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La bella favola di Canet, dal rischio di non camminare più alla vittoria

Con i suoi 19 anni lo spagnolo, in sella ad una KTM, scrive la storia risultando uno dei più giovani di sempre ad essersi imposto in una classe del temibile rally raid 

Dakar: La bella favola di Canet, dal rischio di non camminare più alla vittoria

Lo sport in ogni sua declinazione è abituato a raccontare storie e alcune di esse sono di particolare bellezza. Lo sa bene Edgar Canet che, con la freschezza dei suoi 19 anni si è reso protagonista di una vera e propria impresa. La Dakar, si sa, è una gara per veterani, per abituati al rischio e campioni consumati come l’eterno Carlos Sainz o l’ancora più significativo Stephane Peterhansel, per la prima volta in questo 2025 assente dal raid dopo una presenza ininterrotta dal 1988, eppure lui, esordiente e con una vicenda personale complicata alle spalle, è riuscito non solo a portare a termine la corsa e a ben figurare in tutte le tappe, ma pure a conquistare la vittoria finale tra le Rally2.

Forse neppure prendendosi troppo sul serio, il giovane spagnolo ha documentato la propria gara sui social, esattamente come un adolescente qualsiasi racconta agli amici le sue avventure, con freschezza, naturalezza e voglia di rendere tutti partecipi dello sforzo a differenza dei piloti più navigati, meno inclini a dedicarsi alla comunicazione. Se mai nessuno prima di lui era riuscito ad imporsi ad un’età tanto tenere, il valore di quanto ottenuto diventa ancora maggiore se si pensa che quattro anni fa avrebbe potuto fermarsi tutto.

Colpa di un incidente mentre faceva motocross che gli ha causato la frattura di cinque vertebre. Allora non si sapeva neppure se sarebbe riuscito di nuovo a camminare, figuriamoci a salire su una moto ed affrontare una competizione estenuante in termini di chilometraggio e caldo tra dune e sabbia. E chissà che non sia per quel ricordo che lui stesso ha ammesso di aver ceduto al pianto soltanto in un'occasione nelle due settimane di battaglia, ovvero quando durante la tappa Marathon è finito a terra tre volte. "Per 20 km sono rimasto nel dubbio se farmi venire a prendere. E' stato un brutto momento", ha confessato a Motorsport.com.

Ottavo in una graduatoria assoluta che ha premiato la KTM di Daniel Sanders, l’iberico ha regalato una gioia bis al costruttore di Mattighofen che, senza ogni dubbio, sta vivendo una delle sue fasi più dure dal momento della sua fondazione. Quando ancora sul suo futuro incombono nubi grigie e tempestose, questo risultato è come una boccata d’ossigeno.

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