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MotoGP, Meregalli: "I giapponesi avrebbero dovuto seguire Ducati, non bloccarla"

"Quando hanno iniziato a lavorare sull'aerodinamica, invece di tentare di fermarla avrebbero dovuto seguire la loro strada. Ma oggi le cose sono cambiate, a Misano vedremo i primi sviluppi di Marmorini sul motore. Yamaha crede nella MotoGP"

MotoGP: Meregalli:

Il 2023 non si può certo definire una stagione da ricordare per Yamaha fino a questo momento. La splendida ed equilibrata M1 ha in parte perso la sua magia, colpita ai fianchi da rivali sempre più affamate e determinate. Fabio Quartararo e Franco Morbidelli fanno il possibile, ma i limiti di questo progetto sono sotto gli occhi di tutti e tutti sono consapevoli che qualcosa debba cambiare. Ne abbiamo parlato con Maio Meregalli a Barcellona, affrontando tanti argomenti e scoprendo quanto in realtà le cose siano già cambiate in Yamaha. In un mondo che corre oltre i 300 km/h è difficile chiedere di avere pazienza, ma la realtà è che il vero cambiamento è già avvenuto ed i risultati dello stesso arriveranno presto.

Serve forse solo un ultimo briciolo di pazienza per vederli. Serve soprattutto per Quartararo, che spesso sembra fin troppo frustrato da una situazione oggettivamente difficile da accettare per un pilota riconosciuto da tutti come il miglior talento della sua generazione. 

Vedere sei moto giapponesi in fondo al gruppo venerdì a Barcellona è stato difficile da accettare. Tu cosa hai provato?
"L’approccio e la mentalità diversi tra giapponesi ed europei hanno creato questa situazione. In realtà io penso che noi avessimo già qualche problema da qualche anno, anche quando abbiamo vinto l’ultimo mondiale con Fabio, secondo me siamo stati bravi ad approfittare dei problemi degli altri ad inizio campionato, abbiamo costruito un piccolo margine che poi ci ha permesso di vincere. Però è già da qualche anno che gli altri crescevano e noi non quanto loro. Il modo di fare dei giapponesi, che è molto conservativo, sicuramente ha pagato in passato, per tanto tempo. Adesso non più. Gli europei sono più aggressivi e loro non lo sono ancora, ma stiamo spingendo tanto per cambiare. Abbiamo già cambiato molte cose, ma serve del tempo prima di poter vedere un vero risultato"

Si parla di concessioni per Yamaha e Honda, ma secondo te sareste in grado di sfruttarle al meglio?
"Io sono convinto che se le concessioni dovessero arrivare, le sfrutteremo. Le cose stanno cambiando, Yamaha ultimamente ha dimostrato anche a noi del team che sono davvero determinati. E’ solo una questione di tempo. Se avessimo più opportunità di sviluppare la moto, lo faremmo. Già adesso uno dei limiti ad esempio è il quantitativo di gomme che possiamo usare, dovessimo averne di più, per noi sarebbe senza dubbio un aiuto. In Yamaha vogliono tornare al top, vogliono vincere".

Hai mai temuto che Yamaha potesse ritirarsi?
"Ho sempre saputo che per Yamaha il modo migliore di promuovere il proprio prodotto sono le corse. Non ho mai pensato a quei rumors sul possibile ritiro che a volte si sono sentiti nel paddock. Mi spiace quasi non poter entrare nel dettaglio, ma posso dirti che la reazione di Yamaha in questo momento è tanta roba. Stanno investendo, stanno facendo dei cambiamenti reali. La loro filosofia era sempre quella di fare tutto internamente, mentre adesso si sono aperti da questo punto di vista. Abbiamo iniziato delle collaborazioni con società esterne, una cosa che due nani fa non avrebbero mai fatto. Adesso c’è uno scambio di informazione enorme, tutto viene valutato al meglio. Magari la partenza non sarà facilissima, ma secondo me una volta avviati certi processi andrà tutto avanti per inerzia".

Parli di Marmorini. Vedremo a Misano il 'suo' motore?
"C’è uno scambio di informazioni continuo tra Marmorini ed il Giappone. Nel motore che proveremo a Misano c’è del materiale che è stato sviluppato con lui. E’ il primo step, ho già visto qualcosa e presumo che Fabio possa avvertire una differenza vera. Martedì andrò ad Aragon perché Crutchlow farà uno shakedown e dopo lo proveremo a Misano. Lì avremo anche un prototipo di un telaio 2024, il nuovo motore ed in teoria anche una nuova carena".

