La stagione più complicata di sempre da quando veste i colori della Kawasaki ha lasciato il segno sul morale di Jonathan Rea e sulla continuazione del suo sodalizio con la Casa di Akashi. Dopo nove stagioni, 104 vittorie e sei titoli Mondiali consecutivi, conquistati insieme tra il 2015 e il 2020, il Cannibale si separerà dal costruttore giapponese a fine stagione, per prendere il posto di Toprak Razgatlioglu in Yamaha.
Una decisione sofferta ma inevitabile
Uno scenario che sembrava impensabile solo un anno fa, quando il nordirlandese ha siglato un rinnovo biennale con la Kawasaki, mentre si trovava in piena lotta per il Mondiale. Cosa è cambiato da allora al punto da spingere Rea a rescindere il contratto con un anno di anticipo, dopo aver siglato a Most la sua 261esima partenza in sella alla ZX10-RR?
Tutto e niente è la risposta più corretta. Primo pilota a tagliare il traguardo dei 250 podi in carriera tra le derivate di serie, Rea non ha mai smesso di scrivere pagine di storia del Mondiale SBK, né di lottare come un leone. Ma ha cessato di vincere con assiduità e di lottare per il podio in ogni Round del Mondiale. Una condizione inaccettabile per un fuoriclasse come il nativo di Ballymena, che all’età di 36 anni si sente nel miglior momento della sua carriera, ma è castrato dalla scarsa competitività di una moto rimasta sempre la stessa da quasi dieci stagioni.
La tanto attesa nuova omologazione che avrebbe dovuto restituire 500 giri motore alla Ninja a inizio anno si è rivelata soltanto un’evoluzione a livello di elettronica e telaio di una moto che risente del peso degli anni e ha ormai ormai raggiunto il limite di sviluppo del suo pacchetto. Abituata a dominare fino all’arrivo di Bautista in Ducati, in puro stile giapponese, la Casa di Akashi ha infatti preferito continuare a sviluppare la propria moto anziché rivoluzionare il progetto. Tanti piccoli affinamenti, come li ha definiti lo stesso Rea, che non bastano però per rivaleggiare con una potenza di fuoco come quella messa in campo dalla Ducati, con il binomio formato da Alvaro e la Panigale V4R.
Rea e la Kawasaki, vittime dei propri successi
Lo sa bene Johnny che, proprio come la scorsa stagione, si trova a occupare il terzo posto in campionato dopo i primi otto Round dell’anno. Ma a differenza del 2022, in cui aveva conquistato 5 vittorie e altri 13 podi in 24 gare, accusando un ritardo di 67 da Bautista e 8 dal secondo posto di Razgatlioglu, il Cannibale ha all’attivo soltanto 10 podi e una vittoria, che gli valgono 251 punti e un gap di 176 lunghezze dalla vetta e 102 da Toprak.
Un abisso che rende facile intuire come siano principalmente motivazioni di stampo squisitamente tecnico quelle alla base dell’addio di Rea, rimasto vittima del proprio successo. Come ha ammesso lui stesso parlando della crisi di risultati della “verdona”.
Sempre più perplesso dalle decisioni e dalla strada battuta dalla Kawasaki, che preferisce concentrarsi sull’accumulare i punti delle concessioni necessari per poter adoperare i 500 giri ottenuti a stagione in corso, piuttosto che cercare di lottare stabilmente per le posizioni che contano; il Cannibale deve aver realizzato in questa pausa estiva che le tribolazione di questa stagione sarebbero state con buona probabilità un antipasto delle delusioni da incassare il prossimo anno.
Dal verde al blu per puntare al rilancio
Regolarmente battuto sia da Bautista che da Razgatlioglu, il nordirlandese ha dunque deciso di regalarsi una possibilità di rilancio, saltando in sella alla R1 lasciata libera dal pilota turco. Una moto che pur risentendo dei limiti di potenza del proprio motore si è rivelata assai più competitiva e costante della Ninja del 36enne e che potrebbe regalare a Johnny un finale di carriera da protagonista.
Supportato da una Casa ufficiale in grado di mettere in piedi un progetto vincente alla sua stagione stagione con il turco, e con tanta voglia di riscatto dopo l’abbandono di Razgatlioglu, Rea si è giocato il jolly, raccogliendo l’eredità di Toprak. Una nuova grande sfida per ritrovare gli stimoli e le ambizioni venute meno in Kawasaki e dimostrare anche agli scettici di non aver mai perso la stoffa del campione.