Tra i due litiganti il terzo gode. Chissà se il Mondiale 2025 di F1 porterà a questo esito considerato che quando mancano quattro round al termine la classifica generale piloti vede Norris in vetta con 357 punti seguito dal compagno di squadra Oscar Piastri giusto ad una lunghezza e Max Verstappen di poco più indietro a 321. Sebbene 36 punti non siano facili da recuperare, la storia del Circus ci ha raccontato che è comunque possibile, specialmente se i primi due appartengono alla stessa squadra.
Nel 2007, ad esempio, gli allora vicini di box, casualmente proprio alla McLaren, Lewis Hamilton e Fernando Alonso, si diedero talmente fastidio a vicenda nella seconda parte di stagione, da agevolare la rimonta del ferrarista Raikkonen e il definitivo sorpasso nell’ultima gara utile, per cui il finlandese fu capace di portarsi a casa il titolo per una sola lunghezza. Il rischio che qualcosa del genere possa accadere in questo frangente è elevato in quanto la Red Bull è tornata ad essere competitiva e Max Verstappen vedendosi sempre più vicino alla meta potrebbe tirare fuori il classico asso dalla manica che non gli manca mai.
Dall’altro lato c’è una scuderia di Woking che finora ha preferito lasciare i suoi ragazzi gestirsi in autonomia, ma che ben presto, alla luce del concreto pericolo di perdere una coppa piloti in apparenza scontata potrebbe decidere di adottare i sempre contestati ordini di scuderia. A pesare sull’eventuale decisione, quanto avvenuto in Texas, quando Oscar, al via alla Sprint, è andato a speronare Lando, privando il team inglese di una probabile doppietta.
Definire un numero e un numero 2, spesso si è rivelato "salvifico" per le scuderie di F1. Basti pensare alla Red Bull a trazione Verstappen o prima ancora focalizzata su Sebastian Vettel, piuttosto che alla Ferrari plasmata sulle esigenze di Michael Schumacher, o ancora alla Mercedes che dopo la lezione del 2016 con Ham e Nico Rosberg lasciati liberi, optò per puntare tutto su Lewis con la scelta di un compagno di appoggio e senza grosse velleità in modo da non avere preoccupazioni in corso di campionato.
Se nella massima categoria a quattro ruote questi ragionamenti sono all’ordine del giorno, ben diversa è la situazione in MotoGP. Forse anche perché non esistono le comunicazioni radio, è molto difficile assistere a richieste in corso d’opera di far passare un pilota piuttosto che un altro. In linea di massima è sempre la pista a creare la narrazione, anche nel caso di convivenze delicate come fu quella tra Jorge Lorenzo e Valentino Rossi in Yamaha tra il 2013 e il 2016. Ma come non ricordare il famoso - o famigerato - cartello mappa 8 indirizzato a Lorenzo per far si che a Sepang nel 2017 non attaccasse Dovizioso a sei giri dal termine del GP?
Talvolta il gioco si fa al momento della composizione della formazione, come per lungo tempo ha fatto Honda, con un grande talento affiancato ad un pilota di media bravura, così da scoraggiare sul nascere eventuali scontri fratricidi, ma almeno finora la politica non è mai stata centrale nelle moto. L’augurio è che non lo diventi nemmeno in futuro considerato che oltre a influenzare i risultati, spesso genera malumori interni, in quanto alla fine, sempre e comunque, qualcuno è scontento.





