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Il colpo Ferrari con Lewis Hamilton, la risposta Ducati con Marc Marquez

Con una Ducati che ha superato nel 2023 il miliardo di ricavi, potrebbe essere il momento, dopo le vittorie a raffica, di un colpo dall’indubbio valore mediatico. Perché è vero che la politica dei giovani, che costano poco e vanno forte, di Gigi Dall’Igna sta pagando in termini sportivi, ma il brand awareness?

Il colpo Ferrari con Lewis Hamilton, la risposta Ducati con Marc Marquez

Abbiamo scritto, e ripetuto anche in occasione delle Live con Carlo Pernat, che quest’anno le contrattazioni per il mercato piloti della MotoGP sarebbero iniziate molto presto. Carletto aveva detto addirittura “fin dai test di Sepang”.

Pensavamo, anche grazie al clamoroso passaggio di Marc Marquez dalla Honda ufficiale al team Gresini a fine dello scorso anno, di essere piuttosto avanti alla F1, quanto a colpi di mercato. Carmelo Ezpeleta gongolava, potendo finalmente vantare una novità, dopo aver scopiazzato, mettendoci il carico da quindici, le Sprint Race dal dominio di Stefano Domenicali.

Tutto questo prima del colpo di mortaio del passaggio di Lewis Hamilton in Ferrari nel 2025, siglato addirittura prima del primo GP di F1 2024 che avrà luogo il 2 marzo prossimo in Bahrain.

Che dire? La F1 ci ha polverizzati. Adesso, non per fare di meglio, ma quantomeno per parare il colpo, la Ducati dovrebbe annunciare in contemporanea il rinnovo di Pecco Bagnaia e la firma con Marquez per il biennio 2025-2026!

Fantasia? Mica tanto. Del resto si vociferava dell’ormai ex Mercedes con la Rossa da anni e c’è sempre un perché dietro a questi clamorosi passaggi.

Come ha argutamente argomentato il nostro collega ed amico Alberto Sabbatini, a 39 anni Hamilton - famoso per i suoi atteggiamenti da fashion blogger fra certi tifosi più che per le sue doti di guida - a fine carriera avrà senza dubbio più frecce al suo arco al fianco di un marchio di lusso e di moda come Ferrari piuttosto che, ci perdonino i tifosi, di un costruttore di automobili di massa, ancorché ricercate e belle, come Mercedes.

Lo stesso ragionamento potrebbe valere per Marc Marquez, con i tifosi ducatisti ancora orfani, dopo due titoli consecutivi, di Casey Stoner e anche Marc alla ricerca definitiva di una consacrazione che tarda ad arrivare dopo ben otto titoli iridati.

Il costo, in occasioni come queste, sarebbe relativo se è vero come è vero che il passaggio di Lewis Hamilton in Ferrari ha fatto salire il valore della Rossa di ben 7 miliardi, con una impennata del 10% sulla borsa di New York.

Con una Ducati che ha superato nel 2023 il miliardo di ricavi, potrebbe essere il momento, dopo le vittorie a raffica, di un colpo dall’indubbio valore mediatico. Perché è vero che la politica dei giovani, che costano poco e vanno forte, di Gigi Dall’Igna sta pagando in termini sportivi, ma di fatturato e di brand awareness, per usare termini cari alla sua direzione marketing, quanto valgono?

Certo, il ricordo dell’arrivo di una stella come Valentino Rossi in Ducati nel 2011 non portò i risultati sperati, ma i tempi e le mode cambiano velocemente ma cosa aggiungerebbe oggi un terzo titolo consecutivo al prestigio della Rossa a due ruote? Sinceramente, poco.

Perché gli uomini Ducati che oggi si lamentano delle concessioni concesse alle Case giapponesi, sono gli stessi che le chiesero - ed ottennero - nel 2014 quando Ducati ebbe accesso alla cosiddetta ‘Open Class’***. In quell’anno mentre tutti i team utilizzarono una centralina elettronica fornita da Dorna, la classe Open limitava i team al software universale, ma consentiva lo sviluppo del motore durante l'anno e un nuovo pneumatico posteriore Bridgestone più morbido, oltre a quattro litri di carburante in più per ogni gara.

Dunque, MotoGP, cosa aspettiamo a rispondere alla F1?

Certo, tutti questi discorsi mettono, inevitabilmente, in secondo piano quello che dovrebbe essere, in realtà, sul primo: cioè le risposte della pista, il valore dei risultati, la bellezza delle gare. Ma con la F1 che insegue la vacuità e la MotoGP che tristemente la imita, pur fornendo a livello di spettacolo ben altra immagine, temiamo che questa sarà la musica per i prossimi mesi. Affezionati lettori, non ci maledite quando oltre alle belle foto degli sviluppi tecnici ed aerodinamici o a qualche interessante intervista video, che raccogliamo sul posto come qui a Sepang sorbettandoci voli da 14 ore, aggiungiamo, il gossip: è quello che vogliono le Case. I numeri. Quelli che danno i milioni di interazioni con i grandi diffusori di notizie, Meta e Youtube.

Chi legge, e perché lo legge, sembra oggi non avere più valore. E questo dalla trincea di Sepang, dai tre giornalisti presenti allo shakedown, i #gponers più Peter McLaren, di Crash.net, per oggi è tutto.

Post Scriptum Il nostro correttore di bozze aggiunto, al secolo Davide Tardozzi, ci fa notare che la Ducati non chiese l'accesso alla Open Class, ma semplicemente aderì alla nuova categoria che nasceva dalle ceneri delle famigerate CRT. Naturalmente ha ragione, ma è una questione di lana caprina, semplicemente perché fu molto furbo, ancorché legale, aderirvi avendo così delle vere e propri concessioni ante litteram. Il regolamento, del resto, bisogna leggerlo. Anche fra le righe.

 

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