella pitlane ma anche entrare nei box. E' vero, ce ne sono di più e meno aperti a fotografi e giornalisti, ma in linea di massima si può attraversarli tutti senza incorrere nelle ire dei meccanici, e questo è in gran parte dipeso dal fatto che quantomeno di faccia, ci conosciamo tutti. motegi3_9 Una cosa di cui non ho tenuto conto, invece, durante la FP1 quando, vista la Yamaha gialla e nera di Katsuyuki Nakasuga, attirato romanticamente dal colore mi sono sentito spintonare da un mastino giapponese mentre, inginocchiato, mi accingevo a scattare una foto della storica livrea. La foto che ho scattato mostra proprio quell'attimo. Va bè, capita. Ora non ci resta che domandare se, al di là della colorazione, quell'immagine contenga qualche segreto della M1 2016, dopotutto Nakasuga è un collaudatore! A proposito, il paddock si sta riempiendo come tutti gli anni di Cosplay che invece di fare riferimento al mondo dei fumetti imitano i piloti. Quella che abbiamo fotografato si ispira a Marc Marquez e, a richiesta, alza anche il gonnellino per far vedere le mutandine marchiate. Chissà perché non ha riscosso uno strepitoso successo.

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