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MotoGP, Lorenzo: "Bagnaia ha perso entusiasmo, sembra spento e negativo"

VIDEO - A Valencia poca attività in pista nella mattinata, occasione perfetta per parlare con Jorge: "Spies andava forte, poi nel 2012 prendeva un secondo da me e crollò. Con Bagnaia è simile: vai più lento, e ti capitano anche più cose negative"

MotoGP, Lorenzo: "Bagnaia ha perso entusiasmo, sembra spento e negativo"
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Nel paddock di Valencia, durante i test MotoGP in vista della stagione 2026, Jorge Lorenzo osserva e commenta da ex campione del mondo ma anche da attento analista. Parlando con Paolo Scalera, il maiorchino si lascia andare a ricordi del passato – dall’idolatria per Max Biaggi da bambino agli anni vissuti accanto a Valentino Rossi – e analizza il presente: il potenziale di Pedro Acosta, la sfida (anche mentale) tra Bagnaia e Márquez, il salto di Toprak Razgatlioglu dalla Superbike alla MotoGP, fino al ruolo decisivo degli ingegneri e dei capitecnici. Ne esce un ritratto lucidissimo di una MotoGP che cambia, dove i galli nel pollaio non mancano e il fattore psicologico pesa tanto quanto i cavalli del motore.

Ti ricordi ancora quando, da ragazzino, ci incontrammo sotto il camper di Max Biaggi a Jerez?
"Bellissimo, che giorno, che emozione. Ricordo benissimo quel periodo: ho pianto per Max, per esempio, in una gara che aveva fatto con Ralf Waldmann nel 1997, l’anno in cui ha vinto con la Honda. Waldmann e Max erano molto simili e alla fine Waldmann lo ha superato all’ultimo giro. Io avevo dieci anni e ho pianto perché volevo che Max vincesse e non ha vinto. Immagina che tipo di idolatria avevo per lui".

Oggi, a parte Márquez, non si vede più un pilota che arriva in una nuova categoria, fa la pole e vince subito, come Biaggi a Suzuka contro Doohan. Perché è così difficile che ricapiti?
"Oggi è ancora più difficile che succeda. La Moto2 non ha l’elettronica e la MotoGP sembra un’astronave, c’è troppa differenza. Ti devi abituare a una cosa molto diversa da quella a cui sei abituato, e lo devi fare con pochissimi test. Hai Valencia per un giorno, magari tre giorni in tutto, poi stai fermo due mesi: non hai tempo per abituarti. I rookie hanno qualche test in più, ma sempre poco".

Pedro Acosta: è davvero l’unico che, a parità di moto, può battere Márquez?
"Uno che avrebbe potuto fare quello che ha fatto Biaggi è proprio Pedro Acosta, nel suo primo anno di debutto, se avesse avuto una Ducati. Sicuramente avrebbe fatto meglio di quanto ha fatto con la KTM. Pedro Acosta con la Ducati sarebbe molto pericoloso per Márquez. Márquez è fortissimo, sicuramente ancora più completo di Pedro. Ma Acosta ha la gioventù, non ha avuto grandi infortuni, è “intero”, fortissimo. È un animale: lavora come un animale, dalle sei del mattino alle dieci di sera".

In che senso “lavora come un animale”? 
"Si sveglia alle sei del mattino, va in palestra due-tre ore, mangia, fa un’altra sessione di palestra, poi fa una siesta di mezz’ora e torna a fare una doppia sessione di allenamento. È un atleta professionista al 100%".

Tu ti allenavi allo stesso modo?
"Più o meno sì. Mi svegliavo un po’ più tardi perché mi piaceva dormire, magari alle otto, però lavoravo tanto anch’io".

