La 68esima vittoria che appaia Marc Marquez a Giacomo Agostini - Re dei Re in un periodo tanto diverso da quello attuale - vale doppio. Significa infatti scavare una voragine fra i suoi due inseguitori, Alex Marquez e Pecco Bagnaia.
E se non gli avrà fatto piacere che per una incolpevole caduta in una leggera collisione con Acosta il fratello si è procurato una frattura ad un metacarpo della mano sinistra, grazie al secondo posto di Bezzecchi Marc ha avuto il regalo di ulteriori 9 lunghezze sul compagno di squadra.
Il risultato è un inequivocabile +68 su Alex e addirittura +126 su Pecco con una gara che ha dato anche una risposta a chi, sabato, ha tacciato il più giovane dei Marquez di scarsa competitività per non aver attaccato il fratello minore.
Il pilota dell’Aprilia, infatti, non ha lasciato nulla di intentato ma non è riuscito a piazzare un singolo attacco al leader della Ducati che è apparso sempre in controllo tanto da meritarsi dal pilota dell’Aprilia un inequivocabile “ma come facevi a fermare così bene la moto alla 1?”. Un complimento diretto, pronunciato a caldo, mentre i protagonisti attendevano di salire sul podio, che conferma come l’otto volte iridato avesse la moto, e il Gran Premio, in mano.
Già perché così come al Mugello, Marc Marquez si è presentato ad Assen paventando statistiche tutt’altro che favorevoli, per poi confermarsi però inattaccabile in gara, anche se non del tutto inavvicinabile durante le prove.
Se ne sono già resi conto i suoi avversari della MotoGP, che dal 2020 al 2023 hanno potuto scatenarsi, che Marc Marquez è fatto di gomma e di acciaio. Una combinazione di flessibilità e tenacia che fa di lui semplicemente il miglior pilota sullo schieramento di partenza.
E’ vero: ha avuto bisogno di lasciare la Honda per tornare quello che è ed è sempre stato, ma nemmeno il migliore - come dimostrò nel passato anche il grande Agostini - può fare a meno della migliore moto. E poi è sempre così: il pilota più veloce finisce per avere fra le mani la moto più veloce.
Un attrezzo, comunque, di cui non dispone lui solo, ma anche, con minime differenze, ben altri cinque piloti. Allora, signori detrattori, quanto ancora vi ci vuole, tifoserie a parte, per accettare un dato di fatto?
Non si può naturalmente, togliere nulla a chi mondiali ha vinto in assenza di quello che dal 2013 è il vero dominatore della categoria, ma ci prendiamo la libertà di pesarli. Perché nello sport funziona così: chi vince ha sempre ragione, ma è nella logica del nostro lavoro interpretare e mettere sulla bilancia ciò che vediamo.
Adesso la domanda è quanto durerà questa dominazione?
Per il momento Marc sta recitando il ruolo del peso massimo che sale sul ring intimorendo già con la sua presenza gli avversari, ma è anche vero che la sua non è solo forza: possiede tecnica da vendere e la sua frenata equivale a jab di sbarramento che impediscono ai suoi avversari di avvicinarsi a tiro e come dicevo all’inizio, l’acciaio e la gomma di cui è fatto gli hanno consentito di dominare Assen nonostante due cadute che avrebbero fiaccato piloti meno completi di lui.
Dunque, OK: Bezzecchi oggi, Alex ieri, lo stesso Bagnaia sono avversari tosti e talentuosi: solo Marc Marquez ha maggiore talento, resilienza, non vogliamo dire coraggio perché tutti quelli in pista sono coraggiosi, ma velocità sì, sicurezza sì. Se ne facciano una ragione i denigratori di professione a cui diamo un altro particolare su cui riflettere: Marc Marquez non cerca mai una scusa.
Come si dice sempre nello sport, chi vince festeggia, chi perde cerca scuse e dopo 10 Gran Premi e 10 Sprint sarebbe anche il caso di smettere di parlare al passato, e di quanto sono stati bravi, tutti, fino al 2023.
Nel 2023 Marc era il tuono che preannunciava il temporale.
“Ad Assen ho vinto un’altra volta senza essere il migliore. Ho centrato il bersaglio grosso, 37 punti, ma Alex si è fatto male, è il mio principale avversario, e lo voglio in pista. Oggi nessuno mi ha attaccato, e alle mie spalle non c’era mio fratello. Semplicemente se chi sta davanti frena forte e si difende bene, non si può superare”.
Game. Set. Match.






