Tu sei qui

MotoGP, Redding: "Marquez è come uno Stoner Junior. Lo ha studiato per mesi"

"Il modo in cui affronta certe curve e alza la moto è lo stesso dell'australiano. Come Casey, per il forte desiderio di vincere, finisce spesso a terra. L'australiano resta un esempio di capacità di adattamento"

MotoGP: Redding:

Marc Marquez ha segnato senz’altro un’epoca. Campione del mondo 125 nel 2010 e Moto2 nel 2012, non appena approdato in MotoGP con la Honda ha da subito dato prova di sentirsi completamente a suo agio in sella alla potente RC213V, tanto da aggiudicarsi il Mondiale al suo primo anno nella serie.

Secondo Scott  Redding, questa sua abilità a familiarizzare con una moto in quel momento per lui nuova avrebbe una ragione ben precisa e lo stesso dicasi per il suo atteggiamento in corsa, a cui si sta mantenendo fedele anche dopo aver vinto sei titoli iridati nella classe regina ed essere passato dalla Casa nipponica all'italiana Ducati.

Ho visto un documentario in cui Stoner correva nella classe 250 e lì faceva incidenti, poi andava più forte e di nuovo cadeva. Rifiutava l’idea che la moto non funzionasse e lo spagnolo è uguale. Ha imparato dall’australiano e osservato i suoi dati. Da quanto ho sentito aveva solo Casey in mente e infatti guida come lui – ha dichiarato al podcast Motorsport Republic – Dal modo in cui affronta le curve, specialmente la 3 di Phillip Island, pare che lo abbia studiato per mesi. Se si facesse indossare ad entrambi una tuta nera sarebbe dura distinguerli. La maniera in cui alza la moto o attacca nei cambi di direzione, per tanti dettagli è come uno Stoner Junior. La fame di vittoria lo ha poi portato a cadere spesso, ma questa è una questione  mentale”.

Per il pilota SBK nonostante il 39enne si sia ritirato nel 2012 ancora giovanissimo, resta un faro per molti protagonisti delle due ruote. “A lui non interessava quale moto dovesse guidare. Un po’ tutti i piloti sono convinti di essere versatili, ma non è affatto così. Io stesso in BMW ho dimostrato che non è facile adattarsi, mentre per lui veramente saltare da un marchio all’altro era indifferente”, ha concluso il suo ragionamento.

Articoli che potrebbero interessarti

 
 
Privacy Policy