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MotoGP, Morbidelli: “Rossi mi ha teso la Mano de Dios, a Marquez so cosa devo”

L’INTERVISTA - “Siamo come il Brasile al Mondiale 2002: Valentino è Ronaldo, io Ronaldinho. Il Brasile mi ha fatto comprendere il valore della fede e sulla Ducati mi diverto come con la samba. Acosta? È divertente che se ne parli. Due fattori mi hanno segnato dopo il 2020"

MotoGP: Morbidelli: “Rossi mi ha teso la Mano de Dios, a Marquez so cosa devo”

La sua può essere descritta come una storia di amore e fede: il tutto a passi di samba con lo sguardo rivolto a oltre 7000 km di distanza, verso quella terra che porta scolpita nel proprio cuore, chiamata Brasile.

In occasione del giovedì del Sachsenring, abbiamo condiviso una lunga chiacchierata con Franco Morbidelli.

Attualmente quarto nel Mondiale, il portacolori Pertamina VR46 analizza il suo momento, guardando con consapevolezza al futuro senza dimenticare le difficoltà del passato, che lo hanno fatto crescere in fretta, fortificandolo.

Il suo essere brasileiro trasuda in modo cristallino, quasi a contagiarti nel portarti dentro il suo mondo.

“Quando parlo della mia squadra cito sempre il Brasile del 2002 – ha esordito - Ronaldo è Valentino, io invece sono Ronaldinho. Forse Ronaldinho non riusciva a concretizzare in alcune occasioni, come capita a volte anche a me, ma con l’aiuto dei centrocampisti e dei difensori, che rappresentano il mio team, sono convinto che metteremo tutto assieme. Mi piace pensare a questa cosa nel descrivere il mio gruppo”.

Franco, hai accennato al Brasile. Quando si parla di Brasile e motori torna ovviamente alla mente Senna e la sua fede…  
“Due anni fa tornai in Brasile e in quel momento capii molto di me e del mio modo di essere e ragionare. La fede è sempre stata una cosa al centro della mia famiglia, anche se non gli avevo dato molto peso inizialmente. È stata una cosa da cui ho appreso coscienza e fatto mia nel modo più giusto e che oggi porto alle gare”.

Cosa porti di altro in questa MotoGP?
“La tranquillità nell’avere a che fare con le persone e la facilità della gente con cui lavoro. Anche se non sono la mia famiglia, ho comunque un rapporto profondo con il mio team, che mi consente di avere freschezza nel gareggiare e nel modo di correre”.

Hai parlato di relazioni e persone. Valentino ti disse: “A te ci penso io”
“Ero molto giovane, avevo 18 anni ed è stata una delle grandi lezioni che mi ha dato Vale. Quando uno è in difficoltà, come era normale che fossi in quel momento, gli viene data una mano e io gli sarò sempre riconoscente per quella che è stata la sua mano”.

Possiamo definirla come la Mano de Dios?
“Sì”.

Franco, facciamo un passo al 2020. Quella stagione sembrava essere il trampolino di lancio per un 2021 da protagonista. Poi cos’è successo?
“Non è così complesso. Sono andato su un pacchetto complicato, che non mi ha consentito di esprimermi al massimo, con cui un solo pilota ce l’ha fatta, ovvero Quartararo. La prima gara dove sono stato forte era il 2022, ovvero Sepang, verso la fine del Campionato. Poi nel 2023 ero a pari punti con il pilota che riusciva a differenza. In seguito c’è stato l’infortunio nel 2024, che non mi ha aiutato a rispettare le aspettative, ma dopo 6-7 gare sono comunque riuscito a essere competitivo. Lo scorso anno ho raccolto un podio, ma ho recuperato un’ottima velocità. Direi quindi due fattori: il pacchetto del 2022 e l’infortunio precampionato di Portimao”.

Hai citato l’incidente…
“Non mi ricordo assolutamente nulla. Porto con me l’apprensione di tutte le persone che erano al mio fianco, tra cui Marquez che mi ha raccolto quel giorno in pista. Io dell’evento non ricordo proprio nulla. Tutto ciò mi ha fatto riflettere e sono giunto alla conclusione che è molto importante non fare simili errori”.

Marc ti ha salvato…
“Gli devo tanto perché in quel momento ero senza respiro e lui mi ha slacciato il casco. In quel momento ho ripreso a respirare. Se non fossi riuscito a riprendere la respirazione, avrei avuto danni permanente molto importanti”. 

Il passato è alle spalle perché ora sta vivendo una grande ripartenza con la Ducati. Possiamo dire che balli la samba con la GP24?
“Sono in un periodo positivo con la Ducati, sempre a ridosso delle posizioni che contano e dobbiamo essere consapevoli di quanto stiamo facendo. Quando un pilota vuol fare le gare punta a essere davanti ed è quello ciò a cui ambiamo. Personalmente mi diverto e sono entusiasta, consapevole del livello a cui vogliamo arrivare”.

Si parla anche di mercato e futuro. Immagino che la tua priorità sia rimanere dove sei. Al tempo stesso pensi magari a un futuro in SBK tra 10 anni per chiudere laddove tutto è iniziato?
“Sinceramente non so cosa ha in servo il futuro per me. Di sicuro il momento per dire addio a questo sport è lontano e vorrei finire qua in MotoGP, perché significherebbe aver mantenuto un livello alto come pilota e professionalità. Con questo non voglio dire che la SBK è un Campionato di/ Serie B, ma ai piloti è richiesto un modo diverso di essere che io conosco, dato che provengo da quel paddock, ma a cui non sono più abituato. Di certo questa MotoGP mi diverte parecchio e il tipo di comportamento lo apprezzo”. 

Tutte le settimane si parla di Acosta e VR46. Quanto è una rottura di balle?
“È divertente, non è una rottura di balle. In questo momento del Campionato si muovono un sacco di cose nel “sottobosco”. Il fatto che si accosti il nome di Acosta alle nostre moto e al team significa che la nostra realtà è molto ambita da uno dei piloti più giovani e talentuosi del paddock. Tutto ciò mi dà consapevolezza della realtà in cui mi trovo e mi piace, perché mi consente alzare ulteriormente l’asticella all’interno della squadra. Non solo tutto ciò mi offre motivazione così come divertimento nello svolgere il mio lavoro”.

Melandri ha consigliato a Bagnaia di dimenticarsi di Marquez e di ciò che fa. Cosa pensi?
“È impossibile dimenticarsi di chi è davanti a te. I dati sono lì e ti ritrovi a scontrarti con quei dati e quel pilota se vuoi vincere. La vedo impossibile una cosa del genere perché tra e te la vittoria c’è lui. Se vuoi superare Marc devi trovare dei modi per come batterlo. Ricordo il 2022, mi sentivo un po’ perso, ma con l’aiuto del mio gruppo siamo riusciti a trasformare questo secondo in decimi”.   

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