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Quartararo a Jerez senza Marquez opera il 'distanziamento sociale'

El Diablo batte per la seconda volta Vinales, che rischia anche con Rossi e senza Marquez in pista non ha rivali. Allarme Ducati dopo la rottura di Bagnaia con Dovizioso solo 6° e...soddisfatto

Quartararo a Jerez senza Marquez opera il 'distanziamento sociale'

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Il re era assente, viva il re! Perché non c’è dubbio che, con Marquez fuori dai giochi dopo il tentativo di rientro nonostante la frattura dell’omero a Jerez la scorsa settimana, Fabio Quartararo abbia degnamente preso il suo posto.

E’ vero che non si dovrebbero fare previsioni con solo due Gran Premi disputati, ma pensiamo che sarà il francese l’obiettivo del campione del mondo quando rientrerà in pista, a Brno. Del resto il pilota del team Petronas è a +50 e, visto come ha guidato in questo inizio di campionato, sarà a lui che Marc dovrà rosicchiare punti nelle 11 restanti gare di campionato. Se, ovviamente, Carmelo Ezpeleta non riuscirà ad infilare Thailandia e Malesia a chiusura del mondiale, com’è nelle sue intenzioni.

Durante la settimana, comunque, c’è stata una bella discussione se senza Marc Marquez questo mondiale fosse in qualche modo depauperato il suo valore. E’ una domanda alla quale si possono dare molteplici risposte, anche se quella ovvia, basata sulla logica dei punti dice di no, che una caduta ed una frattura è nella logica delle corse.

Il Gran Premio di Andalusia, però, ci ha mostrato una gara priva di pathos, per quanto riguarda la lotta per la vittoria, che non c’è stata. ‘El Diablo’ si è involato subito e nessuno è stato in grado di attaccarlo, tant’è che ci sentiamo di affermare che i quasi 5 secondi che ha dato agli avversari avrebbero potuto essere un distacco imbarazzante se fosse veramente stato costretto a spingere.

Il vero sconfitto di Jerez 2, comunque, non è stato Marquez che non ha corso, ma Maverick Vinales, battuto in due fine settimana consecutivi sulla stessa moto e sulla stessa pista. Il secondo posto nel mondiale, dunque, non può soddisfarlo. Anche perché l’ombra lunga di Fabio si allunga sul 2021, quando entrambi correranno per il team ufficiale.

Inoltre Vinales si è anche trovato a dover rischiare il tutto per tutto per arrivare davanti ad un ritrovato Valentino Rossi, che a gara conclusa non è stato morbido nel criticare la Yamaha che lo accusa di essere vecchio e di doversi adattare.

C’è stato, secondo noi, anche un secondo sconfitto, Andrea Dovizioso, terzo la scorsa settimana e solo sesto in questa, ma di lui e della Ducati parleremo in seguito.

Ovviamente abbiamo assistito ad una gara molto particolare: ci sono state molte cadute e diversi ritiri per problemi meccanici. Solo 13 piloti all’arrivo non sono stati un bel segnale, ed anche se i motoristi si sono affrettati a dire che non è stato il caldo il problema patito dai propulsori della Ducati di Bagnaia, ritirato mentre si avviava verso una tranquilla seconda piazza, e della Yamaha di Morbidelli, correre a Jerez a fine luglio non è certamente l’ottimale. Sicuramente per i piloti non lo è, e non è un caso che su tutti abbia trionfato il più giovane, Fabio Quartararo.

Al di là della felicità nel vedere apparire sull’orizzonte del mondiale una nuova stella, a dimostrazione che la MotoGP non è un mondiale per anziani campioni (nonostante l’immarcescibile Valentino Rossi che fa storia a sé) c’è ulteriormente da notare che nel GP di Andalusia El Diablo ha migliorato il suo giro più veloce in gara, portandolo dal’1.38.549 della scorsa domenica, all’1.38.119 di oggi. Decisamente vicino all’1.38.051 di Marquez che rimane il record della gara. Una cosa che ci fa rimpiangere l’assenza di Marc il Marziano. Avremmo visto una gara diversa con anche lui in pista, ma con i se ed i ma non si fa il campionato.

