I numeri di per sé sono freddi, ma ce ne sono alcuni capaci di scaldare gli animi, soprattutto quelli dei tifosi. È il caso di una statastica che vede contrapposti Stoner e Bagnaia, gli unici due piloti a essere riusciti a vincere il titolo in MotoGP con la Ducati. Dopo il Gran Premio di Silverstone, Pecco ha corso 67 gare con la Rossa, lo stesso numero di Casey, che rimase a Borgo Panigale dal 2007 al 2010.
La curiosità di mettere a confronto (almeno a distanza) i due campioni è tanta e il risultato non scontato perché l’italiano, nello stesso periodo di tempo, batte l’australiano con i numeri. Bagnaia ha infatti vinto 24 gare contro le 23 di Stoner, ha ottenuto lo stesso numero di podi (42) e il doppio di titoli mondiali (2 contro 1), mentre Casey si prende la rivincita nelle pole: 21 contro 19.
Questi i dati, che hanno fatto insorgere gli appassionati: “come si fa a paragonare Stoner a Bagnaia?” hanno gridato al reato di lesa maestà. C’è anche da dire che è Bagnaia il primo a scansare i paralleli con Casey quando viene tirato: “non è giusto paragonarmi a Stoner perché lui ha ottenuto quelle vittorie in meno anni di me, la sua percentuale è maggiore” ci aveva detto ad Assen con umiltà.
I confronti a distanza, del resto, lasciano i tempi che trovano, soprattutto quando passano quasi vent’anni fra le imprese di uno e dell’altro pilota. Stoner arrivò in Ducati in un momento particolare, nell’anno del passaggio ai motori di 800 cc e vinse subito. Al debutto in Qatar e poi altre 9 volte, dominando il campionato, con un 6° posto come peggiore risultato quell’anno. Lo fece nel momento in cui gli altri piloti non riuscirono ad adattarsi alla Desmosedici: Capirossi vinse solo una gara e termino 7° in campionato (con meno della metà dei punti di Casey), Barros fu 10°, Hofmann 13°. La leggenda del Canguro Mannaro crebbe nelle stagioni seguenti, quando gli altri non riuscivano a raccapezzarsi sulla D16, mentre lui volava: nel 2008 vinse 6 GP e fu 2° nel Mondiale, 4 vittorie e il 4° posto nel 2009, stessa posizione finale nel 2010 con 3 vittorie. In tutto questo, Melandri prima e Hayden poi raccoglievano poco o niente. Poi arrivò Valentino che si chiese come Stoner facesse a guidare (vincendo) quella moto.
Bagnaia, invece, arrivò a Borgo Panigale nel 2019, nel team Pramac e con una moto non aggiornata. Per salire sul podio ci mise 21 gara, per vincere due anni e mezzo, quando era già stato promosso nel team ufficiale: 4 vittorie nel 2021, 7 nel 2022 e nel 2023, 6 quest’anno. Pecco è stato un diesel, ci ha messo tanto a scaldarsi ma poi non si è più fermato. La sua percentuale di gare vinte in MotoGP è del 36%, se però la calcoliamo dalla prima vittoria all’ultima gara si sale a quasi il 67%. Inoltre Bagnaia è l’unico pilota Ducati a essere riuscito a vincere 4 gare consecutive (Stoner si è fermato a 3): lo ha fatto due volte, nel 2022 e in questa stagione.
“Sì, ma Bagnaia ha un missile, Stoner aveva un catorcio” si ribatte, logicamente esagerando. Certamente la Ducati di Preziosi è molto diversa da quella di Dall’Igna. Negli anni dell’Australiano si parlava del Davide italiano contro i Golia giapponesi, mentre oggi la situazione si è ribaltata. Le Desmosedici in pista sono tante e tutte veloci. Merito dell’ingegnere veneto, delle squadre e dei piloti, che hanno portato la moto bolognese sul tetto del mondo.
Una moto, però, da sola non vince e, infatti, prima di Bagnaia, il titolo era solo stato sfiorato, da Dovizioso. Pecco si è trovato una moto (quasi) perfetta, ma è stato anche l’unico a saperla interpretare al meglio. Negli ultimi anni con la Ducati ci hanno vinto tutti (o quasi): Bastianini, Miller, Bezzecchi, Martin, Di Giannantonio, Zarco, ma nessuno ha data la zampata decisiva.
Sulla Desmosedici di 800 cc, invece, vinceva solo Stoner. Avere la moto migliore del lotto, però, non è una colpa ed è successo praticamente a tutti i campioni: da Agostini a Rossi, passando per Marquez e Doohan. I campioni sono anche fortunati e trovarsi al posto giusto al momento giusto è una loro prerogativa.
E quindi? Quindi i numeri sanno anche essere divertenti oltre che freddi, perché riportano al passato, fanno rivivere le imprese del tempo che fu, innescano dibattiti e discussioni. Stoner fu il migliore in quegli anni, Bagnaia lo è in questi ed è l’unica cosa che dicono le statistiche. Poi ci sono le chiacchiere piacevoli al tavolino del bar (o vista la stagione, sotto l’ombrellone) per l'ingannare l'attesa che ci separa dalla prossima gara e dalla nascita del prossimo campione.