Insomma Yamaha sta lavorando tanto. 
"Anche quest’anno in realtà dal Giappone sono arrivate tantissime cose. Magari in passato non era così. Basta pensare all’aerodinamica, in questo ambito hanno lavorato tantissimo. Il problema è che in quest’ambito noi siamo penso cinque o sei anni dietro alla Ducati, perché hanno voluto fare tutto internamente in Yamaha e parte del materiale prodotto in inverno, non l’abbiamo neanche utilizzato".

Ma adesso avete trovato una strada?
"L’ultimo pacchetto portato a Silverstone ha dato qualche risultato. Stiamo pagando quella mancanza di know-how che avevamo nell’aerodinamica. I rivali sono stati lungimiranti ad investire nell’aerodinamica. Prima se ricordi si è cercato non dico di boicottare, ma di arginare queste appendici. Invece magari sarebbe stato meglio iniziare a studiarle subito. I giapponesi hanno cercato di bloccare invece di pensare a studiare anche loro l’aerodinamica. E per questo adesso stiamo pagando questo ritardo, stiamo facendo esperienza sulla nostra pelle".

Pensi che la M1 possa tornare appetibile per un team satellite?
"L’importanza di avere almeno un team satellite è enorme. Adesso il format è cambiato, almeno in FP1 possiamo lavorare un po’ sulla moto. Ma il fatto di non poter confrontare dati è un casino, perché devi fare tutto da solo. Anche se per me il team satellite, inteso come cliente e basta, non significa molto. Serve una squadra che sia una estensione, un po’ come Pramac con Ducati. In questo modo si possono raccogliere molte informazioni, puoi suddividere il lavoro tra due squadre. La nostra intenzione è rendere la M1 appetibile sia per i nostri piloti che per magari un team satellite che vorremmo avere dal 2025".

Adesso che siamo alla fine di questa avventura, puoi spiegare cosa secondo te non ha funzionato con Morbidelli in Yamaha Factory?
"Franco ha trovato la nostra moto ufficiale completamente diversa rispetto a quella che era la sua moto. Ha fatto tanta fatica ad adattarsi, a lui piace una moto più naturale, che gira meglio senza doverla forzare. All’inizio abbiamo cercato davvero di trovare un assetto per cercare di farla curvare come la sua vecchia M1, ma questa è fatta diversamente ed aveva perso questa caratteristica, migliorando però la frenata ed il motore. Anche Fabio preferisce una moto facile da far curvare, ma lui si è lamentato di meno perché secondo me è più dinamico in sella, si muove di più. Mentre Franco è più statico in moto, più seduto e fermo. Forse per questo Franco lo avverte di più. Alla fine i tempi si sono allineati, però ha fatto tanta fatica in questa".

Strano che cambiando così poco ci siano stati tanti problemi per lui. 
"Purtroppo anche in passato abbiamo visto che la finestra di utilizzo della nostra moto è molto ristretta. Quindi capita che provi una cosa che su una pista funziona, ma poi vai altrove e non va. Quindi torni indietro e così via. Diventa una sorta di circolo vizioso, ma alla fine sei sempre lì, è come non andare avanti e questo succede da due anni e mezzo. La base della moto funziona bene, ma in una condizione ad esempio di poco grip, noi soffriamo troppo. Con Franco abbiamo perso davvero tantissimo tempo, abbiamo cercato in tutti i modi di venirgli incontro. Ma alla fine ci siamo resi conto che era lui a doversi adattare, perché la moto richiedeva altro".

A Misano proverà le novità?
"Proverà tutto tranne il motore nuovo. Il telaio lo proverà e se gli piacerà lo potrà utilizzare fino a fine anno. Tutto quello che è pensato per il 2023 lo potrà usare, mentre le cose dedicate al 2024 no. Ma è sempre stato così per Yamaha, anche con Lorenzo quando firmò per Ducati ad inizio 2016. Fece tutta la stagione con noi ma fino alla fine ha sempre ricevuto tutti gli aggiornamenti dell'anno in corso".

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