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MotoGP, Flamigni: "Come Rossi, Bezzecchi è alla ricerca del giro perfetto"

Quasi 20 anni da telemetrista di Valentino, ora Matteo è il capotecnico di Marco: "è una spugna, impara in fretta e ha le qualità per vincere ancora. Ora la sfido in bicicletta, ma anche lì dovrà guadagnarsi la vittoria"

MotoGP: Flamigni:

Non ho più voce, troppi cori. Però sarei felicissimo di non parlare più da qui a fine anno. Facciamo parlare i fatti”: Matteo Flamigni avrà il tono della voce basso, ma l’umore alto quando lo intercettiamo fra un volo e l’altro al ritorno dall’Argentina. In attesa di imbarcasi sull’ultimo aereo che lo porterà a casa, ci racconta il GP di Termas de Rio Hondo appena concluso. Quello della prima vittoria di Bezzecchi in MotoGP, ma anche la sua da capotecnico, dopo avere passato quasi 20 anni nel box di Valentino Rossi come telemetrista.

Come descriveresti questo fine settimana appena passato?
Il weekend perfetto, abbiamo realizzato un sogno per tanti motivi. Il team è appena nato, ha appena un anno di vita, raggiungere la prima vittoria in così poco tempo è veramente incredibile. È stata la prima vittoria di Marco, ma anche la mia da capotecnico”.

Quando hai capito che sarebbe stato il Gran Premio giusto per qualcosa di grande?
Come dico sempre anche a Marco, dobbiamo iniziare ogni fine settimana con la consapevolezza di essere un ottimo team e di avere un ottimo pilota. Da lì a immaginare un weekend del genere, ce ne passa. Dopo le prove del venerdì avevamo visto che Marco aveva un ottimo passo, ma soprattutto al sabato era velocissimo anche in condizioni di asfalto umido. Quello ci aveva fatto ipotizzare una bella gara, ma non credevo che potesse dominare in quel modo”.

Si sapeva che Bezzecchi fosse veloce, ma andare in fuga sotto la pioggia è un’altra storia. In qualche momento ti sei preoccupato?
Quando ho visto la pioggia e Marco andare così veloce, già nel Warm Up, ho capito che aveva ritrovato le sensazioni dell’anno scorso sul bagnato. Nel corso della stagione avevamo poi faticato un po’ di più e siamo riusciti a trovare quella fiducia che poi era mancata sull’acqua, questo mi ha reso veramente felice al di là del risultato. Per me è importante avere una base su cui lavorare e che possa andare bene su tutti i circuiti. Vedere Marco tornato veloce sul bagnato mi rasserena”.

Cosa voleva dire quella fetta di torta sulla tabella di segnalazione?
Di accontentarsi, di guidare pulito... dolce”.

"Per tutti resterò sempre il telemetrista di Valentino, avevo bisogno di aprire un nuovo capitolo della mia vita"

Sei stato l’elettronico di Rossi per anni, cosa ti ha convinto per iniziare una nuova avventura da capotecnico con un debuttante?
Dopo 18 anni da Valentino come telemetrista, non mi vedevo al fianco di un altro pilota nello stesso ruolo. Mi sono detto che nell’immaginario collettivo rimarrò per sempre il telemetrista di Vale, allora ho pensato di mettermi in gioco, di fare qualcosa di diverso con un altro pilota, di cominciare un capitolo nuovo della mia vita.

Come sono stati gli inizi con Bezzecchi?
Lo conoscevo perché faceva parte dell’Academy, ma non avevo mai avuto occasione di parlargli da un punto di vista tecnico, non immaginavo nemmeno quale fosse il suo livello, anche se lo avevo visto veloce e vincente in Moto3 e Moto2. Le aspettative erano buone, mi sembrava un ragazzo con quelle qualità di apprendimento che ero sicuro lo avrebbero fatto crescere in maniera determinante. Quando abbiamo iniziato a lavorare insieme, ho trovato un ragazzo che impara velocemente, ascolta molto, è molto umile e mette in pratica gli insegnamenti. Di questo sono molto contento perché la cosa che mi inorgoglisce di più, al di là dei risultati, è riuscire a trasmettere quello che ho imparato negli anni. Da questo punto di vista, Marco è una spugna. Con Vale ho acquisito tantissime informazioni, mi ha trasmesso un metodo, un attitudine, un approccio alle corse che è uno stile di vita. Sto cercando di trasmettere quello che ho imparato con Vale in questa nuova squadra e i ragazzi che lavorano con me, compreso Marco, credo siano contenti di ritrovare i questa squadra gli insegnamenti di Valentino”.

