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MotoGP, Andrea Dovizioso: “Un futuro senza Ducati? Tutto può essere"

“Voglio un progetto vincente alle mie spalle se no non sarebbe un problema smettere. Se continuo è perché sono convinto di poter battere Marquez”

MotoGP: Andrea Dovizioso: “Un futuro senza Ducati? Tutto può essere"

I passaggi fondamentali sono due, ed entrambi si trovano nel mezzo del docufilm “Undaunted” che racconta il 2019 di Andrea Dovizioso dall’interno. Il primo è quasi filosofico: La velocità non ti fa sentire libero, è una gabbia, mentre il secondo molto più pratico ed imminente: Credo di poter battere Marquez e vincere il titolo. Se no non sarei più in MotoGP”. 

È questo il “Dovi” che emerge dai 52 minuti del documentario prodotto da Red Bull, una doppia anima, come spesso ci ha suggerito con le grafiche del suo casco o con i risultati in pista, una razionale e quasi fredda, l’altra calda ed istintiva. Ciò che però ci interessa di più è sapere che Andrea creda nel mondiale in quello che sicuramente sarà un anno decisivo per la sua carriera in MotoGP.

“Tutto può essere – ha detto Dovizioso, in una chiacchierata con i giornalisti ai margini della proiezione in anteprima del docufilm “Undaunted” tenutasi ieri sera a Milano - Io mi sento competitivo e nonostante i miei 34 anni sono nel mio miglior stato di forma. Non ho sentito limiti dovuti all’età per ora e finché posso vincere il mondiale voglio provarci e continuare a rischiare solo se ho alle spalle un progetto vincente. In caso contrario non sarà un problema per me non andare avanti, io so bene cosa voglio e lavoro per questo. Sono rilassato, so su cosa sto lavorando, conosco i miei pregi e i miei difetti e ho la mia situazione abbastanza chiara. Al momento non posso dire che continuerò con Ducati, tutto può succedere, Yamaha si è già mossa ma credo che sia ancora presto per parlare del 2021-2022”. 

Le mosse di Yamaha, lo hai detto, hanno anticipato tutti i discorsi per il mercato, come vedi ciò che è stato fatto con Rossi, Vinales e Quartararo?

“La Yamaha ha lavorato molto e hanno dimostrato di poter andare forte, credo che tutte e quattro le moto saranno veloci. Secondo me nemmeno Valentino sa quanto sarà competitivo in questo 2020, lui è alla ricerca di quel poco più di velocità che non ha avuto l’anno scorso e se riacquisisce le sue sensazioni positive sulla M1 può giocarsela con le altre Yamaha di Vinales e Quartararo che sono in uno stato di forma, vuoi per l’età o per il momento della loro carriera, al top. Io credo che lui farà di tutto per continuare a correre”. 

Il documentario uscirà sui canali Red Bull da venerdì e ripercorre il tuo 2019 in un modo molto interno. Come descrivi la stagione che vedremo nei 52 minuti diretti da Paolo Novelli?

“Non è stato un anno semplice. È il terzo consecutivo che chiudo al secondo posto ma direi che è stato il più sofferto, per una serie di situazioni. L’obiettivo era vincere il mondiale, vero, ma molte volte ci si dimentica che dietro di noi non sono arrivati dei pilotini e quindi posso dire che è stato un buon risultato”. 

Dopo un anno del genere, come si trovano le motivazioni per ripartire?

“Sinceramente tutti corriamo per vincere e se non vinci non puoi essere veramente contento, però quando sei dentro vivi la situazione diversamente da quanto si vede fuori. Io questi tre secondi posti non li vedo come tre sconfitte che avrei potuto evitare o nelle quali avrei potuto fare di più, sono stati tre anni con alti e bassi e con cose che sicuramente si possono migliorare ma in questi tre anni Marquez è stato più forte di noi e di tutti. Io non corro per arrivare dietro a Marquez, ci mancherebbe, e anche in questo 2020 correrò per vincere” 

Come ti approcci al 2020? I test in Malesia ci hanno lasciato con l’incognita gomme può fare veramente la differenza a vostro svantaggio?

“È presto per dire qualcosa, abbiamo fatto i primi test ma con le gomme nuove non è facile leggere la situazione visto che cambiano il bilanciamento della moto e i tre giorni in Malesia non sono molto indicativi perché si risale in moto dopo 2 mesi nella pista con le condizioni più estreme del campionato e lì non sempre si riesce a lavorare come si vuole. Abbiamo fatto un long-run anche con Danilo, e fa sempre la differenza farlo in due. C’è sicuramente del margine di miglioramento nelle gomme, dobbiamo vedere di quanto. Secondo me nelle prime gare ci sarà un continuo adattamento per capire come si comportano durante la corsa. È tutto da scoprire, Yamaha e Suzuki sono veloci e Marc non sta molto bene per via della spalla ed è poco decifrabile quindi al momento non è importante vedere i valori in campo ma tentare di migliorare il bilanciamento della moto”.

Il nuovo assetto e le nuove caratteristiche della gomma aggravano ancor di più il problema della Ducati in curva?

“Quello che sta accadendo non è ancora molto chiaro, sulla carta sembra che le moto che prediligono la percorrenza vadano meglio, ma bisogna aspettare di provare tutto su altre piste per avere le idee più chiare”. 

Tornando al documentario, tutti ti conosciamo come una persona molto riservata, com’è nata questa idea di un docufilm molto “interno” con Paolo Novelli?

 “Noi ci conoscevamo poco, avevamo fatto altri lavori insieme ma c’è sempre stata stima reciproca e poi lui Paolo è conosciuto da tutti nel paddock. Io sono appassionato di motocross e provo a capire tutto ciò che succede dietro ad una gara e cerco spesso dei video e ho notato che il mondo del motocross è molto meno blindato di quello della MotoGP, allora mi sarebbe piaciuto far vedere qualcosa di più interno. Io sono sempre timido e riservato ma con questo documentario ho fatto vedere un po’ dell’interno della MotoGP. All’inizio ero un po’ spaventato perché non avevo mai fatto nulla del genere. Paolo Novelli è molto diverso da me, io sono un po’ ingegnere mentre lui è un artista, è stato un anno intenso in cui ci siamo conosciuti e divertiti insieme”. 

Rivederti da “attore” ti piace?

“Rivedermi insegna molto, non sono un attore e quello che si vedrà nel docufilm è tutto reale e senza filtri. Anche dopo le interviste qualche volta mi rendo conto che non riesco a far venire fuori quello che voglio trasmettere, quindi è un esercizio importante, anche un po’ complicato. Mi ero già raccontato in una biografia, ma questo è completamente diverso, Paolo viveva con noi e quest’anno mi mancherà alle gare. ”

 

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