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MotoGP, GP Argentina: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Vinales, Morbidelli e Mir conquistadores in Argentina. Sorride anche Valentino, Honda e Ducati si leccano le ferite

MotoGP: GP Argentina: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Ti sposti dal deserto alle terme argentine e trovi ancora la pioggia e gli stessi vincitori. La fredda cronaca non restituisce le emozioni di un Gran Premio in cui i colpi di scena avrebbero fatto la fortuna di un qualsiasi scrittore di thriller. Perché se il colpevole è stato sempre Vinales, Valentino si è lanciato al suo inseguimento non senza avere regalato suspense per due giorni. Non sono stati i due soli protagonisti, perché Crutchlow, Zarco, Folger, Bautista e Petrucci sono stati più che delle spalle.

Anche nelle altre classi c’è stato modo di gioire e arrabbiarsi, con Morbidelli e Mir a risplendere ancora una volta. Chi ben comincia è a metà dell’opera e questo 2017 non ci sta facendo mancare niente.

IL BELLO – Italia e Brasile nel motociclismo giocano insieme e danno vita a Franco Morbidelli, uno che balla il samba con l’acceleratore, dribbla in curva e si nutre di spaghetti e motori. Il carioca di Tavullia, ma nato all’ombra del Colosseo, è cittadino del mondo ma soprattutto dei suoi circuiti: in Argentina ha firmato la doppietta e ora punta a diventare capocannoniere a fine stagione. Bene, bravo, bis!

IL BRUTTO – Si dice che già alla prima sillaba della parola ‘Argentina’ a Borgo Panigale si incomincino a fare gli scongiuri. A Termas de Rio Hondo, negli ultimi due anni, non c’è stata fortuna per le Rosse, ma se nella scorsa stagione il disastro avvenne prima di un doppio podio, questa volta è andata ben peggio. Dovizioso ha sofferto come non si sarebbe aspettato, Lorenzo ha detto di avere trovato la via ma non c’è stata la conferma. Il piatto piange, meglio pensare al Texas.

Un ultima cosa: bello invece l’abbraccio di Aleix Espargarò al Dovi per scusarsi di averlo buttato a terra.

IL CATTIVO – La spy story della MotoGp si recita fra dogane polverose, riunioni per nulla segrete e carichi sospetti. Gomme che scompaiono, appaiono, si nascondono, non arrivano. C’è chi giura di averle provate, chi dice che non c’erano e alla fine si ingarbuglia una questione così semplice da risultare banale. Cosa manca? Una posizione ufficiale della Direzione Gara, che con due righe avrebbe potuto mettere fine a un baillame che alla fine dei conti ha fatto solo sprecare tempo e parole.

LA DELUSIONE – Eran trecento, erano giovani e forti e non sono saliti sul podio. Ci scusi Mercantini per avergli rubato e storpiato i versi, ma il battaglione italiano in Moto3 in queste prime due gare non ne ha azzeccata mezza. La truppa azzurra non difetta né in quantità né in qualità, ma i risultati in pista sono imbarazzanti, con eliminazioni reciproche eccellenti. Salviamo solo Migno e Arbolino, quest’ultimo ai suoi primi punti iridati.

LA CONFERMA  – Maverick Vinales e Valentino Rossi sono come Batman e Robin, anche se non è ancora chiaro chi sia l’uno e chi l’altro. La certezza è che come la coppia di vendicatori mascherati vincono ogni battaglia a suon di schiaffoni e gadget tecnologici made in Japan. Lo spagnolo rischia quasi di annoiare nella sua perfezione, l’italiano invece ama i colpi di scena. Due approcci opposti, ma è il finale quello che conta.

L’ERRORE – Ora sappiamo che i due fratelli Marquez non devono avere avuto voti alti in fisica quando erano studenti. Alex si stende quando si stava giocando la vittoria, Marc quando era solo al comando. Mal comune mezzo gaudio si dice, ma non è vero.

LA SORPRESA  – Karel Abraham in prima fila, Alvaro Bautista ai piedi del podio: l’usato sicuro di Ducati dà le sue soddisfazioni. Anche una bella rivincita per due piloti troppo spesso sottovalutati, ma capaci di infastidire nomi ben più blasonati. In questi casi, la soddisfazione è doppia.

IL SORPASSO – Da 16° a 1° con una rimonta mozzafiato, Joan Mir vince senza annoiare. Un bella gatta da pelare per tutti.

LA CURIOSITA’ – Era dal 1992 che non capitava che gli stessi piloti vincessero entrambe le gare inaugurali della stagione in tutte e tre le classi. In quel caso ci riuscirono Ralf Waldmann, Luca Cadalora e Mick Doohan, in ordine di cilindrata.

IO L’AVEVO DETTO – Jorge Lorenzo prepara la strategia dopo le qualifiche: “non dovrò ripetere l’errore del Qatar alla prima curva”. Aveva detto qualcosa di simile anche Napoleone prima di Waterloo.

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