Hai sentito Rossi dopo la vittoria?
Mi ha scritto che abbiamo fatto un ottimo lavoro”.

Ritorniamo a Bezzecchi, qual è il suo pregio più grande?
Come ho già detto, impara molto in fretta e consolida. Va veloce, capisce il perché ed è in grado di rifare le cose giuste al momento giusto.

Il difetto?
In questo momento lo sta smussando molto, l’anno scorso era un po’ troppo irruento, istintivo. Sta lavorando su questi aspetti e in questa stagione ho trovato un Marco più riflessivo, ragioniamo di più sulle cose ed è consapevole che gli errori del passato non devono essere ripetuti. Nell’inverno è cresciuto molto, ora è più maturo”.

"Marco sul lavoro è determinato e pignolo. L'ho avvertito: essere in testa al Mondiale dopo 2 GP non vuol dire nulla"

Bezzecchi davanti ai microfoni è un romagnolo DOC, diretto, con il gusto della battuta e senza filtri. Nel box cambia?
È uno di noi, un ragazzo alla mano e simpaticissimo, si sta benissimo con lui. Sul lavoro è estremamente concentrato, determinato e pignolo, ritrovo molto cose di Vale: è molto attento alle telemetria e al confronto con gli altri piloti. Non perde occasione per cercare di migliorare curva dopo curva per ottenere il giro perfetto, questo lo accomuna molto a Vale”.

Bezzecchi non solo ha vinto la sua prima gara in MotoGP ma è anche in testa al campionato, questa pressione potrebbe destabilizzarlo?
Gliel’ho detto ieri: essere in testa al Mondiale oggi non vuole dire nulla, è come essere in testa alla prima curva di una gara di 30 giri. La strada è lunga, ci saranno weekend più difficili, noi dobbiamo continuare a lavorare come stiamo facendo, poi a settembre guarderemo la classifica. Guai se non farà così! (ride). Nel nostro sport, a volte, vittorie e sconfitta sono due bugiarde: ci possono essere fine settimane in cui sei incredibilmente veloce e poi nel successivo fatichi un po’ di più. Dobbiamo essere consapevoli che accadrà, non mi sto inventando nulla. Nei miei 30 anni di carriera ho visto piloti eccellere in una gara e poi perdersi in quelle successive, noi dobbiamo continuare a lavorare con la grinta e la determinazione che abbiamo dimostrato fino ad adesso. Ho anche detto a Marco che la parola d’ordine quest’anno dev’essere la consapevolezza nei propri mezzi. Sappiamo di avere un buon team, un buon piloti, quindi se continueremo a lavorare così i risultati arriveranno in automatico”.

Il primo sogno era vincere una gara, qual è il prossimo?
Non ho obiettivi, già continuare a lavorare in questo modo sarebbe una vittoria. Dobbiamo tralasciare le aspettative e obiettivi troppo alti, dobbiamo dimenticarci chissà quali strategie, ma lavorare gara per gara. Ci sono ancora quasi 40 gare da fare, è appena cominciato il percorso di una maratona lunghissima. Sono fiducioso che Marco continui così perché ha tutte le qualità.

Da ciclista sai bene che bisogna soffrire per arrivare primi al traguardo…
Da quel punto di vista, ho imparato a soffrire (ride)”.

A quando un Gran Premio della montagna contro Bezzecchi?
Ne abbiamo già parlato, con il caldo faremo un’uscita insieme in bicicletta. Farlo vincere? Se la dovrà guadagnare anche lì (ride)”.

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