Tu sei qui

SBK, Rolfo: stanco dopo la 24 Ore? La rifarei subito!

A Le Mans Roby è secondo nella Superstock: "esperienza unica". Bene anche Gamarino: "una corsa della madonna". Al traguardo pure Baggi: "finire la gara è come una vittoria"

SBK: Rolfo: stanco dopo la 24 Ore? La rifarei subito!

Roberto Rolfo conosceva già lo spazioso podio del Bugatti di Le Mans. Nel 2003 il piemontese lo calcò alla fine del Gran Premio di Francia corso con la Honda NSR 250, portata sino al terzo posto.

Quello conquistato domenica scorsa, però, è stato speciale: dopo ventiquattro ore – un giorno completo – di gara, Roby ed i compagni di squadra Masbou e Bergman hanno guardato tutti dall’alto della seconda posizione ottenuta nella classe Superstock, nella quale lui ha guidato per quasi 11 ore: gli altri ragazzi non stavano molto bene – svela Rolfo – così il team Moto Ain ha deciso di farmi correre per qualche turno in più, sempre a manetta spalancata. Eravamo più veloci del 3ART-Moto Team 95 ma loro hanno gestito meglio le soste ed hanno avuto la meglio per soli 9 secondi. Noi siamo comunque soddisfatti della nostra prova, io mi sento stanco ma felicissimo”.

Roberto corre da più di mezza vita, ma a Le Mans ha vissuto tantissime novità, a partire dalla… partenza stessa:ero agitatissimo, mi sembrava strano posizionare l’R1 a ‘lisca di pesce’ vicino al muretto dei box – racconta – e poi, lo scatto verso la moto, vestito di tuta, casco, guanti… era anche facile scivolare: la suola dello stivale può perdere aderenza mentre ci si arresta improvvisamente per inforcare la moto”.

Tutto è andato più che bene per te. Cosa ti ha colpito di più?

L’ambiente, l’atmosfera, entrambi unici. Credevo di rivivere le prime gare degli anni ’90, con tutta quella gente nel paddock, dove le hospitality si mischiano ai camper; il calore provato era il contrario del freddo distacco degli altri campionati. Il paddock dell’Endurance è 1000 volte meglio e la gara è una favola”.

E poi, la notte…

Quando vedi che arriva, ti affascina. Ma questa è una vera gara notturna, non quella del Qatar: laggiù la pista è illuminata da un potente impianto artificiale, e sembra pieno giorno; a Le Mans, invece, si corre usando i fanali della moto… era molto facile commettere errori”.

Come eravate organizzati nel box?

Ognuno aveva un ruolo e compiti ben precisi; era bello vedere i meccanici sempre all’opera, instancabili e professionali. Tutti facevano il tifo per me e, ovviamente, per Masbou e Bergman. E tra noi piloti ci incoraggiavamo reciprocamente. Nell’endurance non esistono muri divisori o conflitti interni, perché si sta tutti sulla stessa barca e l’unione fa la forza”.

Rolfo tende a sottolineare un altro dei tanti aspetti curiosi:nell’ultimo tratto di pista molti tifosi grigliavano la carne, di giorno e di notte; bè, il profumo arrivava sino in pista ed io avevo una fame…(ride)”.

Ed ora, il momento in cui si taglia il traguardo.

Incredibile; l’orologio della pista che fa il conto alla rovescia, i commissari che preparano le bandiere, gli staff delle squadre che si avvicinano al muretto dei box… il pubblico applaude ogni classificato e l’adrenalina sale alle stelle, in una esperienza davvero unica. Quando mi hanno detto che la 24 Ore mi sarebbe piaciuta, ora posso dirlo: è molto stancante ma… la rifarei subito!”

 

Anche per Christian Gamarino è stata la prima volta a Le Mans; il pilota ligure ha ben figurato con la GSX-R condivisa con Scassa e Mazzina, portata sino al diciottesimo posto finale, ottavi nella categoria Superstock: “la gara è stata lunghissima – racconta Christian – ed è andata bene. Sulla linea di partenza, con gli aerei che sfrecciavano in cielo ed il pubblico che cantava in coro la marsigliese, mi è venuta la pelle d’oca. A parte un problema ai freni accusato al terzo giro, sono andato forte di giorno e col buio della notte. Proprio durante la notte mi è tornata la carica, e sono stato veloce; il team No Limits ha lavorato bene, siamo stati competitivi e vedere tutta quella gente è stato incredibile. La 24 Ore è una corsa della madonna”.

Per il team Avio Bike il circuito de la Sarthe non era una novità. Dopo aver stupito i tanti nell’edizione dello scorso anno, tra sabato e domenica Giovanni Baggi & Soci hanno dovuto lottare più del previsto: “questa volta è stata più dura – rivela Giovanni – alcune sfortune ci hanno rallentato, dal sasso che ha bucato il radiatore ad una perdita d’olio. Un compagno di squadra è stato falciato da un avversario, che lo ha fatto cadere. Abbiamo quindi perso 15 minuti, perché il pilota è rientrato per cambiare il casco ed i ragazzi hanno dovuto sistemare la nostra R1; dopo quell’incidente sono subentrati tanti piccoli disagi: si è rotta la pedana del cambio, alle 6 del mattino si è staccato lo scarico. Dopo questi inconvenienti siamo risaliti dalla 48esima alla 25esima posizione finale, dodicesimi nella Stock. Abbiamo avuto un passo gara straordinario perché, nelle prove, ci siamo dedicati a quello; anche quest’anno siamo riusciti a tagliare il traguardo esprimendo una buona velocità e, finire la 24 Ore è per noi come una vittoria”.

 

 

Articoli che potrebbero interessarti