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Moto2, Ippolito: "La FIM non crocifiggerà Fenati, ma da oggi più severità"

Parla il Presidente: "E' stata una squalifica importante, ma potrebbe peggiorare. Questa è la nuova linea. Più bandiere nere, come nei casi Marquez-Rossi"

Moto2: Ippolito: "La FIM non crocifiggerà Fenati, ma da oggi più severità"

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Romano Fenati è stato convocato dalla FIM nella sua sede in Svizzera per chiarire l’’affaire Misano’, ma nella convocazione manca una cosa importante: la data.

Non è nemmeno chiaro il motivo per il quale la Federazione Internazionale lo abbia convocato, visto che la decisione di squalificarlo per i prossimi due Gran Premi è stata presa da dei giudici federali a Misano.

Qualunque sarà, infatti, la decisione presa dalla FIM, in positivo od in negativo, equivarrà ad una ‘diminutio’ dei suoi stessi giudici.
Tutte domande, queste, che meritavano una risposta che ci è stata data dal Presidente della FIM in persona, Vito Ippolito che, letta la nostra lettera aperta, ci ha raggiunti non appena atterrato a New York, dove si tratterrà pochi giorni, per poi tornare in Svizzera proprio per essere presente all’incontro con Fenati.

“Una cosa che ci tengo subito a chiarire è il motivo della convocazione di Romano Fenati - ci anticipa il Presidente della FIM - non lo abbiamo chiamato per crocifiggerlo, bensì per ascoltarlo. Il nostro obiettivo, infatti, è fare una analisi oggettiva dei fatti, per prendere poi una decisione. Potrebbe rimanere tutto così, od essere peggiorativa. Ma l’intento è chiudere definitivamente questa storia perché la gogna mediatica alla quale abbiamo assistito sui social non ci è piaciuta. Non è giusta. Probabilmente la data dell'audizione sarà quella di martedì prossimo”.

Rimane il fatto che giudicherete una cosa già giudicata…dai vostri giudici!

“E’ vero, ma la possibilità della Fim di intervenire in ogni momento su qualsiasi giudizio pregresso è stata una norma inserita a suo tempo da Francesco Zerbi quand’egli era Presidente della FIM. E la trovo giusta. E’ la Federazione che deve avere l’ultima parola. E c’è di più. Il panel di giudici durante i Gran Premi ha una sfera di intervento limitato, perché deve decidere in un lasso di tempo molto ristretto. Questa squalifica per due Gran Premi è già la punizione più elevata mai data. E’ evidente che per qualcosa di più, o di diverso, debba essere la stessa FIM ad intervenire. Diciamo che il potere del panel arriva fino ad un certo punto”.

Come Presidente sarà presente all’audizione?

“Tornerò in Svizzera nel fine settimana. Diciamo di sì, sarò presente assieme al giudice monocratico”.

Ha letto la nostra lettera aperta?

“Sì la ho letta”.

Cosa ci dice sul cospargersi il capo di cenere? Sarà questo, nel futuro, il nuovo atteggiamento della FIM? L’intransigenza?

“Sì, questo sarà il nostro futuro atteggiamento e vi confesserò una cosa: quando c’è stato l’incidente fra Marquez e Rossi in Argentina, sono stato contrario alla decisione che poi è stata presa. Io avrei voluto la bandiera nera. E quando mi hanno detto, il risultato è uguale, Marquez non prenderà egualmente punti, io ho replicato: ma il segnale che si da all’esterno è molto diverso! Una bandiera nera, infatti, non significa solo zero punti. Vuol dire che si è commesso un illecito grave”.

Tutto molto chiaro. Qual’è la posizione rispetto al passato, allora? Avrebbe meritato una bandiera nera anche Valentino Rossi a Sepang nell’annoso caso con Marc Marquez, quando rallentandolo ne determinò la caduta? Attenzione: non stiamo parlando del supposto calcio. Probabilmente quello non c’è stato, ma il principio di causa-effetto è incontrovertibile.

“Purtroppo in quella occasione c’era ancora il famigerato sistema a punti. A me quel sistema non piaceva perché deresponsabilizzava i giudici. Allora dissero: Rossi ha già un punto, se ben ricordo preso a Misano, gliene diamo altre tre, va a quattro e parte dal fondo dello schieramento. Questo tipo di ragionamento non assegna le giuste responsabilità. Poi in quella occasione ci fu il ricorso di Valentino al TAS di Losanna, ed a quel punto la FIM non poté fare più nulla. Non potevamo più entrare nel merito. Però il principio di causa-effetto ci stava, anche se Marquez non cadde per un calcio, ma perché Marc è Marc e dopo esser stato portato fuori traiettoria volle comunque accelerare per tirarsi fuori dalla situazione. Abbiamo rivisto mille volte quei filmati”.

Se uno spara fuori dalla finestra a capodanno per sentire ‘bum’ ed il proiettile colpisce qualcuno, è comunque responsabile.

“Certo, corretto”.

 Quindi per il futuro ci dobbiamo aspettare una FIM intransigente, pronta a punire sul nascere qualsiasi comportamento al di fuori delle regole?

“Sì, è così”.

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