Il Gran Premio del Qatar è stato una gara di sopravvivenza per Alex Rins. Mentre il suo compagno di squadra Fabio Quartararo si è dovuto accontentare di chiudere la corsa con un deludente ottavo posto, diventato settimo per la penalità di 16 secondi che ha retrocesso Maverick Vinales in 14ª posizione, il pilota spagnolo si è trovato impantanato tra le KTM di Enea Bastianini e Brad Binder e non è riuscito ad andare più in là della 12ª piazza. Non soltanto per le carenze della M1, ma anche per una disavventura di cui è stato protagonista dopo il primo terzo di gara.
“Al settimo giro sono stato colpito da una pietra a 300 km/h sul rettilineo e mi ha messo KO. Ho pensato di rientrare al box perché sentivo molto dolore. Tutto il braccio si è addormentato ed è stato difficile mantenere la calma. Ho avuto dolore per tutta la gara” ha raccontato Rins a fine weekend, come riportano i colleghi della testata spagnola Motosan.
Un piccolo incidente che ha reso ancor più complicata la corsa del 29enne, senza armi per lottare con i suoi avversari.
“A parte questo, è complicato fare di più. Noi diamo il massimo. In questa occasione, ad esempio, ho incrociato Ogura davanti me, lui aveva un ritmo più lento del mio, ma non sono riuscito a superarlo - ha ammesso - È difficile che (Yamaha) ci chieda di più, non possono chiederci di più, perché io, come pilota, pretendo di più da me stesso. Alla fine, sono pur sempre un cavallo da corsa: sono qui perché voglio vincere e voglio migliorare. Io pretendo, pretendo, ma non si può prendere da dove non c’è. Dobbiamo aspettare che il pilota davanti commetta un errore e possa aprirsi un piccolo varco”.
Tanta la frustrazione che traspare dalle parole di Alex, ancora alle prese con gli annosi problemi di grip della M1.
“Prima della frenata, sono stato superato sia a destra che a sinistra. Il fatto che uno mi abbia passato all’interno e uno all’esterno non mi destabilizza, quello che mi destabilizza è avere un pilota davanti e non poterlo superare. Questo ti fa impazzire stando in sella - ha spiegato - Quello che abbiamo è un problema di aderenza. A parte il motore, usciamo lenti dalle curve. Gli altri, avendo più grip di noi, accelerano e sono in grado di fare traiettorie più strette. Per fare un esempio, in uscita dalla curva 4 di Jerez, noi andremo sicuramente larghi. Infatti qui, in uscita dalla curva 5, tra le curve 5 e 6, dove c’è un piccolo tratto di rettilineo, stavamo quasi andando sul verde. Serve trazione in curva. Non puoi sopperire alla mancanza di trazione e quindi vai più largo”.