Parliamo di Toprak. In Superbike tutti hanno visto la sua enorme confidenza in frenata. Ma in MotoGP cambia tutto: freni in carbonio, moto molto diverse. Come ti immagini il suo adattamento?
"Guarda, ai miei tempi Colin Edwards è arrivato dalla Superbike e ha fatto podi con la Yamaha, pur guidando una moto molto diversa da quella con cui aveva vinto in SBK. Se Edwards e Ben Spies sono riusciti a vincere una gara o andare molto forte, perché non può farlo Toprak? Certo, adesso la Yamaha non è nel suo momento migliore, e questo non aiuta. Se Toprak fosse arrivato in MotoGP quando la Yamaha era la miglior moto, sarebbe cambiata la storia. Adesso ci sono anche le Pirelli che arriveranno nel 2027: lui con quelle gomme ha esperienza, gli altri no. Non saranno esattamente le stesse gomme che usa oggi in Superbike, ma il feeling sarà simile e lui avrà già un anno di esperienza. Arriverà nel 2027, secondo me, con molta forza. Detto questo, le MotoGP sono prototipi molto rigidi. In Superbike si muove tutto perché le moto non sono così rigide. La Yamaha, per il suo stile di guida, è probabilmente la moto più difficile: devi essere molto preciso, non puoi frenare come fa lui “fino alla cucina”".

Molti tuoi ex colleghi oggi fanno i collaudatori. Tu invece hai smesso, hai corso in auto, ti abbiamo visto con la Porsche, ma adesso?
"No, io faccio tante cose. Faccio il telecronista. La ricerca di adrenalina, dici? La trovo in altri modi. Faccio qualche giornata con uno sponsor di moto elettriche e poi… simulatore con la PlayStation. Posso giocare a Gran Turismo, alla Formula 1, ad Assetto Corsa, ai giochi di corse e racing in generale".

Nel simulatore almeno non ti fai male…
"Esatto. La differenza è che quando sbagli con Assetto Corsa non ti fai male e non hai 50.000 o 70.000 euro di danni con la macchina. Anche il portafoglio non lo senti".

Che macchina hai adesso nella vita reale?
"Adesso ho solo una Smart di seconda mano che ho lasciato a Lugano. Non ho più nessuna macchina sportiva. Ho avuto tutte le auto che potevi avere: F40, F50, Enzo Ferrari, Lamborghini SVJ63, Pagani… le ho avute tutte. Adesso non ho niente".

Venendo al Mondiale, molti sono rimasti delusi: ci si aspettava un grande duello tra Márquez e Bagnaia, e invece abbiamo visto situazioni estreme, come la vittoria di Motegi e poi la gara successiva chiusa praticamente ultimo. Com’è possibile un’alternanza così?
"Dobbiamo capire che Bagnaia era in una situazione ideale, quasi idilliaca: l’unico pilota ad aver vinto due mondiali con la Ducati, italiano su moto italiana, la fabbrica tutta con lui… era perfetto. Poi Ducati ha deciso di prendere il gallo tra i galli: sette, otto titoli mondiali, mediaticamente più forte, e in più è successo che tecnicamente è andato più forte. Questo psicologicamente ti comincia a creare dei dubbi, perdi un po’ di fiducia, hai meno confidenza. Quando poi vai in pista, inconsciamente vai più piano. Io credo che la moto di quest’anno abbia anche qualcosa che non lo fa sentire completamente a suo agio. Questa è la mia teoria: non è solo mentale. Ma tutto insieme – Márquez molto più forte, la moto che non gli piace – crea tanta differenza".

E adesso cosa può fare? La moto la migliori un po’, ma la testa è molto più complicata…
"Il problema è che sembra che la Ducati 2026 non cambierà tantissimo. Sicuramente questi tre mesi di pausa gli serviranno per staccare. Secondo me gli manca un po’ di entusiasmo, di allegria: da fuori mi sembra spento, negativo. È la mia impressione, magari non è così. Se qualcuno lo aiutasse innanzitutto a ritrovare entusiasmo e allegria, tutto il resto arriverebbe di conseguenza".

Tu sei arrivato in MotoGP nel team di Valentino e sei andato forte subito. Poi Rossi è andato in Ducati, è tornato, siete stati due galli nello stesso pollaio. Che differenze vedi rispetto a oggi?
"La differenza è che nel 2013 io ero chiaramente più forte: Valentino è tornato con un profilo un po’ più basso, gli è costato ritrovare la velocità con la Yamaha. Non era la stessa situazione, perché lui si è ritrovato un po’ più lento, anche tre decimi, mezzo secondo. Nel 2014 Bridgestone ha cambiato le gomme e lui si è trovato meglio: ha fatto secondo in campionato e io terzo. Eravamo più vicini, ma lui non è mai stato chiaramente più forte di me come oggi Márquez lo è su Bagnaia. Ti faccio un altro esempio: nel 2011 Ben Spies è arrivato in Superbike e in pre–stagione e nelle prime gare era fortissimo, l’ho sofferto. Alla fine è andato più forte lui nel 2011. Ma nel 2012 io andavo un secondo più forte e lui è crollato psicologicamente: quando vedi Lorenzo un secondo più veloce, la tua fiducia comincia a scendere. E poi arrivano le sfortune: si rompe la moto, qualcuno ti butta giù… piove sul bagnato. Con Bagnaia è simile: vai più lento, e ti capitano anche più cose negative".

