È cominciata una nuova Era in Superbike, o almeno è ciò che si augura Toprak Razgatlioglu dopo questo travolgente inizio di stagione. Il suo miglior avvio di sempre, con nove successi conquistati in 15 gare. Ben due affermazioni in più di quelle messe a segno dal 27enne nei 12 Round del 2023, quando si è trovato a rincorrere un Alvaro Bautista in stato di grazia con una Yamaha R1 non all’altezza della Ducati V4R del rivale.
Uno scenario diametralmente opposto a quello a cui stiamo assistendo quest’anno, in cui Toprak ha preso le redini della BMW per dimostrare a tutti, una volta per tutte, di che pasta è fatto. “Ducati è la miglior moto del paddock. Se fossi andato lì e avessi vinto il Mondiale non sarebbe stato speciale per me. È anche per questo che ho scelto una sfida diversa”, aveva affermato un anno fa il pilota turco, motivando la sua inspiegabile decisione di lasciare la Casa dei Tre Diapason per sposare il progetto del costruttore tedesco.
Scommessa che in pochi avrebbero fatto alla luce delle difficoltà incontrate negli ultimi anni dalla Casa di Monaco di Baviera, ma ha che ha dato pienamente ragione al coraggio e alla lungimiranza del 27enne. Il quale non avrebbe tratto abbastanza soddisfazioni dal battere lo spagnolo a parità di moto, considerando i bocconi amari che si è trovato a ingoiare la passata stagione. Uno su tutti il Round a Portimao del 2023, in cui Razgatlioglu, al culmine della rabbia e della frustrazione, ha disintegrato il cupolino della sua Yamaha a suon di pugni, dopo aver incassato tre brucianti sconfitte all’ultima curva dell’ultimo giro.
Da sconfitto a demolitore: la vendetta di Toprak Razgatlioglu
Ridicolizzato da Bautista e dalla Ducati per le carenze in accelerazione della R1, più volte accusata di sembrare una 600cc contro la Rossa, El Turco è passato al contrattacco andandosi a prendere ciò che gli era sempre mancato, ovvero una moto veloce e potente, supportata dal sostegno incondizionato di una Casa come BMW, pronta a investire tutto il necessario per portarlo al titolo.
Da inseguitore a lepre, da sconfitto a demolitore: questa la vendetta di Razgatlioglu, che una volta smesso di prendere schiaffi ha cominciato a restituirli ai rivali. Con gli interessi. Lo si è cominciato a vedere a Misano, dove l’asso turco si è preso il lusso di festeggiare la sua prima tripletta in sella alla M 1000 RR con uno stoppie prima della bandiera a scacchi. Ed è apparso ancor più chiaro a Donington, dove il funambolo nato ad Alanya si è goduto fino in fondo il suo momento, spadroneggiando sia dentro che fuori dalla pista.
Sì, perché Toprak non si è limitato a dettar legge sul tracciato che si potrebbe considerare il suo cortile di casa, ma ha annichilito gli avversari con tre successi perentori, conditi da dei festeggiamenti volutamente ironici e provocatori. Come la scenetta con la Polizia al termine di Gara 1 e ancor più la “verifica tecnica” alla sella della discordia della sua BMW. Siparietti studiati a tavolino per veicolare un messaggio ben preciso: il ragazzo timido e introverso che si era affacciato al Mondiale nel 2018 non si ferma più davanti a niente e a nessuno ed è pronto per fare della Superbike il suo parco giochi.





