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Aprilia e la fake-news del richiamo “sospetto” su RS 660 e Tuono 660

Sul web circolano voci di un richiamo al motore delle medie di Noale. Abbiamo verificato la notizia e vi spieghiamo perché si tratta di un falso

Moto - News: Aprilia e la fake-news del richiamo “sospetto” su RS 660 e Tuono 660

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Ormai lo sappiamo: il web può essere una fonte diretta e primaria di notizie, ma anche un megafono di inesattezze o adirittura di vere e proprie “bufale”. Succede nella cronaca, nella politica e a volte anche nel nostro mondo.

L’ultima fake news motociclistica riguarda due tra le moto più cliccate dell’anno, e forse proprio per questo ha assunto subito dimensioni importanti e un’eco complottistica: come il ruolo ci impone abbiamo deciso di verificare e approfondire, fino a capire che siamo ben lontani dalla realtà. Le protagoniste sono Aprilia RS 660 e Tuono 660.

L’antefatto

Il caso nasce due giorni fa dopo la pubblicazione di un video da parte di uno Youtuber italiano dal titolo quantomai evocativo: “Aprilia richiama RS 660 e Tuono 660?”. Il tono è complottistico e si parla di “campagna di richiamo non ufficializzata per non creare un caso mediatico”, che è bene ricordarlo, sarebbe una pratica fuori legge se attuata da una casa motociclistica. E infatti non è così.

La realtà

Più semplicemente alcuni esemplari di un determinato lotto di RS 660, e forse qualche Tuono 660, necessitano di un controllo al gioco valvole del motore e di un’eventuale registro. Un aggiornamento insomma che riguarderebbe pochi esemplari, e che non può e non deve essere definito richiamo perché non mina la sicurezza della moto o di chi la guida, semplicemente adegua alcune moto allo standard del modello.Gli esemplari interessati infatti potrebbero presentare casi di spegnimento del motore quando è al minimo o in folle, è quindi facilmente deducibile che l’incolumità dei proprietari non è messa a rischio.

Nella battaglia all’ultimo click qualcuno si è lasciato ingolosire dall’eco mediatica di una “notizia” del genere, forte anche del clamore suscitato dal caso di Ducati con il richiamo sulla Multistrada V4, ma anche stavolta vale il vecchio detto: “Le bugie hanno le gambe corte”.

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