Sul suo tracciato di casa, Scott Redding è tornato ad affacciarsi su quella lotta per la Top 5 che non vedeva dal Round di apertura della stagione a Phillip Island, conquistando la sesta piazza in Gara 1 dopo una lotta serrata. Una nota lieta in momento decisamente complesso per il pilota britannico, che vede farsi sempre più lontana la possibilità continuare a correre nel Mondiale anche il prossimo anno.
“Mi sono divertito. Ovviamente, la qualifica è stata un po’ una merda. Con la SCQ non avevo feeling davanti, avevo tante vibrazioni, perdevo l’anteriore e anche se ho spinto il tempo non è arrivato. Poi sono tornato all’assetto di venerdì, quando mi ero sentito discretamente bene in sella, e così ho potuto fare del mio meglio” ha detto Scott parlando della sua gara: “Ho fatto una buona partenza, poi è successo qualcosa in Curva 1, ho visto che si è aperto un varco e mi ci sono buttato a capofitto. Ho cercato di guidare nel modo più sensato possibile e di risparmiare gli pneumatici. Credevo di averlo fatto piuttosto bene, ma a pochi giri dalla fine non avevo più molta gomma, così ho rilasciato il più possibile il controllo di trazione e ho lottato fino all’ultimo guidando come avevo fatto lo scorso weekend nel BSB. Domenica ho solo bisogno che le gomme durino un po’ di più, perché la Top 5 era possibile. Allo stesso tempo però non so se userò la SCQ in Superpole Race, o la SCX. Perché la con la SCQ sarei più veloce, ma non mi sento altrettanto a mio agio. Scegliere la gomma sarà un problema, anche perché non voglio fare troppe modifiche. Magari potremmo lavorare un po’ sull’elettronica”.
Cosa è cambiato a Donington rispetto alle gare precedenti?
“Essere a casa e non dover viaggiare fa una grande differenza per me, ma non saprei. A Misano siamo andati bene, anche se i risultati non si sono visti perché abbiamo avuto un problema con la frizione in Superpole Race, che mi ha fatto perdere posizioni nel finale. E poi un altro problema, sempre alla frizione, in Gara 2 e sono caduto perché stavo cercando di gestire la situazione - ha risposto il portacolori MGM - Anche se i risultati non l’hanno rispecchiato, era stato un weekend migliore dei precedenti e sapevo che qui avremmo potuto fare un passo avanti. Mi sono sentito abbastanza bene con la moto sin dall’inizio, cosa che per me è stata abbastanza difficile in questa stagione perché non facendo test non abbiamo un set-up pronto e dobbiamo lavorarci nel fine settimana di gara. Anche aver corso a Knockhill credo che mi abbia aiutato, così come il fatto che Donington Park è una pista che adoro. In più sto prendendo ogni weekend come viene, cercando di ottenere il massimo possibile. Alla fine, caricarsi di pressione e cercare di forzare la situazione non funziona. Non stiamo lottando per il campionato, dobbiamo solo fare del nostro meglio”.
Difficile comunque non lasciarsi condizionare dall’incertezza legata al futuro.
“È complicato, ma è quel che è. Le persone si aspettavano molto di più da me e io stesso mi aspettavo di lottare al vertice quest’anno. Ci credevo davvero. C’era soltanto un 5% nella mia mente che credeva potessi essere dove mi trovo adesso. Ma quel 5% è la realtà e non posso cambiarla - ha commentato Redding - So che i risultati sono una merda, ma cosa posso farci? Capirei se avessi potuto fare meglio o correre meglio, ma quando dai il massimo e le gare sono così combattute e i tempi sul giro così ravvicinati, è quello che è. Sarà difficile capire cosa succederà in futuro. Devo capire qual è la direzione giusta per me e per la mia famiglia e cosa mi piace fare. Il grosso problema è che in questo momento ci sono pochi soldi che arrivano dalle squadre e tanti dai piloti. Non sono d’accordo, ma è così che funziona questo mondo e quest’anno ho accettato di pagare per correre perché volevo cercare di tornare in Aruba. Non ha funzionato e non lo farò di nuovo, quindi devo vedere quali porte sono aperte”.
I risultati di questa stagione significano anche che il lavoro del team non è all’altezza di quello delle altre compagini Ducati?
“È difficile da dire, perché adesso siamo tutti così ravvicinati che in qualifica o in prova ci sono cinque piloti racchiusi nello stesso decimo. Trovare qualche centesimo adesso è molto più complicato rispetto a qualche anno fa. I dettagli fanno una grande differenza. Le squadre ufficiali hanno più personale che lavora sull’elettronica e questo aiuta, così come fare i test, che noi non abbiamo fatto. Ci sono tanti fattori, ma non voglio parlare male della mia squadra, perché stanno facendo il massimo che possono fare, anche se magari non è ciò che vorrei o di cui avrei bisogno - ha risposto il britannico - Non fare i test ha un po’ spezzato il mio ritmo a inizio stagione, ma adesso la moto è ok e posso fare un buon lavoro, ma non è abbastanza perché i primi sono secondi avanti a me. Se mi chiedete dove posso recuperare un paio di decimi, non ne ho idea. In qualifica ho fatto il mio miglior giro in assoluto, ero completamente al limite, e mi sono qualificato a oltre un secondo dai primi. Per me recuperare due decimi è impossibile, non posso nemmeno pensare di recuperare a un secondo. A volte bisogna accettare quella che è la combinazione pilota-moto. Devo fare il massimo per stare in una posizione che forse in passato non mi avrebbe soddisfatto, ma devo accettare quanto difficile sia adesso la Superbike”.
