È un weekend speciale perché si corre in quella che potremmo considerare come la sua seconda casa. Johnny Rea arriva a Donington con l’ambizione di ribaltare quello che è stato l’inizio di stagione. L’avventura in Yamaha non sta andando secondo quelli che erano i piani, ma lui non intende minimamente arrendersi prima del tempo.
Dai suoi occhi trapela infatti fiducia e consapevolezza, forte del fatto che si può risalire, anzi si deve risalire, ricordando quella che è stata la sua carriera agonista. A lui le sfide e gli ostacoli non hanno mai fatto paura: un esempio è quando gli dissero che la sua carriera sarebbe finita a causa di un incidente col cross oppure l’avventura in Honda.
Johnny non si è mai arreso e nelle sfide ha sempre saputo trovare la forza per riemerge. Di questo e molto altro ne abbiamo parlato con lui alla vigilia del round britannico.
“Questa è da sempre una pista speciale e la considero come la mia gara di casa – ha esordito – ricordo ancora la mia prima gara su questo tracciato, che considero particolare perché ha un po’ di tutto. Ci sono infatti tratti misti, altri lenti, altri ancora veloci e poi pendenze. Qua a Donington non ci si annoia (sorride).
Arrivi da un momento complicato. Come stai vivendo e affrontando questo periodo?
“Non sono al 100% ma di sicuro mi sento pronto per questo round. Questa stagione è davvero tosta, perché ci sono tante pause e avrei bisogno di stare in pista a girare e conoscere sempre meglio il mio gruppo di lavoro così come la squadra. È un bene il fatto che arrivi subito Most”.
Quanto è difficile accettare questo momento e tutte le cadute?
“Spesso è davvero difficile, ma d’altronde lo è stata la mia carriera. Devo solo credere in me stesso e cercare la via da seguire. Di sicuro la moto è migliore di quanto io abbia dimostrato fino ad oggi e penso che ci sia del gran margine. Ovviamente è difficile riuscire a mettere tutto assieme, ma siamo qua per provarci. Di questo ne parlavo con i miei amici poco tempo fa, facendo un semplice esempio”.
Quale sarebbe?
“È come se stessimo costruendo una casa, ma al momento le fondamenta non sono ben solide. In Australia c’è stata quella brutta caduta nei test, poi abbiamo riscontrato altre difficoltà ad Assen e con il team dobbiamo trovare quell’amalgama che serve. Ovviamente io sono qua per portare a termine quella casa che voglio costruire, ma ci servono fondamenta solide”.
Cosa direbbe Johnny a quel ragazzino che a soli 7 anni disputò la sua prima gara in moto?
“Bella domanda! Dentro di me avverto ancora quella sensazioni di essere un ragazzino che ama le moto e vuole divertirsi. Ovviamente stiamo lavorando ed è come se stessi surfando, cercando quell’onda che ci serve per darci la spinta. Sono convinto che quando arriverà quell’onda sarò pronto. Questo forse è il momento più duro dopo gli anni in Honda, dove ero costretto a guidare oltre i limiti della moto. Io però so chi sono e con Yamaha voglio esprimere ciò che sono come ho fatto con la mia moto precedente”.
Sei sorpreso dalla prestazioni di Toprak e Bulega, il nuovo che avanza?
“Si e no. Quelli che hai nominato sono ottimi piloti e penso che sia evidente. Toprak lo conosciamo bene e Nicolò me lo ricordo alla premiazione del FIM Gala. Il fatto è che in questo Campionato non basta essere forti, serve anche avere il pacchetto. Di sicuro non sono sorpreso della loro velocità anche se è inevitabile che ci sia questo rinnovamento”.
Qual è l’ostacolo più grande con la Yamaha?
“La comunicazione con il mio gruppo di lavoro. La moto è completamente diversa e non penso nemmeno di averla esplorata del tutto. È un po’ come quando vivi con la tua moglie per tanti anni e poi ti innamori di una nuova donna. Ovviamente non è tutto immediato, hai bisogno del tempo per capire, comprendere e conoscere”.
Nel paddock già si vocifera che a fine anno ti ritiri qualora non dovessi essere competitivo. È vero?
“No, non sto pensando al ritiro perché sono completamente focalizzato su questo progetto con la Yamaha ed è questa la mia sfida”.
In passato sei stato vicino alla Ducati.
“Sì, è vero! Però alla fine ho fatto scelte diverse, proseguendo l’avventura che avevo intrapreso. Ora però sono qua con Yamaha e io sono felice perché la Casa ha un passato glorioso e tutti noi sappiamo quello che è il suo valore. Ancora mi vengono i brividi se penso all’evento di settimana scorsa a Jerez”.
Com’è stato provare la 500?
“È stato un qualcosa di surreale provare la 500 di Lawson assieme a Valentino. Eravamo tutti assieme in pista ed è stata una giornata che mi ricorderò per sempre. Una volta salito in sella alla Yamaha, pensavo di dover essere aggressivo invece la moto ha un motore dolce e una coppia incredibile. Poi ho provato anche quella di Biaggi. È stato tutto incredibile e bellissimo”.
Hai avuto modo di scambiare qualche parola con Valentino?
“Certo! Vale è un grandissimo appassionato e lui guarda tutto. È incredibile la passione che continua ad avere per il mondo delle corse. abbiamo parlato di un po’ di cose”.
Settimana scorsa Pecco ha vinto ed è tornato in testa al Mondiale. Te lo saresti immaginato?
“Pecco ha la stessa mentalità di Marquez, dato che sono due grandi campioni. Non sono sorpreso da quanto sta facendo Bagnaia, perché ha compiuto un passo avanti importante. Tutti parlavano di Martin nelle prime gare e adesso Pecco è tornato davanti”.