Ti stupisce che oggi le Case più avanti siano italiane, Ducati e Aprilia?
"Mi sorprende perché hanno meno soldi delle giapponesi. In Formula 1, chi vince? Di solito chi ha più soldi: Ferrari, McLaren… Adesso un po’ è cambiato perché hanno messo la stessa elettronica, gli stessi pneumatici, ma se puoi modificare tutto – gomme, elettronica, telaio – di solito vince chi ha più soldi: fa la macchina o la moto più forte e può pagare anche i piloti migliori. Per questo mi sorprende che fabbriche “piccoline” come Ducati e Aprilia stiano dominando giganti come Honda e Yamaha".

Tu conosci bene Gigi Dall’Igna. Che giudizio dai del suo ruolo in tutto questo?
"Secondo me l’errore grande che ha fatto la Honda è non prendere Dall’Igna. Ci ha provato, ma forse non abbastanza. Se l’avesse preso, Márquez sarebbe rimasto in Honda e oggi Honda starebbe vincendo dei campionati".

Honda però ha preso Romano Albesiano, che in Aprilia ha fatto bene.
"Non lo conosco personalmente. Sicuramente è un bravo ingegnere, perché in Aprilia ha lavorato molto bene, però non ho abbastanza conoscenza diretta per giudicarlo".

Se dovessi fare oggi una squadra tutta tua, che moto sceglieresti, che ingegneri e che piloti prenderesti?
"Per vincere subito, l’anno prossimo, prenderei Ducati, Márquez e Acosta. Se invece parliamo di un progetto a tre-quattro anni, prenderei Honda, Dall’Igna, Acosta e Márquez: quello sarebbe il progetto vincente".

E come capotecnico? È una figura fondamentale per tenere il pilota concentrato.
"Ramon Forcada, per esempio, era secondo me il miglior tecnico in quanto a conoscenza delle sospensioni. Però aveva anche dei lati meno buoni: un carattere non facile e la tendenza a cambiare tanto. Gli piaceva cambiare molto, quindi dovevi controllarlo perché non esagerasse con le modifiche. A livello di sospensioni, però, è il numero uno. Io stesso sono perfezionista, mi piace sempre provare, provare, provare… quindi insieme eravamo un po’ “pericolosi” da quel punto di vista. C’era poi Gabarrini, una persona molto calma, molto empatica con il pilota, con qualità tecniche molto buone. È difficile scegliere tra i due: sono profili diversi, entrambi validi".

Sei curioso di questi test verso il Mondiale 2026 o ti aspetti un altro campionato dominato da Márquez?
"Se tu sapessi il futuro, sapresti anche chi vincerà… Non lo sappiamo, però se oggi devi scommettere, hai più possibilità scegliendo Márquez. Se tutti sapessimo il risultato, saremmo milionari: prenderemmo tutti lo stesso numero alla lotteria. La vera domanda per me è un’altra: chi saranno le due sorprese dell’anno prossimo e chi saranno le due delusioni? Ogni anno succede. Nel 2024 le grandi delusioni sono stati Bagnaia e Martín, per motivi diversi. Sorprese? Alex Márquez e Bezzecchi".

Alex, secondo me, è un pilota sottovalutato: ha vinto Moto3 e Moto2, è stato campione del mondo in entrambe le categorie. Non è uno che colpisce subito come “speciale”, è più un diesel che arriva con calma, fa pochi errori. Il suo stile non è vistoso: non è aggressivissimo come Acosta, non è spettacolare esteticamente, un po’ come Aleix Espargaró. Ma è efficace.
"Io stesso non avevo uno stile spettacolare nel senso del “numerino”: non entravo di traverso ovunque, però ero elegante, tipo Eddie Lawson, John Kocinski, Max Biaggi. Lo stile di Alex magari non è il più glamour, ma lui è migliorato tantissimo e, soprattutto, non ha gettato la spugna. Questo è molto meritevole".

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