E dunque è il momento di trinciare un po’ di giudizi, che come tali sono discutibili ma che sono fatti sulla base della nostra esperienza e conoscenza.

Di Quartararo abbiamo già parlato, ed anche di Vinales, quindi passiamo al terzo, il signor Rossi. Se diciamo che ci piace più oggi di quando vinceva facile non diciamo una cosa scontata. Oggi il Fenomeno corre prima ancora che contro gli altri, contro sé stesso e l’età ed infine, come ha fatto chiaramente capire nel suo pistolotto finale, contro la Yamaha.

E’ vero, è arrivato terzo delle tre M1 al traguardo, e per di più braccato da vicino da uno stupefacente Nakagami, ma è salito sul podio. Ha avuto un po’ di fortuna perché quando è stato passato al 12° giro da Bagnaia era chiaro che senza la rottura del motore di Pecco non avrebbe ripreso la posizione. E poi ha anche ceduto la seconda piazza a Maverick, ma crediamo che lo spagnolo non avrebbe mai accettato di arrivargli alle spalle. Comunque, bentornato.

Naturalmente più di lui ci è piaciuto il torinese della Pramac, che dovrà essere preso ora in seria considerazione dalla Ducati. Fino a che è stato in gara infatti Pecco non ha mollato Jack Miller, finché quest’ultimo, e non è una rarità, dopo esser stato sorpassato si è steso per non perdere il treno.

Anche Morbidelli, tenendo conto che è su una Yamaha 2019 ha corso una bella gara, fintantoché il motore della sua M1 ha tenuto. E la lista dei buoni buoni finisce qui, perché le due Ducati ufficiali, quelle di Dovi e Petrucci non sono mai state della partita e Andrea soprattutto è stato assai poco incisivo finendo per girare più lentamente di domenica scorsa di oltre cinque secondi, mentre il suo best lap è stato quasi identico. Meno di un decimo più lento.

Cosa vuol dire ciò? Probabilmente nulla. Questo è il modo di correre di Dovizioso. E senza dubbio può portarlo lontano visto che gli permette di finire tutti i Gran Premi ai quali prende parte. Fosse un pugile diremmo che ha un bel gioco di gambe che gli permette di trotterellare sul ring prendendo pochi colpi, il che gli consente di giocarsi il premio finale ai punti, ma questo solo se non si trova sul quadrato con un picchiatore. E se nel 2019 e anni precedenti ha incontrato Marquez, quest’anno ci sembra di poter dire che con Quartararo si raddoppia.

C’è un grosso ma, ovviamente: ed è la tenuta della Yamaha, visibilmente più lenta della Ducati sul veloce, anche su un circuito così guidato come Jerez ed ora anche con il dubbio tenuta dei motori. Rimane comunque Dovi una pedina importante, perché è un incassatore. Anche il sesto posto di questa domenica, un KO importante visto che sarebbe stata una disfatta senza le rotture di Pecco e Morbido, al netto delle cadute, è stata da lui giudicato come ‘sufficiente’.

Se la metafora della boxe non vi soddisfa, nel tennis forse lo chiamerebbero un ‘pallettaro’. Lui la palla dall’altra parte della rete la butta sempre. Ancora una volta: con lui si può vincere, ma solo grazie ad errori degli avversari o grazie ad una successione di piste favorevoli. Perché la Ducati ‘girerà’ anche peggio delle Yamaha ma va forte e da almeno quattro stagioni è da titolo.

Scusateci: per noi i numeri sono importanti, ma non dicono tutto. Per questo speriamo che Marquez torni presto, ed in forma, perché secondo noi con lui in pista l’asticella è messa ad una altezza ben più difficile da superare.

Photo credit: Dorna

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