Spies: una moto ufficiale va guadagnata

"Il mio peggiore inizio di stagione, ma so di poter stare nei primi 5"


Il ritiro a sorpresa di Stoner e gli alti e bassi di Rossi in Ducati hanno parzialmente oscurato uno dei più grandi rebus di questa stagione – la crisi di Ben Spies. Dopo la conquista della Superbike al suo anno di esordio, il titolo di rookie dell'anno in MotoGP con Tech3, e la promozione in Yamaha ufficiale, il texano sta vivendo un vero e proprio incubo. Undicesimo in campionato, con l'ottavo posto in Portogallo come miglior risultato, e attaccato su più fronti per il posto nella squadra ufficiale della casa di Iwata.

"Non c'è dubbio che questa sia il peggiore inizio di stagione che abbia mai avuto – ha detto sulle righe di GP Week – Ora affronto ogni gara come se fosse l'ultima. Ogni sportivo può attraversare momenti difficili, ma so di avere il talento per stare nei primi cinque".

Nel classico esempio di circolo vizioso, le difficoltà incontrate da Spies sono dovute sia ad errori del pilota che a semplice sfortuna. Col proseguire della stagione, ritrovare la fiducia necessaria per guidare al limite è sempre più difficile.

"In Qatar abbiamo scoperto che una era crepa nella sella a causare un chattering incredibile. Mi sembrava di avere una gomma quadrata al posteriore. Perdevo velocità in percorrenza di curva e non riuscivo ad accelerare. In Portogallo ho commesso molti errori nella fretta di tornare a fare un buon risultato. A Le Mans ho avuto problemi alla visiera dopo che ho colpito il cupolino in partenza. Ma già l'anno scorso ho vissuto un periodo difficile dopo un incidente in Australia, eppure al mio ritorno ho sfiorato la vittoria a Valencia".

Con un mercato piloti in grande fermento, Spies ha però poco tempo a disposizione per convincere i vertici Yamaha a confermarlo.

"Per quanto ho fatto vedere fin qui, non merito una moto 'factory'. Ma se guido al meglio delle mie capacità, sfruttando il potenziale della M1, dovrei riuscire a restare qui anche il prossimo anno. Chiaramente aspettano tutti la decisione di Lorenzo, e anche Valentino avrà un ruolo importante".

La MotoGP rimane il traguardo di molti piloti, ma per chi proviene dalla SBK, la differente situazione regolamentare e tecnica può rivelarsi indigesta.

"Ci dovrebbe essere maggiore equilibrio a livello di gomme ed elettronica. Le corse sarebbero più entusiasmanti se riducessero il rendimento delle gomme del 20%, consentendo alle moto di raggiungere il limite più facilmente. Per questo i distacchi sono minori in SBK e Moto2. In MotoGP le gomme sono più estreme. Il pilota conta ancora, ma solo la moto che le sfrutta al meglio vince".

A giudicare dai risultati del suo compagno di squadra, primo in campionato con 20 punti di vantaggio su Stoner, la moto per vincere non manca all'americano. Deve piuttosto ritrovare sé stesso: più facile a dirsi che a farsi, ma un vero cowboy non dimentica mai come cavalcare.

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