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SBK, Petrucci e la Ducati V4: perché ha faticato a Portimao e cosa migliorare

Parla Zambenedetti: “A Danilo non serve una Panigale estrema come quella di Redding, dato che lui si avvicina più a Bautista. Il problema di Petrucci non è la moto, anche se dovremo “allungarla””

SBK: Petrucci e la Ducati V4: perché ha faticato a Portimao e cosa migliorare

Poco prima della partenza per l’Australia abbiamo avuto modo di intercettare Marco Zambenedetti, ovvero il responsabile Ducati del progetto Superbike. Nel paddock in molti lo considerano una sorta di Dall’Igna delle derivate di serie, visto l’impegno portato avanti da tempo da parte dell’ingegnere.

Con lui abbiamo fatto una lunga intervista, che tocca diversi punti e presto la potrete leggere integralmente. Uno dei temi affrontati è stato l’arrivo di Petrucci nel Mondiale Superbike. Dopo il test di Jerez, dove i risultati sono stati incoraggianti, a Portimao il pilota ternano ha faticato a tenere il passo delle concorrenza.

Zambenedetti ci ha quindi voluto spiegare il tutto nel dettaglio, aiutandoci a capire meglio la situazione di Petrux.    

“Innanzitutto bisogna dire che nei test ogni pilota ha un proprio metodo e una propria motivazione, dato che magari qualcuno vuole finire là davanti per vedere il proprio nome impresso sul monitor dei tempi, mentre ad altri questo non interessa – ha esordito Zambenedetti  - quello che posso dire è che la filosofia Ducati è sempre stata quella di offrire un pacchetto allineato per tutti i team in modo da poter mettere ogni pilota nella migliore condizione. Questa è la strada che da sempre seguiamo e su cui abbiamo proseguito durante l’inverno”.  

Marco, a Portimao abbiamo visto Rinaldi e Bautista velocissimi, mentre Axel e Petrucci rincorrere. Cosa puoi dirci, partendo da Axel.
“Probabilmente a Bassani è mancato disputare il test di Jerez, di conseguenza sono arrivati a Portimao con tante cose da provare, spostando quindi il focus dalla prestazione pura al valutare il materiale a disposizione. Io sono comunque certo che presto Axel sarà in lotta con i più veloci, dato che solitamente è un diesel. Lo abbiamo visto anche lo scorso anno”.

Su Petrucci invece?
“Forse c’era un eccesso di aspettativa legato al tempo di adattamento di Danilo alla moto. A mio avviso lui sta faticando non tanto ad adattarsi alla Ducati, ma alle Pirelli. Le gomme sono altamente prestazionali, ma per alcuni piloti hanno un comportamento che faticano ad adattarsi, portando la moto a muoversi molto e togliendo fiducia in alcune fasi di guida. Ecco, penso sia proprio questo  l’aspetto che ha condizionato Danilo e su cui dovremo lavorare per migliorare”.

Eppure a Jerez l’inizio è stato incoraggiante.
“Vero! A Jerez l’ho visto bene Danilo, infatti era soddisfatto. Portimao è un tracciato più complicato a livello di interpretazione, dove ha faticato a trovare la giusta fiducia. Io sono però dell’idea che abbiamo imboccato la strada giusta e l’impostazione corretta con Petrux. A Phillip Island cercheremo quindi di compiere un passo avanti”.

Non serve quindi una Ducati come quella di Scott Redding, visto che le loro dimensioni per certi versi si avvicinano?
“Dico di no. Scott voleva una Ducati estrema con un assetto particolare legato alle sue dimensioni e alle proprie caratteristiche. Per Danilo invece è più adatta una Ducati con parametri classici e nella media, visto tra l’altro quello che è il suo stile di guida e la precedente esperienza maturata nel MotoAmerica. Direi quindi che la moto di Petrucci è più simile a quella di Alvaro rispetto a quella di Redding. Probabilmente in Australia “l’allungheremo” in termini di assetto, dato che lui vorrebbe una maggiore stabilità in sella alla V4”   

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