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MotoGP, Austria: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Ducati pigliatutto, Marquez amministra e salva il suo GP, poche gioie per Yamaha e sopratutto per Rossi

Austria: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Centouno colpi a vuoto, 299 meno di Truffaut e uno in più della pruriginosa spazzola di qualche anno fa. Tanto c’è voluto alla Ducati per stappare quello spumante che rischiava di diventare aceto. Ci ha pensato Iannone, maniaco di perfezione per una volta, lucido e implacabile come dev’essere. Dovizioso ha chiuso la doppietta, con la giusta dose di imprecazioni per l’impresa sfumata.

Un bel risultato di gruppo, a cui tutti hanno preso parte, dall’eminenza grigia (ogni riferimento all’argentea capigliatura è puramente casuale…) Dall’Igna all’ultima delle maestranze. Così si fa, perché chi visse sperando si sa come morì.

Intanto Marquez si è preso un 5° posto che in altre condizioni farebbe gridare a crisi, tunnel di tenebre e apocalissi imminenti, ma per come si era messo il fine settimana è una pepita d’oro. Solo pirite per la coppia Lorenzo e Rossi, anche se quella dello spagnolo è più brillante.

Andrea Iannone e Gigi Dall'IgnaIL BELLO – La maledizione di Stoner-hamon è sconfitta, Iannone e Dovizioso sulle loro Ducati hanno raggiunti territori inesplorati da tempo, quelli che portano alla vittoria. Il trofeo del primo posto non sarà prezioso come il Graal, ma a Borgo Panigale vale poco meno. Dall’Igna ha pianificato la spedizione, i due Andrea hanno seguito le indicazioni sulla mappa, meglio il Maniaco questa volta. Sarà vera gloria? Brno è a due passi, si vedrà.

IL BRUTTO – Genio e sregolatezza, ma la seconda sembra superare troppo spesso il primo. Romano Fenati è un bel pilota, ma anche un ragazzo che deve ancora crescere. Il cartellino rosso del sabato sera è stato il risultato di un vaso che stava traboccando da tempo. Ora l’ascolano è dietro alla lavagna, deve sfruttare il tempo per pensare e ricostruirsi  come pilota e persona. Ce la può fare.

IL CATTIVO – La parola ‘sicurezza’ va di moda, ma rischia di rimanere un involucro vuoto e buono per sciacquarsi la coscienza. Bene la modifica all’ultima curva, ma si sapeva da tempo che si sarebbe andati a correre al Red Bull Ring e si è tentato di mettere una pezza ai limiti della pista solo all’ultimo secondo. Ci sono anche altri punti da sistemare a allora viene spontaneo un interrogativo: ma chi ha dato l’omologazione alla pista? Domanda retorica, purtroppo.

Andrea Dovizioso, Gigi Dall'Igna e Andrea IannoneLA DELUSIONE – Quella sul volto di Dovizioso, che non riusciva proprio a gioire per il trionfo rosso. Normale dopo anni nel purgatorio, tanto lavoro e altrettanto sudore. Andrea si è preso la colpa per la gomma sbagliata, dimenticandosi di farlo anche per i propri meriti dietro a questo successo. Arriveranno altre occasione, la pazienza è la virtù dei forti… anche se le scatole girano ugualmente.

LA CONFERMA  – Come i supereroi dei fumetti, Marc Marquez è a prova di proiettile. Non sono bastate una caduta con spalla lussata e una pista da orticaria per la Honda per fare perdere la bussola (e relativi punti) al piccolo diavolo. Lorenzo ha guadagnato 5 lunghezze, Valentino 2, Marc ha gestito e gioito. Bisogna inventarsi qualcosa di più contro il superman di Cervera.

L’ERRORE –  La fretta è cattiva consigliera e allo spegnersi del semaforo le hanno dato ascolto in molti. Già la partenza anticipata è un errore da ‘meno’ in pagella, ma qualcuno ha fatto di peggio. Barbera non si è fermato (“problema al cruscotto” ha detto lui) e si è preso la bandiera nera. Quasi perggio in Aprilia, con display impazziti e comiche in pit lane. Il presidentissimo Colaninno si è arrabbiato: la voce del padrone.

LA SORPRESA – Le Ducati hanno giocato come il gatto fa con il topo, ma non ci aspettavamo di vedere le Yamaha così vicine in gara. Lorenzo si è nuovamente ritrovato e, quando succede, c’è poco da scherzare. Rossi, invece, è andato a vuoto nel momento decisivo, escluso dal podio dal buttafuori Jorge. Marquez se la ride, meglio farsi trovare pronti per la rivincita.

IL SORPASSO – Lo prendiamo dalla Moto2: quello all’ultimo giro di Morbidelli su Luthi, che è falso a Franco la medaglia d’argento, il suo migliore risultato fino a ora. Non ci dimentichiamo però neppure di Bastianini, bronzo in Moto3. E anche lo scontato parallelo con le Olimpiadi è fatto.

LA CURIOSITA’ – Il Red Bull Ring è il circuito con il più grande numero di nomi (la maggior parte dei quali impronunciabili), oltre a quello attuale: Zeltweg, Österreichring, Spielberg e A1 (che sa tanto si autostrada). Scegliere voi il vostro preferito.

IO L’AVEVO DETTO –Il Red Bull Ring mi ricorda Austin” dichiarava Marquez alla vigilia del GP. Visti i risultati, non si direbbe.

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