L’ipotesi che Scott possa tornare a gareggiare nel BSB sta prendendo sempre più corpo e lo stesso diretto interessato sembra vederla in questa maniera.
“Voglio godermi le gare e il fatto di essere competitivo. Oggi mi sono divertito, ma solo perché i miei precedenti risultati sono stati negativi. Devi capire qual è il tuo livello e devi essere pagato. Noi intratteniamo le persone e tutti nel paddock vengono pagati, a parte metà dei piloti che deve pagare per farlo. Questo per me è ingiusto. Non è così che si fa. Se un team venisse da me, dicendo che ha un tot a disposizione, mi paga i viaggi e ha una moto abbastanza buona, potrei considerare l’idea di restare; ma se mi chiedessero di pagare, la conversazione finirebbe lì perché non sono interessato. Devo pensare a mio figlio, a mia moglie e al mio futuro: non voglio andare a lavorare dopo essere stato un pilota del Mondiale da quando ho 15 anni, ed essermi dedicato soltanto a questo. Non voglio buttare via tutti i miei soldi adesso, per cercare di sopravvivere in SBK. Per me è bello stare qui, ma se guardo al mio passato è diverso da quello di molti altri piloti, il cui sogno è quello di correre in Superbike, o di vincere in questo campionato e diventarne campioni e il sogno ultimo, irraggiungibile per molti, è quello di correre in MotoGP. Io ci ho corso e ho conquistato dei podi; ho lottato per il titolo in Moto2, dove sono stato il più giovane a vincere una gara. Poi ho vinto il titolo nel BSB, sono arrivato in SBK e ho lottato per il Mondiale nella mia prima stagione. Non ho ottenuto tutto quello che volevo, ma ho fatto molto”, ha osservato.
“Adesso voglio divertirmi in gara e non avere così tanto stress, perché in questo momento il team e la moto fanno tanto adesso. Bulega e Toprak sono di un altro livello, Alex Lowes sta facendo bene, ma per gli altri piloti che sono tutti sugli stessi tempi dall’assetto della moto vale un decimo o due. Correre lo stesso weekend nel BSB è stato una boccata d’aria fresca, perché le mie azioni facevano la differenza: se volevo rischiare aprendo di più il gas, la moto mi permetteva di farlo. Mentre in SBK, se voglio farlo, la moto non me lo permette - ha continuato Redding - Restare nel Mondiale sarebbe bello, ma la vedo difficile in questo momento. I team ufficiali non guardano me, vogliono piloti giovani, piloti che sono in Moto2 o in MotoGP. Mentre i team satellite non hanno soldi per pagare i piloti. Io vorrei restare qui, ma ci sono ben poche opzioni che offrano una buona moto e uno stipendio che ritengo corretto. Se tornassi nel BSB sarei una star essendo stato campione, alla gente piace avermi lì, le gare sono belle e per me sarebbe un po’ più semplice trovare qualcosa che mi permetta di dare più longevità alla mia carriera, piuttosto che stare qui altri due anni e perdere tutti i miei soldi senza sapere cosa fare dopo”.
Una situazione, quella del britannico, che ricorda il momento vissuto da Andrea Iannone.
“Credo che la sua situazione sia un po’ diversa dalla mia, perché lui si è dovuto fermare per la questione del doping e ha dovuto pagare per tornare perché era un rischio, a parer mio. È un gran pilota, ma è un rischio. Ha un alto profilo e ha una fidanzata con un buon profilo, che può aiutarlo, e ha fatto ciò che doveva fare - ha commentato il campione 2019 del BSB - Però capisco la sua situazione: ha vinto delle gare in MotoGP, ha guidato la Ducati ufficiale, la Suzuki, e si chiede perché stia continuando a pagare per guidare una Superbike. Ma i suoi risultati non sono stati fantastici. Ha fatto bene a Phillip Island, però poi ha incontrato delle difficoltà e ci sono piloti migliori di lui in questo momento. Il problema è che ci sono dei ragazzi giovani che stanno emergendo e che sono meno costosi. Credo che abbia portato dei soldi alla squadra, ma anche che ne abbia guadagnati più di me in MotoGP. Quindi, potrebbe fare ancora un anno o due così. Ma anche per una persona che ha un sacco di soldi, arriva un giorno in cui ti alzi e dici: ‘non è giusto. Non è per questo che l’ho fatto all’inizio’. Magari un giorno le cose cambieranno. Vedremo”.





