Pedro Acosta è il pilota su cui in tanti puntano per il futuro della MotoGP. Del resto il suo curriculum parla da solo: ha vinto al debutto il Mondiale della Moto3 e, dopo due anni, ha fatto il bis in Moto2. Alla sua quarta stagione nel motomondiale, ha fatto il suo ingresso in MotoGP, con aspettative altissime. Le ha rispettate? La risposta è netta: sì. Lo dicono i suoi numeri.
Nel 2024, al suo primo anno nella casse regina, ha ottenuto 5 podi (a cui bisogna aggiungerne altri 4 nelle Sprint), una pole position e ha ottenuto il 6° posto finale in campionato. Lasciando stare l’inavvicinabile squadrone Ducati, il confronto per Pedro deve essere fatto con il suo compagno di marca Binder. Brad gli è arrivato davanti in classifica (grazie al 5° posto), ma per appena 2 punti e salendo una sola volta sul podio nel GP. Si può tranquillamente affermare che lo spagnolo abbia fatto un regalo al sudafricano, cadendo troppo nel finale della stagione e dovendo saltare il GP di Phillip Island.
È stata comunque un’ottima stagione, anche se in tanti si aspettavano una vittoria. Non avevano però fatto i conti con la Ducati, che agli avversari ha lasciato solamente le briciole (leggi: una vittoria - dell’Aprilia con Vinales - in 20 Gran Premi). La KTM di Acosta non è una brutta moto, ma non regge la concorrenza con la Desmosedici. Tutto sommato, Pedro non ha motivi per lamentarsi del suo primo anno fra i grandi del motociclismo, anche se c’è chi ha fatto meglio - ma anche peggio - lui.
La tabella qui sopra riassume la stagione di debutto di alcuni piloti fra i più rappresentativi della MotoGP. Se partiamo dal nuovo campione del mondo, Jorge Martin era riuscito a fare meglio solo per quella vittoria che a Pedro è mancata. Del resto, il madrileno era stato protagonista di un bruttissimo incidente a Portimao per cui aveva perso 4 Gran Premi, da qui la deludente posizione finale: 9° con 11 punti contro i 252 di Bagnaia (il migliore pilota Ducati in classifica). Per quanto riguarda la situazione, era simile a quella di Pedro: team satellite e moto ufficiale.
A proposito di Bagnaia, il suo debutto in MotoGP fu avaro di soddisfazioni. Nel 2019 non vinse e non salì nemmeno sul podio, ma aveva una Ducati dell’anno prima e la Desmosedici non era al livello di oggi. Tutto diverso l’avvio di Quartararo, che nello stesso anno debuttava con la Yamaha del team Petronas. Il francese salì 7 volte sul podio e si tolse la soddisfazione di arrivare davanti a Valentino Rossi (pilota del team ufficiale) in classifica e ad appena 19 punti da Maverick Vinales (l’altro pilota del team Factory). Joan Mir, invece, non brillo, facendo meno della metà dei punti di Rins sulla Suzuki (92 contro 2025).
Il debutto perfetto fu quello di Marc Marquez, per cui fu cambiata la regola che impediva di essere in un team ufficiale nel primo anno di MotoGP. Ereditò la moto e la squadra di Casey Stoner e vinse il Mondiale al primo tentativo, con 16 podi su 18 gare e 6 vittorie.
Al confronto, Lorenzo e Pedrosa non fanno impressione al loro debutto. Solo al confronto, perché Jorge vinse una gara e salì sul podio 6 volte, arrivando 4° a fine anno dietro a Rossi, Stoner e Pedrosa, con cui avrebbe formato i Magnifici 4 negli anni successivi. Anche Dani, nel 2006, fece faville: con 2 vittorie, 8 podi e il 5° posto finale nella stagione che vide il compagno di squadra Nicky Hayden campione del mondo.
Entrambi gli spagnoli debuttarono in squadra ufficiali, privilegio che non ebbe Casey Stoner. L’australiano fece esperienza con la Honda del team LCR e, pur mostrando grande velocità, salì sul podio solo una volta. Si sarebbe rifatto con gli interessi nel 2007 sulla Ducati.
Acosta il prossimo anno sarà nel team ufficiale KTM e, nonostante la giovanissima età, ne sarà la guida. Il primo passo l’ha già fatto, non rimane che aspettare per scoprire fino a dove potrà arrivare.






